Brunori Sas e l’albero delle noci

Foto di Giuseppe Facchini

Brunori Sas, all’anagrafe Dario Brunori, è stata una vera sorpresa del Festival di Sanremo. Il cantautore cosentino al suo debutto è giunto al terzo posto dietro Olly e Lucio Corsi vincendo il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo con la canzone “L’albero delle noci”, titolo anche del nuovo album. Nella serata delle cover ha proposto “L’anno che verrà”, di Lucio Dalla insieme a Dimartino e Riccardo Sinigaglia.

Perché l’albero delle noci?

L’ albero delle noci è un albero che io vedo di fronte a casa dalla finestra del mio studio, sono convinto che sia lui spesso ad ispirarmi le canzoni ed è una sorta di guida per quello che faccio musicalmente. Il nuovo album racconta molto delle stagioni della vita e di questa stagione della mia vita che parla delle foglie che nascono ma anche di quelle che cadono, ma anche del desiderio di radicamento mentre tutto intorno è frammentato e frammentario.

Di cosa racconta la canzone del Festival?

La canzone parla della nascita di mia figlia Fiammetta, e di una rinascita, ma non solo della gioia, della rivoluzione che una nascita porta in se ma anche dello spavento, dell’ inquietudine, del senso di inadeguatezza di fronte ad un evento così importante nella vita di una persona. La nascita di mia figlia è anche il pretesto per cantare qualcosa di più largo che ha a che fare con le stagioni delle vita.

Come è maturata la scelta di partecipare a Sanremo?

Ho lavorato due anni su questo album con Riccardo Sinigaglia e tutti i musicisti che mi seguono da tempo e mi sembrava giusto che questo disco in cui credo molto abbia il riflettore più potente. Samuele Bersani mi ha detto, se vai al Festival ci devi andare se sei convinto veramente perché altrimenti è un tritacarne e ho seguito il suo consiglio. In passato non ho mai partecipato sia perché non avevo una canzone pronta ma anche perché non avevo sensazioni positive, ora mi sento più leggero e convinto, sarà che con l’età mi sono ammorbidito pure io.

Ti abbiamo visto molto sicuro e tranquillo.

Mi sentivo pronto anche grazie all’esperienza maturata in tanti anni. Se canti in piccoli club e feste di paese dove la gente non ti conosce, puoi fare di tutto.

Ti sento il paladino della canzone d’autore in questa edizione del Festival?

Quando si parla di canzone d’autore facendo distinzioni di elevazione rispetto ad altre forme, non sono d’accordo, io dico solo che è giusto che il Festival abbia una visione pluralistica a più voci e che ci siano anche rappresentazioni di percorsi di tipo differente. Ho un legame solido con la tradizione della canzone d’autore tipo fine anni 70, ma non sono il paladino dei cantautori.

Ti aspetta un anno live particolarmente intenso.

A marzo sono nei principali palasport italiani per poi approdare a due appuntamenti live con orchestra il 18 giugno al Circo Massimo di Roma e il 3 ottobre all’Arena di Verona. In mezzo il tour estivo con 13 appuntamenti nelle arene e nelle rassegne musicali più importanti d’Italia.   

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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.