Al Muse si ascolta “la voce degli alberi”

Il filo conduttore della programmazione 2021 del MUSE sono le foreste. Un filone, quello che mette al centro il nostro rapporto con i giganti del regno vegetale, che sottolinea l’urgenza alla transizione ecologica, la necessità di scelte in equilibrio con la diversità, la complessità, l’alterità della vita. 

Dalla mostra temporanea “Tree Time – Arte e scienza per una nuova alleanza con la natura”, inaugurata lo scorso 30 ottobre a due anni dalla tempesta Vaia, agli scatti di Maurizio Galimberti in “Forest Frame – La foresta tra sogno e realtà”, allestita a Palazzo delle Albere, passando per il bosco urbano di “Trees Falling in Love”, la nuova installazione artistico-vegetale che fino al 31 maggio illuminerà il giardino del MUSE. Un viaggio multisensoriale che, intrecciando arte e scienza, ci invita a costruire al più presto una nuova visione, gestione e cura di alberi, boschi e foreste, i nostri più preziosi alleati per il mantenimento degli equilibri climatici e atmosferici del pianeta. 

Foreste urbane da ascoltare e viaggi incantati, installazioni verdi e scatti d’autore, identità e sostenibilità, incroci tra saperi antichi e linguaggi contemporanei. È suggestivo l’incontro tra arte e foresta al MUSE grazie a tre nuovi exhibit che indagano e raccontano la nostra relazione con gli ecosistemi vegetali. 

Inaugurata lo scorso 30 ottobre, a due anni dalla tempesta Vaia, e subito chiusa nel rispetto delle disposizioni ministeriali, la mostra temporanea “Tree Time – Arte e scienza per una nuova alleanza con la natura”, nata dalla collaborazione tra Museo Nazionale della Montagna di Torino e Museo delle Scienze di Trento, dà voce alla sensibilità di 20 artisti nazionali e internazionali che riflettono sul valore e la necessità di cura di alberi e foreste grazie ai linguaggi dell’arte contemporanea e approfondimenti storico-scientifici.

“Diamo il via a questa nuova avventura con il Museo Nazionale della Montagna. Una collaborazione – introduce il direttore del MUSE Michele Lanzinger – che ci permette di riaffermare e affinare un nuovo impegno, una visione, un modo diverso di fare dei nostri musei: mi piace figurarmi Tree Time come una danza, un modo corale di unire assieme i temi della natura, della vegetazione, della conversione ecologica, in uno spazio dove il rapporto tra conoscenza scientifica e sensibilità artistica permette di creare una dimensione empatica. Le piante sono il vero motore della vita, hanno molto da insegnarci. Incarnano un modello molto più resistente di quello animale, la loro costruzione modulare è la quintessenza della modernità. Ci parlano di autonomia energetica e di architetture cooperative capaci di resistere a ripetuti eventi catastrofici, di adattarsi. La loro via può darci punti di vista alternativi a cui guardare, specie in tempi come questi in cui la nostra attitudine è alla ricerca di soluzioni innovative”. ν

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