Alluvioni a catinelle? Meglio anticipare. Parola di “Life F.R.A.N.C.A.”

Uno dei problemi maggiori per il territorio italiano, data la sua conformazione, è quello idrogeologico: nel nostro paese ben 7 milioni di persone vivono infatti in un luogo a rischio di alluvioni e frane, e il 15% di strutture ospedaliere e scolastiche, si trova proprio costruito in luoghi dove è presente un simile pericolo. Anche il nostro Trentino è particolarmente a rischio, per via delle sue caratteristiche geomorfologiche, climatiche, dei numerosi torrenti montani e i grandi fiumi che scorrono in fondovalle, oltre a una crescente urbanizzazione, che sta consumando, anche da noi, sempre più suolo. Negli ultimi anni, infatti, nel nostro territorio si è assistito a un numero crescente di precipitazioni molto intense e sempre più spesso concentrate in brevi periodi di tempo, aumentando dunque il pericolo di frane ed episodi di esondazione. Basti pensare che solo nell’estate 2017 si sono verificate ben 26 alluvioni. È solo un’ennesima conseguenza, purtroppo, del riscaldamento globale, al quale dobbiamo adattarci, trovando, per forza di cose, delle strategie di mitigazione, e puntando sull’informazione, l’educazione e la prevenzione. Proprio a questo scopo è nato Life Franca, acronimo di Flood Risk Anticipation and Communication in the Alps (Anticipazione e comunicazione del rischio alluvionale nelle Alpi), un progetto coordinato dal professore universitario Roberto Poli, avviato il 1 luglio 2016 e concluso il 31 dicembre 2019. Un’iniziativa pilota, con l’obiettivo, appunto, di diffondere una maggiore consapevolezza in merito ai rischi idrogeologici e preparare anche la cittadinanza – amministratori, tecnici, ma anche cittadini di oggi e di domani – a conoscere, anticipare e gestire situazioni di alluvione.

Come si è svolto? Sono state scelte 3 aree, delle quali monitorare il rischio alluvionale: la città di Trento, attraversata dal fiume Adige e dal torrente Fersina, Borgo Valsugana, bagnata dal Brenta, e il bacino del Sarca in Val Rendena. Il monitoraggio e la raccolta dati di queste tre zone ha portato a sviluppare una serie di azioni concrete, tra cui l’elaborazione di scenari per valutare l’impatto di possibili alluvioni e dei focus group che hanno coinvolto i cittadini in esercitazioni preparatorie. È stato poi creato un portale di riferimento, per diffondere informazioni a riguardo e monitorare la situazione idrogeologica del territorio, dove anche i cittadini possono fare segnalazioni, nel caso notassero delle anomalie: https://bacinimontani.provincia.tn.it/Fai-una-segnalazione. Inoltre, sono state organizzate occasioni di formazione professionale per tecnici, amministratori, giornalisti e docenti, ma anche per i bambini delle scuole, attraverso laboratori educativi sulla conoscenza del pericolo alluvionale, la sua gestione e gli strumenti di prevenzione e difesa, anche attraverso lo sviluppo di strumenti tecnologici. Altre occasioni informative sono state rivolte, più in generale rivolte alla cittadinanza, come i Science Café, una serie di appuntamenti a tema scientifico che si sono tenuti al Muse, mostre itineranti, visite guidate, incontri e conferenze. Per la sua utilità, Life Franca è stato selezionato tra i 15 candidati per il Life Awards 2021, e potrà essere esteso ad altre regioni. E sarebbe davvero auspicabile che si moltiplicassero simili progetti, in grado di coinvolgere anche la cittadinanza in questioni solitamente riservate alle competenze dei tecnici, cercando di far capire che tutti dobbiamo essere consapevoli degli effetti del cambiamento climatico, del quale dopotutto tutti siamo responsabili. E tutti dobbiamo essere quindi necessariamente preparati per saper affrontare anche situazioni pericolose come le alluvioni, con cui volenti o nolenti, ci troveremo sempre più a fare i conti. 

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.