
Ciao Marlene,
che consiglio daresti a te stessa 25enne?
Mi è arrivata questa domanda:
breve, non firmata e intrigante.
Mi ha sorpreso e incuriosito, pertanto scelgo di rispondere. M.
La giovinezza ha decisamente molti pregi, ma se mi guardo indietro colgo inevitabilmente anche i limiti e i difetti di un periodo in cui le speranze e le ambizioni si scontrano con un carattere in formazione. In quegli anni ero chiusa in me stessa, mi guardavo intorno cercando di capire dove fosse il mio posto. Questa esigenza però mi metteva in difficoltà, perché sentivo che non potevo adattarmi a qualunque cosa, volevo proprio trovare lo spazio giusto per poter prima conoscermi e poi esprimermi. Inevitabilmente, quindi, ho attraversato molta solitudine, ero una spettatrice curiosa, ma poco attratta dal partecipare attivamente alla vita. Non è stato un tempo vuoto o sprecato, piuttosto un modo riservato di acquisire informazioni, da elaborare e su cui riflettere. Ho sempre amato molto leggere e in quegli anni i libri mi hanno permesso di visitare mondi diversi, facendomi viaggiare anche stando ferma e nutrendo interessi e passioni. Ho definito meglio ciò che mi sarebbe piaciuto e cosa invece non avrei sopportato. Diciamo che ho seminato molto, abbozzando pezzo per pezzo ciò che poi sarei diventata.
Credo che la me 25enne non avrebbe accettato un consiglio così, a cuor leggero. Pertanto credo che quello che potrei dirle sarebbe semplicemente di non temere. Non temere di dover essere “giusta”, non temere di sbagliare manifestando la propria originalità. Non temere di sorridere nei momenti gioiosi, ma non temere nemmeno di versare qualche lacrima. Non aver paura di ferire ed essere ferita, purtroppo è inevitabile che ciò avvenga. Direi a me stessa di provare a comprendere e accudire il dolore. Anche se non lo potrà contrastare.
E forse le direi anche di abbracciare più spesso mamma e papà, garantendole che ci sarà un tempo in cui quel legame la farà sentire profondamente amata…
O forse, se davvero potessi incontrarmi in un’altra età, mi direi solamente di accettare di vivere, senza scappatoie o indicazioni. Alla fine il bello sta proprio nel non sapere che cosa accadrà, nel bene e nel male, e trovare lungo la strada il coraggio per andare sempre avanti.