Arrigo Pisoni: a cavallo di due secoli, della vigna e del legno

 
Arrivi a Pergolese, paese nei pressi delle Sarche, all’inizio della Valle dei laghi, ed entri nell’azienda Pisoni, famosa per i suoi vini, gli spumanti e le sue grappe (tutti pluripremiati) e, da pochi anni, anche per l’olio del Garda. Nel cortile del secolare edificio, un piccolo museo di attrezzi di rame per la distillazione della grappa (alambicchi, caldaie…). Varchi il portone d’entrata incorniciato da un arco di pietra nella cui chiave di volta è incisa la data del 1852, e nell’atrio chiuso dall’altro portone che introduce alle cantine ti danno il benvenuto le prime sculture di Arrigo Pisoni, il patriarca dell’azienda. Lui è un ”giovanotto” di 88 anni, minuscolo, un po’ claudicante, ma attivissimo, una fucina di idee e di interessi che sorprenderebbe anche in un uomo con una cinquantina di anni in meno.

(Foto: Tiziano Cristofoli)

Osserviamo le sculture lignee nell’atrio. Due sono dei bassorilievi che scolpiscono personaggi di famiglia: la nonna Angela Pisoni, sposata Poli, raffigurata da giovane con grappoli d’uva e una cesta di pesche. L’altro, in legno di cirmolo (2001) che raffigurano gli otto nipotini di Arrigo, come una vivacissima sfilata di putti. Ai lati del portone che chiude le cantine, a grandezza naturale due statue tra le più antiche che Arrigo abbia scolpito: un giovane Bacco, con dei grappoli d’uva come grandi orecchini e una coppa con cui brinda. E una madre con bambino. Sono due sculture di gusto molto diverso: la prima, elegante, classicheggiante; la seconda, Madre di colore, regge sul capo un’anfora, un’altra la stringe con la destra, mentre con la sinistra regge un bambino aggrappato al suo seno nudo. Nonostante il peso delle anfore e del bambino la donna appare sorridente: è chiaramente una donna di colore, con l’espressionismo della scultura africana, che lo scultore dimostra di avere studiato. Sono due statue lignee di buona fattura, scolpite da un uomo di settant’anni, vergine di esperienze.

Al saldatore

Entrati nella cantina un grande altorilievo in cui Arrigo, con notevole bravura, ha scolpito a grandezza naturale suo padre e suo zio in divisa austroungarica, che si incontrano in Galizia. È arrivato forzatamente tardi alla scultura quest’uomo eccezionale, in precedenza totalmente dedito alla famiglia e all’azienda.

Da ragazzo era bravo in disegno, ma le sue passioni erano la meccanica e la falegnameria. Nel legno fabbricava per sua madre tabièi, ovvero taglieri, guìndoi, ossia arcolai per svolgere le matasse. E per sé e i suoi fratellini, giocattoli: carrettini, cavalòti, cavalli a dondolo… Quando i suoi coetanei erano da anni a godersi la pensione, il nostro eroe avvertì con forza il richiamo della passione artistica, riuscendo finalmente a strappare il tempo per scolpire.

È il 1998 e, seguendo l’esempio di sua sorella Giulia, si iscrive ad Arco ai corsi delle “Arti Visive”, diretti dal professor Renato Ischia, scultore tra i più originali della sua generazione, che ha studiato e operato a Parigi per tredici anni. Fino a quel momento, Pisoni ha realizzato solo una piccola scultura, e per niente originale: è un angioletto suonatore di clarino, del genere delle ceramiche Thun. Ma negli anni seguenti, addestrato da Ischia, (nel 2001, 2002, 2006) realizza otto teste di bimbo in terracotta di apprezzabile naturalismo e tecnica. Le teste sono quelle dei suoi nipotini (lui, con la moglie Bianca, scomparsa sette anni fa, ha avuto quattro figli maschi: quella dei Pisoni è una famiglia unitissima, dove tutti lavorano in azienda…). Arrigo frequenta i corsi di Ischia per dieci anni, rubando le ore il dopocena per scendere ad Arco. Poi passa ai corsi nel Tennese, condotti da Mario Ricci, un maestro certamente meno famoso di Ischia, ma in cambio con un carattere un po’ meno spigoloso… Sotto la direzione di Ischia, oltre le terrecotte di bimbi continua l’esplorazione del mondo dei ragazzi. Nel 2005, realizza un lavoro dal titolo Martin pensatore, sviluppando un piccolo bozzetto in terracotta dell’anno precedente. Quest’ultima è una scultura in legno alta 80 centimetri, in cui un ragazzo sta seduto coi gomiti appoggiati alle ginocchia, in atteggiamento pensoso. Altro appartenente al mondo infantile è il Ragazzo con la farfalla, che solleva la testa come a cercare da dove è arrivata la farfalla che gli si è posata sulla fronte: una scultura plasticamente interessante per il suo movimento di torsione, originale nella sua cordialità. Il bambino che a cavalluccio si unisce all’adulto, suo padre, è una scultura del 2010, (quando Arrigo era passato alla “scuderia” di Ricci,) in legno di cedro Deodara, un legno facile da lavorare e da reperire nei parchi, nei giardini e nelle piazze, una scultura lasciata volutamene grezza. Dello stesso anno è un lavoro a mio avviso eccezionale, dal titolo Maternità: raffigura una donna dai lunghi capelli, con le mani appoggiate sul ventre gravido, gonfio e teso. È una scultura di chiara suggestione africana, potentemente espressionista. Un vero peccato che Arrigo non abbia in seguito continuato a scavare su questo filone, non abbia trovato un critico d’arte che lo abbia incoraggiato a farlo. Infine una scultura abbastanza recente, del 2017, dal titolo Questa è la vita: un’opera che si potrebbe definire astratta/figurativa. Astratta perché ha la forma di un parallelepipedo; figurativa perché su ognuna delle quattro facce Arrigo ha scolpito due bassorilievi quadrati o: complessivamente otto riquadri che narrano le storie della Genesi. È un’opera che piace molto anche ai bambini, che si bevono le storie della creazione del mondo e si divertono all’ultimo riquadro, dove appare Iddio, un vecchio barbuto sdraiato che finalmente si riposa, come se fosse su un prato o sulla spiaggia del mare…

1993. Giuliano, Arrigo, Luca, Bianca, Stefano ed Elio
1936. Giulio e Oreste

Oltre 150 anni di storia

Risale al 1852 la prima significativa indicazione della presenza della famiglia Pisoni nella Piana del Sarca. La data appare sull’arco di pietra del portone di ingresso della casa agricola a Masi di Calavino, poi ribattezzati Pergolese. La famiglia Pisoni è sempre vissuta all’insegna di una grande unità famigliare e della fedeltà all’Istituto Agrario di San Michele all’Adige, frequentato da cinque generazioni. La quarta generazione dei Pisoni, formata da Gino, Arrigo e Vittorio ha dato un grande apporto allo sviluppo dell’Azienda, realizzando nuovi impianti, portando i vigneti pregiati a una quindicina di ettari, con la produzione di vini rossi e bianchi, di spumanti, Vino Santo, Grappe e – negli ultimi anni – di olio del Garda. Nella quarta generazione, l’attuale, operano, Marco, Stefano, Elio, Giuliano, Andrea e Francesco, tutti diplomati o laureati. Nel 2004 viene inaugurata a Pergolese la nuova distilleria all’avanguardia, una delle due più importanti del Trentino. I vini fermi, gli spumanti e le grappe Pisoni sono stati molte volte premiati in campo nazionale dalle più importanti organizzazioni di settore.

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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.