Bomarzo: una wunderkammer (storta) per Cristoforo Madruzzo

Guardando questa casa di due piani si pensa di avere le traveggole: pende terribilmente nella parte a monte. Che il terreno abbia ceduto sotto il peso delle laviche pietre? Il peggio però deve ancora arrivare. Una volta entrati, cercando di muovere alcuni passi sul pavimento obliquo, si viene colti dal capogiro, sembra che tutto il mondo sia in subbuglio, che le certezze di poc’anzi sfumino improvvisamente e ciò che si pensava sicuro, certo e piano ora è tutto è inclinato: lo sguardo scopre un altro mondo, l’occhio segue altre prospettive, gettando nell’insicurezza e nell’incertezza. In questo sacro luogo, in questo bosco dalle mille sorprese, le tracce che conducono fin dentro questa casa sono un continuo preavviso che stiamo camminando in un mondo “altro”, diverso, per certi versi spettacolare, di sicuro anticlassico e antirinascimentale. Nell’arrivare qui siamo scortati da sirene, elefanti, draghi-Garuda avvinghiati alle loro prede, antiche dee come Cibele, la dea mater, donne supine in estasi (non di certo mistica), mostri con le bocche spalancate pronte ad inghiottirti e disperdere le tue certezze nell’umido buio, cani a tre teste che ti guardano passare aspettando che tu compia un passo falso. E ancora tempietti e larari e quell’invitante, grande e tenebrosa sirena con la coda bicaudata aperta a mostrare il sesso fecondante e prolifico – un esempio ridotto lo troviamo sulla sommità della chiesa romanica di Sant’Andrea a Toscolano, sul lago di Garda –, posta lì per catturare l’attenzione e la mente dei viandanti.

Cristoforo Madruzzo nel celebre ritratto di Tiziano

Siamo nel sacro Bosco di Bomarzo, a pochi chilometri da Viterbo, voluto dal principe Pier Francesco Orsini (detto Vicino Orsini) e realizzato nel 1547, in pieno periodo manierista. Qui, tra statue nate da visioni allucinatorie, ci si perde nell’esoterico, nel fantastico, nel magico, in un’imagerie presurrealista e boschiana. Camminando si capisce che si sta materializzando un percorso iniziatico, che le scenografie sono tante tappe, assieme ai labirinti, ai ponti del diavolo, ai palazzi incantati, ai mostri, di un mondo di fiaba ricco di accostamenti e di rimandi dove la natura, con il suo mistero, è la libera protagonista, e le sculture e le architetture ne divengono parte integrante. Qui sculture e architetture parlano, come parlano gli emblemi e le parole che si leggono nell’Hypnerotomachia Polyphili di Francesco Colonna.

Sol per sfogar il core – dichiara Vicino Orsini in un’epigrafe all’entrata. E poi si legge ancora che: il parco è esclusivamente destinato a voi che per il mondo gite errando vaghi di veder meraviglie alte et stupende venite qua, dove son faccie horrende, elefanti, leoni, orchi ed draghi, e la nostra casa disequilibrante che – lo scopriamo leggendo la scritta in rosso scolpita nella pietra lavica, rimanendo esterrefatti – è stata costruita in onore di Cris Madrutio principi tridentino. Sì, proprio lui: il “nostro” principe vescovo, nonché cardinale, Cristoforo Madruzzo (Castel Madruzzo, 1512 – Tivoli, 1578), amico intimo dell’Orsini e di quella cerchia di intellettuali che si ritrovavano in questo bosco per disquisire sui massimi e minimi sistemi.

La targa nel muro della casa “storta” ricorda le esoteriche frequentazioni di Cristoforo Madruzzo in questo bosco-porta sull’imponderabile

Le feste madruzziane trentine assumono un’altra connotazione e prospettiva viste da questo bosco: hanno qualche cosa di demonico e al contempo di iniziatico e la stessa casa bomarziana è uno spazio concepito non come una categoria del reale, ma come un elemento fantastico, con cui si può agire liberamente. La casa pendente e le feste ci insegnano che le proporzioni delle immagini non hanno mai un metro costante, sono continuamente fuori d’una norma fissa: siamo entrati nel mondo della “meraviglia”, del locus amoenus, di una grande Wunderkammer all’aperto. E abbiamo scoperto così che Cristoforo Madruzzo, grande e accanito collezionista di meraviglie, coniugò nelle sue feste continue alternanze di terrori e meraviglie, spaventosi combattimenti con fuochi d’artificio, mostri e festosi banchetti. Il tutto per far perdere la nozione del tempo.

La “casa disequilibrante” dedicata a Cristoforo Madruzzo
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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com