
Londra, 9 dicembre 2010, Ellen Wood partecipa a una manifestazione contro l’aumento delle tasse universitarie. Non è il suo corpo a fare colpo, ma il suo abbigliamento. Si intuisce che è lì per qualcosa che non riguarda solo il futuro della sua istruzione. Lei, novella Giovanna d’Arco, con la maglietta degli Smiths, simbolo di un’epoca che raccontava di un vuoto. Quel vuoto ora è più presente che mai.
“Hatful of Hollow” presenzia solenne a questo tableau vivant. Il grido silenzioso di una generazione che ha visto troppo e ha capito poco. Nel 1984, la musica degli Smiths parlava di una malinconia che ora sembra un riflesso dell’oggi. Eppure, proprio in quella T-shirt, la musica ritorna. Ritorna quando tutto sembra sprofondare nel nulla, eppure la sua presenza, la sua semplice affermazione, è di una potenza che nessuna app, nessuna protesta digitale può replicare.
Morrissey e Marr non sono mai stati solo musicisti, ma testimoni di un sentimento antico, lo stesso che ora esplode in piazza. C’è un avvertenza sottotraccia nei loro testi: il pericolo che l’ottimismo ci invada troppo a lungo. Ellen non è la sola. Non è un caso isolato, ma è una sintesi di un tempo in cui il vero potere non risiede più nella visibilità. Ed è una cosa non facile da comprendere nel 2010. Non facile per una generazione che non si lascia intimidire dalle forze visibili. Ellen sale sulle barricate e gli Smiths sono la sua sola armatura. Provvidenziale lo scatto di Oli Scarff ha saputo cogliere la tensione, la contraddizione e il simbolismo di un momento storico che, forse, non è mai stato raccontato in modo così potente.