Cambiamenti climatici, “il” problema

Credo sia giunta l’ora di indicarli con iniziale maiuscola: i Cambiamenti Climatici. Come la Grande Guerra o la Seconda Guerra mondiale, o la Rivoluzione francese o quella russa, come tutti i fenomeni che comportando mutamenti globali, segnano la storia dell’umanità. Tensione accumulata che la Terra libera, d’un botto o lentamente. I Cambiamenti Climatici, in tempi più brevi di quello che in genere pensiamo, faranno questo: cambieranno il Pianeta. Inutile pensarla come un’ossessione di pochi: sono “il” problema intorno al quale ormai, anche se per la gran parte ancora in modo sotterraneo, tutto gravita. Gli effetti maggiori attesi dei CC, come sappiamo, sono l’innalzamento del livello dei mari e l’acutizzarsi di fenomeni atmosferici di per sé normali (bombe d’acqua o grossa grandine, sacche di temperature estreme, venti potentissimi o quantità ingestibili di neve, sperando di non arrivare a una glaciazione indotta dalla modifica delle correnti oceaniche). Ma le conseguenze su 9 miliardi di individui non saranno affatto lievi. Entro il 2050 i cd “Migranti climatici” saranno centinaia di milioni. Basti pensare alle megalopoli costruite sul mare, da New York a Shangai, da Jakarta a Lagos: difficile pensare a dighe artificiali per contenere oceani. I cosiddetti “negazionisti” sostengono che i CC non sono dovuti alle attività umane ma a fasi naturali del Pianeta, e che quindi tutte le iniziative poste in essere per contrastarli sono tanto costose quanto inutili, dunque dannose, anche perché i CC sono già oltre il punto di non ritorno. Pur essendo certamente errato sottovalutare il fattore antropico, il problema da affrontare già oggi non è più “solo” la prevenzione dei CC, forse alleviabili ma non più evitabili, ma come resistere. In prospettiva futura si rischia una guerra di tutti contro tutti. Conflitti come quello tra la Russia e l’ Ucraina-Nato, così come quella che si minaccia tra USA e Cina, sono palesemente tentativi dalle grandi Potenze di accaparrarsi risorse vitali in vista di una prossima scarsità della ricchezza. Quel che sgomenta è che i soggetti al potere si muovono interamente dentro questa logica: fomentare la guerra anziché pensare a una soluzione comune. È decisamente ora di chiedere quale mondo futuro hanno in mente e pretendere verità dalle Autorità mondiali e dalle lobbies. Il teatrino della disinformazione non è più accettabile.

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Pubblicato da Stefano Pantezzi

È nato a Rovereto nel 1956 e cresciuto a Trento, vive a Pergine Valsugana. Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bologna, è avvocato da una vita. Ha pubblicato la raccolta di poesie “Come una nave d’acqua” (2018) e alcuni racconti in antologie locali. “Siamo inciampati nel vento” (Edizioni del Faro) è il suo primo romanzo.