“Augurio”. Il ristorante? È un’esperienza totale

Da sinistra, Samuele, Luca e Mattia Augurio (ph. Daniele Mosna)

Fa un certo effetto ritrovarsi, nel cuore della città di Trento (Via Dietro le Mura B, 16), in un palazzo storico, davanti ad un recupero architettonico veramente importante. Pietre a vista, avvolti che profumano di storia coniugati alla modernità delle rifiniture e degli arredi, per non tacere dell’altissima tecnologia delle attrezzature. Sì, fa proprio un certo effetto, subito dopo, scoprire che siamo entrati un ristorante di alta gamma, dove però è bandita la parola “gourmet”. Oggi che con questa parolina francese si ama etichettare praticamente tutto, dalla pizzeria al rifugio di alta montagna, da un certo street food all’asporto. Ma al Ristorante Augurio lo sanno fin troppo bene che se tutto è “gourmet” allora niente lo è più. Una parola se abusata perde di significato.

Ma questa però non è la storia di un ristorante, ma di un padre e di tre fratelli che di cognome fanno tutti Augurio, cognome piacevole e rasserenante che non poteva non finire sulle insegne dell’attività. Luca, lo chef Mattia e Samuele, sous chef. Papà campano e mamma trentina. Hanno preso in mano questi locali abbandonati da oltre quarant’anni e li hanno trasformati in un gioiellino. Due piani, due sale, la cantina, la zona degustazioni, la cucina a vista e tanta passione per il lavoro.

Sebbene all’inizio, quel cognome beneaugurante non abbia portato proprio benissimo. Luca e i suoi fratelli hanno aperto il 22 febbraio 2020. Il 9 marzo avevano già chiuso a causa di ciò che sappiamo. La prematura inattività ha dato modo ai tre fratelli di mettere a punto le strategie e di affinare i progetti. E le basi di un’attività all’insegna della parola “semplicità”. Il locale semplice, ma molto elegante Una cucina semplice, ma non banale, territoriale, è vero, la predisposizione a valorizzarlo è ben presente, ma “Augurio” ha uno sguardo molto lungo che varca i confini della regione e anche quelli nazionali. Per intenderci, qui non troverete i cosiddetti “piatti tipici”, ma una loro artistica interpretazione, un’idea che punta a svecchiare e a rinnovare. Qui non si rivisita, ma si valorizza: i concetti sembrano simili, ma hanno valenze completamente diverse. E si ricerca perché come ci dicono i proprietari “siamo solo all’inizio” e l’intento è quello di crescere, gradualmente, con fermo realismo, ma crescere. Per questo in cucina si comincia a lavorare sulle fermentazioni. O, altra chicca, in sala da pranzo è ben visibile una avveniristica serra idroponica, in cui vengono coltivati in completa autonomia crescioni, germogli, basilici e altre erbe aromatiche.

Ristorante Augurio sale interne © foto Daniele Mosna
Ristorante Augurio lo Staff, Trento via dietro le Mura B 20 febbraio 2020 © foto Daniele Mosna

La pietra trentina, il larice, anche i materiali rispecchiano la cucina moderna, non gourmet, perché la buona cucina è soprattutto far vivere un’esperienza al cliente, fin dal momento in cui mette piede nel locale. si ambienta, si accomoda, mangia, va a pagare ed esce. Questa si chiama “esperienza totale”, orchestrata in un ambiente formale, ma informale al tempo stesso, in modo da non intimidire nessuno. Un’esperienza che forse non termina nemmeno con l’uscita dal ristorante, perché a quel punto si innesca un inevitabile passaparola, rafforzato dal desiderio che il cliente percepisce di dover tornare per poter “rifare” tutto quanto.

Ma c’è anche una distinzione da tener presente: è quella relativa al pranzo, che viene considerato un po’ il biglietto da visita della “cena”. È alla sera, infatti, che “Augurio” si esprime al massimo delle proprie potenzialità e dell’ampiezza ella proposta, più ricercata e curata. In questo trova la sua massima espressione la definizione di “unicità”, che qui sembra calzare a pennello.

Luca, Mattia e Samuele dichiarano di non lavorare per i riconoscimenti delle guide specializzate – la Guida Michelin li già ha citati per il “piatto” dopo solo cinque mesi di apertura! – tuttavia non nascondono, bandendo ogni ipocrisia, che farebbe molto piacere e darebbe una spinta importante all’attività. Pur mantenendo l’accessibilità ad un target non ristrettissimo, per intenderci con un menu degustazione di quattro portate di grandissima qualità a 80 Euro. La cantina, infine, rispecchia la filosofia della cucina. Verticale e trasversale, comunque dinamica, territorio ma sguardo internazionale. Una carta dei vini pensata e scritta basandosi su zonazione e sottozonazione dei terroir, vitigni e vini. Un servizio in più per i clienti più esigenti da questo punto di vista.

Ebbene, fa proprio un certo effetto ritrovarsi, nel cuore della città di Trento, e regalarsi un’esperienza come quella che abbiamo appena raccontato…

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Pubblicato da Tina Ziglio

Concetta (Tina) Ziglio è nata sulle montagne in una notte di luna piena. Anziché ululare, scrive per diverse testate e recita in una sgangherata compagnia teatrale. Il suo ultimo libro è il discusso “Septizonium” (Aleppo Publishing, 2019).