Arturo Schwarz e le pulsioni dell’Anima

Il mondo accanto è una raccolta di poesie di Arturo Schwarz edita nel 2006. La sua produzione poetica è poco nota al grande pubblico nonostante abbia pubblicato oltre cinquanta raccolte nel corso della sua lunga vita. Il pubblico lo conosce invece come il coniatore della frase «L’arte ci aiuterà a salvare il mondo» – e già questa la dice lunga sulla sua filosofia di vita, rimarcando la frase di Majakovskij che «l’arte è un martello per colpire la società» – ovvero come l’eclettico critico, gallerista, trotskista, cabalista, dadaista, surrealista, alchimista, ecc. Se n’è andato in silenzio, un silenzio ricco di armoniose musiche e di lettere infuocate, alla fine di giugno, all’età di 97 anni. L’arte e la cultura perdono un grande personaggio, non solo perché ha svolto una funzione fondamentale per far conoscere i suoi amici Breton, Arp, Chagall, Tanguy, il Doganiere Rousseau, ecc. ma soprattutto perché ci ha fatto conoscere il mondo accanto, ci ha aperto le sue porte sull’indeterminato mondo delle pulsioni dell’Anima, ci ha condotti per mano attraverso i labirinti dell’alchimia e della cabala nel suo insuperabile Cabala e Alchimia del 1999, con la puntuale presentazione del più grande studioso di mistica ebraica, Moshe Idel. Schwarz ha spalancato le finestre sulla filosofia che regge le opere dei dadaisti e dei surrealisti, su quei programmi che erano una costante ricerca del cambiamento, del rovesciamento, del tentativo costante di materializzare l’utopia, di consolidare il sogno, rincorrendo quell’unità del tutto che Schwarz troverà, archeologicamente, ritornando alle origini, in quel suo essere ebreo girovago e sradicato, nomade nel passaporto e nella mente. E forse non è un caso che i più begli articoli dedicati al ricordo del suo Essere al mondo siano stati pubblicati su “Pagine Ebraiche 24” del 14 Tamuz 5781, ovvero il 24 giugno 2021.

Nato nel 1924 in quel crogiuolo di razze e pensieri che era Alessandria d’Egitto, figlio di padre tedesco e madre italiana, trascorse i primi venticinque anni nell’allora culturalmente internazionale Il Cairo (quel fervore intellettuale è oggi soltanto un lontano e pallido ricordo). Con l’ascesa al potere di Hitler rinunciò alla cittadinanza tedesca e suo padre gli vietò di rivolgersi a lui nella sua lingua madre. Non passò molto che, nel 1947, fu imprigionato e torturato per aver fondato, assieme ad un paio di amici copti e uno musulmano, la sezione egiziana della Quarta Internazionale voluta da Lev Trotskij. Quando poi scoppiò la guerra arabo-israeliana lo vediamo ancora in carcere con la data dell’impiccagione già fissata il 15 maggio 1948; l’armistizio tra le due nazioni, Egitto e Israele, lo salvò dal patibolo: con un foglio di via venne accompagnato al porto e imbarcato su di una nave con meta Genova. Da lì si trasferì a Milano dove fissò la sua temporanea dimora.

La sua attività nel campo dell’arte è immensa. Basti pensare che ad un certo punto voleva donare un migliaio di opere d’arte delle avanguardie artistiche al museo di Roma – e quali opere! – ma a causa della burocrazia queste finirono in diversi musei del mondo: 700 andarono al Museo d’Israele di Gerusalemme formando il corpus centrale dell’arte moderna e all’Italia alla fine riuscì a donarne 500 alla Galleria d’Arte moderna di Roma, tra cui 80 opere di Duchamp e 40 di Man Ray. Amico intimo di Breton, attraverso le poesie ci ha fatto conoscere il mondo accanto, ovverosia il mondo parallelo e le molteplici vie per raggiungerlo e per poi fare ritorno. Perché la sua filosofia nomade si è sempre contraddistinta per questo vagabondaggio continuo tra generi, pensieri e religioni – le sue incursioni nell’arte e nella filosofia orientale – al di là di schemi, compartimenti stagni, riduzionismi e burocratiche filosofie, siano esse di destra o di sinistra, d’ufficio, pubbliche o private. Perfino Togliatti s’intromise per impedire «alla iena trotsko-fascista di Schwarz» la pubblicazione de La rivoluzione tradita di Trotskij.

Con la sua scomparsa perdiamo un eclettico pensatore libero.

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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com