Classe 1943, Alessandro Travaglia è uno dei musicisti che ha attraversato sempre con grande entusiasmo la scena trentina e non solo. Dagli anni ‘60 con la band di Amorino e i suoi pianeti al terzo millennio con la sua attività da cantautore legata anche ai The Planets, Alessandro Travaglia ha sempre puntato sulla melodia. Trentino Mese gli ha fatto visita nella sua casa a Pomarolo in Vallagarina dove si trova anche il suo studio di composizione e registrazione.
Alessandro Travaglia da dove nasce la sua passione per la musica?
Diciamo che tutto è iniziato quando ero ragazzino, quando ascoltavo il clarinetto di mio padre Albino nell’arma dei Carabinieri e rimasi colpito da quello strumento. Poco dopo chiesi a mia madre Giuseppina di poter avere una fisarmonica. Fui accontentato ed incominciai a prendere lezioni ed ecco iniziare il mio percorso di musicista. Dopo alcuni anni invitai mio fratello Amorino a suonare la chitarra: incitato da me si mise anche lui a prendere le prime lezioni scoprendo che la sua forza era il canto.
In che anni ha iniziato allora a suonare nella sua prima band?
Correva l’anno 1960 assieme ad Amorino incominciammo le prime serate vincendo il concorso per voci emergenti “Microfono d’Argento”.
Il suo nome si lega appunto alla band “Amorino e i Pianeti”?
Il nostro primo ingaggio è stato al Moulin Rouge di Riva del Garda con “Amorino e i Pianeti” poi negli anni successivi Conca D’Oro di Torbole, Spiaggia degli Ulivi a Riva del Garda, l’importante partecipazione alle finale del festival di Ariccia con Teddy Reno nel 1967, Lido di Levico e Pravert con i mitici Nomadi, Layadira di Moena con il clan Celentano, taverna Ferrari di Madonna di Campiglio. Insomma tanti bei ricordi.
Che musica suonavate e come vi accoglieva il pubblico nel live?
Suonavamo brani dei mitici anni ‘60 con le cover di artisti come Beatles, Nomadi, Dik Dik ed il pubblico attendeva sempre con molto affetto le nostre serate. Ci accoglieva con tanto entusiasmo anche perchè sentiva l’affiatamento del gruppo impostato principalmente sulla voce di Amorino e dei fantastici musicisti che ci accompagnavano. Vorrei ricordare Enrico Giordani al sax, Roberto Cavaglieri al basso, Mariano Benaglio alla batteria, Tino Vecli fisarmonica, Sandro Daicampi alla batteria, Enzo Ciech batteria ed Emanuele Lautern tromba. Il gruppo si sciolse nell’ultimo concerto con i “Nuovi Angeli” ai Giardini Milano di Rovereto davanti ad oltre ventimila persone nel 1974.
Quando la scelta, seppur accompagnato da altri musicisti, da porsi come cantautore e artista solista?
Il gruppo con mio fratello si sciolse per la sua decisione di partire per l’Australia, da qui la mia scelta di formare una nuova band “Le emozioni possessive”. Poi ho voluto intraprendere la mia carriera da solista quando i gruppi non andavano più di moda così incominciai a girare nei piani bar e nei ristoranti più esclusivi di tutt’Italia dove ebbi, ad esempio, la possibilità a Punta Ala di conoscere alcuni nomi importanti della discografia italiana come Carlo Alberto Rossi e Giancarlo Bigazzi. Così ho cominciato a scrivere i primi miei brani inediti.
Quali sono i suoi punti di riferimento musicali, le sue aspirazioni di ieri e di oggi?
Ho sempre voluto cercare di mantenere la classe in ogni mia esecuzione sia nel canto che nel pianoforte registrando tutte le mie serate in modo da capire dove si poteva migliorare. La mia ispirazione parte ascoltando i grandi nomi della musica italiana come Battisti, la Pfm, De Gregori, e negli ultimi anni Zucchero e Vasco, mentre nella musica internazionale ho sempre ascoltato Lionel Richie, Michael Jackson e Stevie Wonder. Le mie scelte sono quelle di scrivere dei brani in grado di evidenziare nella musica e nelle parole il fascino e la durata nel tempo.
Dove compone i suoi brani?
Nel mio studio, scrivendo nella maggioranza dei casi prima la musica e poi i testi. Qualche volta mi sveglio di notte e se arriva un’idea inizio a comporre e rimango sveglio tutta la notte. Sono molto esigente nel correggere e rivedere la parte musicale di una canzone e spesso mi confronto con mia figlia Sabrina e con i miei collaboratori per quanto riguarda le parole.
Quant’è cambiata la musica di oggi rispetto a quella degli anni 60/70?
È una domanda difficile perché la musica degli anni 60/70 era pura poesia, arte e melodia mentre oggi sono cambiati i tempi e ci si deve adeguare a quello che chiede il mercato. Sono cambiate le sonorizzazioni e la ricerca dei suoni. Non si comprano più dischi ma viene tutto, o quasi, scaricato dalle piattaforme. È davvero tutto un’altro modo di ascoltare ed usufruire della musica.
Veniamo al suo ultimo singolo, “Days of Light”…
È un brano molto moderno con ritmi elettronici adatto al tempo attuale. È lo sviluppo di suoni modernissimi elettronici in evoluzione. La parte del sax solista chiude il brano con la speranza di giorni di luce in questa triste pandemia.
Quali sono i musicisti che hanno maggiormente segnato la sua vita a livello di collaborazioni?
Su tutti mia figlia Sabrina che ha collaborato anche nell’ultimo singolo. Con le sue doti musicali lei mi ha permesso di rimanere sempre aggiornato in questi ultimi trent’anni mentre il sax di Antonio Fedeli aggiunge al The Planets il suo fascino.
Oltre la musica quali passioni ci sono nella vita di Alessandro Travaglia?
Una delle mie grandi passioni è legata alla Formula Uno. Da qui è nato il mio brano “Pole Position” che ho dedicato alla Ferrari ed al suo team.
Quali i suoi progetti per questo 2021?
In primis, la speranza di uscire da questo terribile momento e ritornare gradualmente alla mia normalità con la ripresa delle serate live. Poi ci sono altri brani nel cassetto da far uscire poco alla volta che formeranno, mi auguro, un nuovo disco… ■