Una cosa è certa: la sua attività di intellettuale e storico non si fermerà. A Massimo Libardi la mascherina nasconde i famosi baffi ma non ne sopisce la voce che tante volte abbiamo sentito esporre idee, concetti, fatti e avvincenti ricostruzioni storiche e sociali. Ci siamo incontrati alla biblioteca di Borgo Valsugana nei suoi ultimi giorni di lavoro, prima della meritata pensione.
Originario di Levico Terme dove è nato nel 1953, dopo il diploma al Liceo Prati di Trento, Libardi si è laureato in filosofia presso l’Università Statale di Milano con una tesi in logica matematica. In seguito ha gestito con la famiglia l’Albergo Quisisana di Levico Terme. Ma la sua vocazione non era quella dell’albergatore quanto piuttosto quella dell’uomo di cultura.
Nel 1993 ha vinto il concorso per bibliotecario a Civezzano, dove ha ritrovato Alessandro Fontanari, suo grande amico (con il quale ha scritto vari saggi e volumi), anche lui ex studente del Prati ed anche lui bibliotecario. “A Civezzano ho davvero imparato il mestiere”, racconta Libardi, “dalle cose più pratiche come la scelta e l’acquisto dei libri e la loro catalogazione fino alla gestione delle raccolte. In quegli anni il paese era estremamente vivo e creativo, ricordo ad esempio che organizzammo un importante Convegno Europeo dal titolo: “Il monte Calisio e l’argento nelle Alpi dall’antichità al XVIII secolo”. Avevamo poi delle raccolte molto ricche che attiravano studenti e studiosi da Trento e da altri luoghi della Provincia”.
Nel 1998 Massimo Libardi è poi diventato Responsabile della Biblioteca di Borgo Valsugana organizzandone il trasferimento dalla sede precedente a quella attuale attigua all’Istituto Superiore Degasperi di Borgo Valsugana. “Un altro importante cambiamento”, ricorda Libardi, “è stato poi quello dell’informatizzazione di tutte le attività della biblioteca”. Nel 2004, con la nascita del Sistema Culturale della Valsugana Orientale, l’assessorato alla cultura guidato da Emanuele Montibeller ha poi incaricato la Biblioteca della gestione dei beni culturali del territorio come ad esempio il Museo della Grande Guerra e lo Spazio Klien di Borgo Valsugana, il Museo Casa Andriollo di Olle, oltre alle molte altre realtà come l’Eremo di San Lorenzo e l’Oratorio di San Rocco. “La Biblioteca si è professionalizzata diventando un Centro Culturale e un Centro di Documentazione con delle Raccolte specifiche”, spiega Libardi, “da noi ci sono ad esempio la biblioteca personale di Alcide Degasperi e la donazione testamentaria Paoletto. Entrambe sono di 1500 volumi”.
Nel 2008 venne redatto un progetto che avrebbe portato l’attuale biblioteca di 550 metri quadrati ad averne il doppio. Ma non era solo questione di spazi. Infatti il nome del progetto era: “Un nuovo centro culturale per Borgo Valsugana. Cultura, creatività, immaginazione” e si prefigurava di creare per Borgo e la Valsugana un vero Centro Culturale che, con le parole che Antonella Agnoli ha usato nel suo libro “Le Piazze del sapere”, poteva diventare “un territorio aperto a gruppi e associazioni, un centro di riflessione e di condivisione dei saperi, il nodo centrale di una rete con altre istituzioni culturali”. Purtroppo non se ne fece nulla, ma come mai? “Il problema è che questo territorio non crede in se stesso”, dice Libardi, “sia a livello culturale che politico. Il Trentino si considera povero come se il passato fosse solo emigrazione, fame e stenti da dimenticare. Ma in realtà nel nostro passato c’è la nostra memoria di cui sono custodi proprio gli abitanti di quel luogo. Per dire: c’è voluto il Centenario della Prima Guerra Mondiale per capire che si può fare cultura anche nei Forti. La cultura non è una sola: al giorno d’oggi l’arte si sposa con la storia, con la musica, con l’agricoltura, anche con il cibo”.
Massimo Libardi da allora non si è però perso d’animo e con i suoi collaboratori Elena Gretter e Paolo Oss Noser ha fatto e diffuso cultura comunque: con i concerti di Not(t)e in biblioteca, con Nati per Leggere e Pomeriggi da romanzo, con le iniziative nelle scuole, con il Gruppo di Lettura, con la Convenzione che ha permesso di entrare nella Casa di Riposo con varie iniziative come ad esempio il concerto degli Alfa 48. “La Valsugana è diventata un luogo nel quale chi fa e si occupa di cultura ha nella Biblioteca il suo interlocutore principale”.
E la questione dello spazio? “Lo spazio è proprio quello che ci manca e che gli utenti ci segnalano come problema maggiore. Abbiamo un bacino di utenza di 10mila persone e circa 60mila libri che non ci stanno più. Se entra un libro un altro deve uscire ed a volte si deve scegliere tra Spinoza e Danielle Steel”.
Che differenza c’è tra il bibliotecario che era all’inizio Massimo Libardi e quello che tra poco si appresta ad andare in pensione? “Diciamo che c’è una grande differenza tra la biblioteca di allora e quella attuale: allora c’erano le schedine e i faldoni cartacei mentre ora il ciclo del libro è completamente informatizzato. Prima in due mezze mattine sbrigavo la parte amministrativa, mentre negli ultimi tempi mi dedico praticamente solo a quella. Ora, il bibliotecario ha un profilo diverso, organizza convegni, eventi, manifestazioni e si deve occupare di altre incombenze che vengono poi smistate ai vari uffici comunali”. Un bel cambiamento, non c’è che dire. “Un tempo il bibliotecario di un paese era il maestro”, conclude Libardi, “poi è diventato un consulente a disposizione degli utenti; ora è un funzionario comunale ed una gran parte del suo lavoro è di tipo amministrativo e burocratico”.
Massimo Libardi fa anche parte del Centro studi sulla storia dell’Europa Orientale (CSSEO), della Società di studi trentini di scienze storiche e dell’Associazione italiana di germanistica (AIG). Collabora con le riviste: Studi trentini di scienze storiche, Archivio Trentino, Altre storie e con CSSEO-Working Papers. Ha scritto vari libri che hanno come filo conduttore la storia delle idee, in particolar modo nell’ambito della Grande Guerra, come ad esempio l’analisi della trasformazione mentale di chi si trovò a combattere nel corso di quel Conflitto.
“Pensiamo come può averlo vissuto un contadino della Valsugana catapultato al Fronte” ci spiega lui, “dove oltre a un mondo di morte ha ricevuto alcuni stimoli sensoriali per lui incredibili come la vista della luce elettrica che lui non conosceva, oppure il frastuono dei bombardamenti e l’uso del gas. Ecco, la Prima Guerra Mondiale è stata per quelle persone una drammatica educazione alla modernità”. Queste ed altre tematiche si trovano nelle sue pubblicazioni tra le quali citiamo “Robert Musil, la grande esperienza della guerra” e “Il richiamo ingannevole” con Alessandro Fontanari e “Mitteleuropa, mito, letteratura, filosofia” con F. Orlandi.
Così, questo signore dal parlare forbito, la erre arrotata, una cultura praticamente sterminata, il prossimo 31 dicembre saluterà la sua biblioteca, ma siamo sicuri che continuerà ad animare lo scenario culturale della Valsugana, trentino, ma non solo. Magari utilizzerà il “tempo del riposo” per regalarci molti studi inediti e nuovi approfondimenti sugli autori del passato e sulla nostra Storia.