Albert e Maria, l’amore in 865 lettere

Albert Camus e Maria Casarès

A un secolo dalla nascita di Albert Camus, il 7 novembre 1913, Gallimard ha pubblicato la corrispondenza, finora segreta, tra lui e l’attrice Maria Casarès: 865 lettere, dall’inizio della loro storia nel 1944, fino alla fine.

I due s’incontrarono il 19 marzo 1944, in una Parigi ancora occupata dai nazisti, a casa dello scrittore Michel Leiris. Camus sceglierà poi quella donna bruna e magra, dallo sguardo incandescente e la voce rauca, per interpretare Marta ne “Il malinteso”, suo testo teatrale. Al termine di una serata a casa di Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Maria e Albert trascorreranno la loro prima notte d’amore: era la stessa dello sbarco in Normandia, tra il 5 e il 6 giugno. Lui aveva trent’anni, lei 21. Lo scrittore viveva da solo a Parigi, mentre la moglie, Francine, pianista e matematica, era rimasta in Algeria, a causa della guerra. Ma da lì a poco lo raggiungerà. Camus non sapeva scegliere. E poi nel 1945 nasceranno i due gemelli della coppia: Maria lo lascerà. Ma quattro anni dopo, ancora un 6 giugno, i due s’incontreranno per caso.

La passione riprenderà il sopravvento, ormai per sempre. Albert, comunque, non abbandonerà mai la moglie, pur lamentandosi delle sue depressioni nelle lettere a Maria: provava tenerezza (un altro tipo di amore?) per Francine.

«Le loro lettere – scrive la figlia di Camus nell’introduzione all’epistolario – fanno sì che la terra sia più vasta, lo spazio più luminoso e l’aria più leggera semplicemente perché loro due sono esistiti».

La coscienza ed il torpore

Bertolt Brecht ha rappresentato l’intellettuale che ha piena coscienza dell’ingiustizia e della disumanità del proprio tempo. La poesia del drammaturgo tedesco è quindi un grido di denuncia, una protesta sociale, un’opera che si propone di scuotere la coscienza dell’uomo dal suo torpore. L’inno per l’Umanità di Brecht si caratterizza per il lessico scarno, il ritmo serrato, la sintassi concisa, le metafore che rafforzano la tensione emotiva del testo. I versi sono essenziali, diretti, spesso ridotti all’osso. Le sue parole non ammettono repliche e raccontano il tragico ripetersi della Storia, anche nell’attualità.

Bertolt Brecht nasce ad Augusta nel 1898, figlio di un dirigente d’azienda. Si trasferisce a Monaco e poi a Berlino, lavorando per il teatro insieme al regista Erwin Piscator e al musicista Kurt Weil. Tra i suoi amici, Walter Benjamin. Legato al partito comunista, all’avvento del nazismo lascia la Germania e si stabilisce in Danimarca, poi negli Stati Uniti. Viene inquisito dal Comitato per le attività antiamericane durante la «caccia alle streghe», torna in Europa nel 1948 e fonda la compagnia Berliner Ensemble a Berlino Est, dove vive fino alla morte, nel 1956.

Generale, il tuo carro armato
Generale, il tuo carro armato è una macchina potente
spiana un bosco e sfracella cento uomini.
Ma ha un difetto:
ha bisogno di un carrista.
Generale, il tuo bombardiere è potente.
Vola più rapido d’una tempesta e porta più
di un elefante.

Ma ha un difetto:
ha bisogno di un meccanico.
Generale, l’uomo fa di tutto.
Può volare e può uccidere.
Ma ha un difetto:
può pensare.
(Traduzione di Roberto Fertonani, in B. Brecht, Opere, Mondadori, 1970)

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Mariavittoria Keller

Ha un’innata passione per la scrittura che cerca di declinare sia dal punto di vista professionale (ideazione di testi promozionali, contenuti web, corsi creativi) che artistico (performance mulltimediali, esposizioni, reading…) conciliandola con tutto ciò che è espressione dell’animo umano. Non ama parlare di sé se non attraverso quello che scrive: “Mi sono sempre descritta come una persona fragile. Timida, silenziosa, sognatrice. Un'osservatrice attenta della realtà e una appassionata visitatrice di sogni. Scrivo per provare a fermare in un attimo le emozioni, per riviverle, per regalarle a chi avrà la cura di dedicarci uno sguardo. Perchè credo fortemente che il valore delle cose sia svelato nei dettagli e nel tempo che sappiamo concedere. Così mi incaglio spesso nei giorni, troppo veloci e spesso disattenti verso chi preferisce stare in disparte. Amo la natura selvaggia, libera, perchè sento di esserlo anch'io. Gusto le cose semplici, che sorridono, che condivido con poche, pochissime preziose persone. Credo nell'Amore come sentimento Universale, anche se ho ancora qualche difficoltà con il sentimento, quando mi guarda. Amo il raccoglimento, la lettura e la musica, non ho paura della solitudine quando non è imposta, ma è una scelta. Vivo imparando, non dimenticando che la felicità è negli occhi di chi guarda”. Info: vikyx79@gmail.com