Avere un’opinione senza appartenere ad una squadra

“Non fare di tutta l’erba un fascio”: che bella la saggezza popolare! Il mercato ci vuole rapidi e sempre pronti a schierarci, e la semplificazione dei contenuti e delle discussioni è un passaggio fondamentale a questo scopo. Serve che tutti scelgano cosa avere e cosa essere, e in fretta, e per questo obiettivo niente è più efficace di una dicotomia: nero/bianco, male/bene, destra/sinistra, reazionario/progressista. L’intero dibattito politico, sociale ed economico è ridotto ad una partita di calcio a due squadre, si vedano i commenti sui social. Questa semplificazione a due schieramenti, sicuramente voluta e cercata, mantiene gli animi caldi, crea illusioni di appartenenza e tiene le menti occupate da questa battaglia contro l’Altro. Divide et impera. In questo senso, già prima del Covid, aveva fatto ingresso nel dibattito pubblico la figura del complottista, quello che pensa sempre male ed elabora per questo ogni tipo di dietrologia. L’allunaggio falsato, le torri gemelle, il 5G… le solite cose. Con la pandemia, però, questo tipo umano ha trovato una nuova identificazione in colui che contestava ogni tipo di decisione presa dal governo per gestire l’emergenza. Anche in questo caso si è arrivati alle due squadre: i buoni (la Scienza, con la S maiuscola), e i cattivi (quelli contro la Scienza, il vaccino, ecc.).

La domanda nel titolo di questo articolo si spiega così: è possibile criticare (anche a posteriori) l’utilizzo e il regolamento del Green Pass ed essere però favorevoli al vaccino? Oppure: è possibile essere a favore del vaccino ma credere che esso dovrebbe essere utilizzato solo per le fasce deboli e non per tutti? È una domanda retorica: certo che è possibile, però sarà estremamente difficile, in un dibattito con due squadre, inserirne una terza a metà campo, magari con tratti più sfumati. Non ci si rende conto del fatto che questa etichetta di “complottista”, pur utile talvolta a escludere dal dibattito tesi folli, se usata impropriamente toglie dal tavolo una parte importante di pensatori liberi ancora in circolazione. Questa comoda semplificazione del complottista come persona “fuori”, irragionevole, ha una presa enorme: ho notato nascere anche in me, quando durante il Covid qualche grande luminare si schierava apertamente contro alcune regole del sistema, il pensiero “ecco, un altro che è impazzito; strano, mi sembrava uno razionale”. Possiamo permetterci di escludere, nel calderone dei non-allineati, menti che possono contribuire in modo decisivo alle sorti comuni? Un altro esempio che mi fa molto penare: è possibile manifestare il proprio supporto al conseguimento dei diritti delle coppie omosessuali senza partecipare al Gay-Pride della comunità LGBTQ+? Ossia, mi è concesso sostenere un contratto che garantisce i diritti di una coppia gay ed essere contemporaneamente totalmente contrario a politiche per favorire le operazioni di cambio sesso su minorenni, o a tutela di chi si dichiara né maschio né femmina? Se non accetto il pacchetto completo devo sentirmi dichiarare impropriamente “omofobo” o fascista? Io non sono omofobo. 

È importante rivendicare il diritto a dire ciò che pensiamo specificando, con tutto il tempo necessario, i “distinguo” che isolano la nostra posizione, che è sempre unica, dalle due consentiteci.

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Pubblicato da Alessandro Zanoner

Nato a Trento nel 1993, insegnante di italiano, latino e storia nelle scuole superiori. Suonatore di strada con umili tentativi da cantautore e scrittore. Amo la montagna e il Mar Tirreno e passo molto tempo a viaggiare, soprattutto in centro Italia; non sono ancora mai uscito dal Vecchio Continente. Cesare Pavese e Hermann Hesse le mie guide in narrativa. Per la musica De Gregori, Guccini e Vinicio Capossela.