“Sono nata il ventuno a primavera/ma non sapevo che nascere folle,/aprire le zolle/potesse scatenar tempesta” aveva scritto ricordando la sua nascita, il 21 marzo del 1931 a Milano. E in quel 21 a primavera si celebrano dal 1999 i poeti con ‘La Giornata Mondiale della Poesia’ dell’Unesco. Una ricorrenza che, al tempo della pandemia, rende omaggio alla poetessa, a 90 anni dalla sua nascita, riaprendo virtualmente, con una nuova gestione, ‘Casa delle Arti- Spazio Alda Merini’ a Milano che le ha dedicato il ponte sui Navigli. I suoi versi risuoneranno nel video, online sulle pagine Facebook e Instagram di Spazio Alda Merini, nella performance ‘Il sogno canta su una corda sola’ con 21 donne, tra cui anche ex detenute, collegate dal filo di un immaginario telefono ideato dall’artista Andrea Bianconi, su progetto di Casa Testori e in tante maratone poetiche per la Giornata Mondiale della Poesia tra cui ’88 poetesse per cambiare il mondo’ della piattaforma Hypercritic con la Scuola Holden, dal 15 al 21 marzo.
Proposta nel 1996 per il Premio Nobel per la Letteratura dall’Academie Francaise con una catena di adesioni che è continuata fino alla morte, segnata dall’esperienza del manicomio tra gli anni Sessanta e Settanta, la Merini, morta il 1 novembre 2009, aveva cominciato giovanissima, a 16 anni, a comporre le prime poesie semplici, lineari, di pochi versi, incontrando subito il favore dei lettori. A sottoporre le sue prime liriche ad Angelo Romanò che le fece leggere a quello che è giustamente considerato il suo scopritore, il critico letterario Giacinto Spagnoletti, fu Silvana Rovelli, cugina di Ada Negri. La prima raccolta della Merini, ‘La presenza di Orfeo’ , pubblica da Schwarz nel 1953, è stata subito un successo di pubblico e critica. In quegli anni la Merini aveva già incontrato anche Giorgio Manganelli, al quale è stata legata fino alla fine da una forte amicizia. Con la sua collana di perle sempre al collo e l’immancabile sigaretta celebrata anche in alcuni versi di ‘Ballate non pagate’ : “Apro la sigaretta/come fosse una foglia di tabacco/ e aspiro avidamente/ l’assenza della tua vita./E’ così bello sentirti fuori,/desideroso di vedermi/e non mai ascoltato/Sono crudele, lo so,/ ma il gergo dei poeti è questo:/un lungo silenzio acceso/dopo un lunghissimo bacio.” , la Merini ha trasmesso con la sua poesia una forza emotiva che parla a tutti.
Dal 1955 al 1962 sono state pubblicate altre quattro raccolte riunite da Scheiwiller nel 1993 nel libro ‘La presenza di Orfeo’ . Poi, dal ricovero al manicomio Paolo Pini nel 1965, dal quale uscirà solo nel ’72 a parte brevi periodi a casa, sono seguiti vent’anni di silenzio. Fino al ritorno nel 1984 con ‘La Terra Santa’ considerato il suo capolavoro con cui vinse il Premio Librex-Guggenheim ‘Eugenio Montale’ per la Poesia e una serie di nuove raccolte tra cui ‘Fiore di poesia’. Nel 1986 ha preso il via anche la sua produzione in prosa con ‘L’altra verità. Diario di una diversa’ poi ripubblicato da Rizzoli in un’edizione ampliata nel 1997 e riproposto con due poesie inedite.
Dell’esperienza dell’internamento in manicomio dove fu fondamentale l’incontro con lo psichiatra Enzo Gabrici come mostra ‘Lettere al dottor G’ (Frassinelli), aveva raccontato in un affollato incontro al Festival Letteratura di Mantova nel 2008 che ”l’unico libro che c’era era il Fracchia di Fantozzi che so a memoria”. Poi aveva detto ai ragazzi ”siamo sull’orlo del fallimento” e consigliato ”di parlare poco, come mio padre che dava l’esempio invece delle parole. Bisogna lottare per la giustizia, contro la violenza”. E a proposito della follia aveva detto parole che suonano profetiche oggi: “uno impazzisce nel modo più idoneo per lui, per non dire l’altra verità, la sua verità. La poesia è un modo di farsi una nicchia personale in cui si aspetta il vero miracolo di salvezza”.
Famosi anche i suoi ‘Aforismi e magie’ raccolti da Rizzoli con i disegni di Alberto Casiraghi, l’editore delle Edizioni Pulcinoelefante, grande amico della poetessa, che a sua volta ne ha pubblicati molti in piccoli preziosi libricini numerati. “La pistola/ che ho puntato alla tempia/ si chiama Poesia./ Il sogno canta /su una corda sola./Non sono una donna/addomesticabile.” scriveva in uno di questi.
Vincitrice di numerosi premi tra cui il Viareggio, il Procida-Elsa Morante e nel 1999 il Premio della Presidenza del Consiglio dei Ministri per la poesia, la Merini è stata anche una grande figura mediatica, più volte ospite al Maurizio Costanzo Show e negli ultimi anni protagonista di una serie di apparizioni teatrali. La sua vita è stata raccontata nel documentario ‘Alda Merini. Una donna sul palcoscenico’ di Cosimo Damiano Damato, presentato alla mostra del Cinema di Venezia nel 2009 e i libri e biografie dedicate alla poetessa, tra cui ‘Alda Merini. L’eroina del caos’ (Cairo) di Annarita Briganti, si sono moltiplicati negli anni e hanno fatto capire in modo profondo anche quanto i suoi versi abbiamo dato voce alle donne, soprattutto a quelle considerate diverse.