Capolavoro ritrovato

Il motivo sulle pareti della sala “Conte di Luna” ritrae un sole antropomorfico e l’acronimo “NSM”, che sta per “Nec Sorte Movebor”, “Nemmeno la sorte mi smuoverà”
Gli austeri esterni del cinquecentesco Palazzo Roccabruna
Gli interni allestiti creativamente durante il Trento Film Festival
PALAZZO ROCCABRUNA E IL SUO PATRIMONIO ARTISTICO: il campanello di Gerolamo II Roccabruna e il dipinto perduto di Giovan Battista Moroni, Trento Palazzo Roccabruna © foto Daniele Mosna
PALAZZO ROCCABRUNA E IL SUO PATRIMONIO ARTISTICO: il campanello di Gerolamo II Roccabruna e il dipinto perduto di Giovan Battista Moroni, Trento Palazzo Roccabruna © foto Daniele Mosna

Palazzo Roccabruna, “gioiello” architettonico ed artistico del Rinascimento trentino, dagli esterni austeri ed essenziali, all’interno racchiude tesori di grande bellezza. Da pochi mesi è stato completato il restauro della sala “Conte di Luna” e della Cappella di San Gerolamo. I restauri durati due anni sono stati voluti dalla Camera di Commercio per ripristinare l’aspetto della sala nobile del palazzo di via Ss. Trinità. Al restauro di affreschi e soffitti, si è aggiunta la realizzazione di una copia del “campanello” bronzeo di Gerolamo Roccabruna, ottenuta da complesse procedure di fotografia e stampa tridimensionale. È stata realizzata la copia di un dipinto perduto, l’olio su tela di Giovan Battista Moroni che ritrae San Gerolamo penitente, dipinto cinquecentesco andato perduto a inizio Novecento e di cui è rimasta solo una copia fotografica in bianco e nero. Il segretario generale della Camera di Commercio Alberto Olivo, incontrando la stampa, ha descritto l’impegnativo percorso di riqualificazione del palazzo cinquecentesco: «Quando abbiamo acquisito palazzo Roccabruna vent’anni fa, l’abbiamo trovato piuttosto maltrattato. Grazie ai diversi restauri, è diventato sede di rappresentanza in grado di ospitare eventi di pregio». 

GLI AFFRESCHI

A curare i restauri degli affreschi e dei fregi a soffitto è stata la squadra coordinata dall’architetto Manuela Baldracchi. «La sala “Conte di Luna” riprende il soprannome dell’ambasciatore del re di Spagna che vi risiedette – ha spiegato l’architetto – Il fascino di palazzo Roccabruna sta nel fatto che non nasce come un palazzo progettato a tavolino, ma da edifici preesistenti che portano in sé tracce medievali ed anche antiche romane nei seminterrati». Baldracchi descrive il restauro: «Abbiamo puntato ad un restauro minimale sugli affreschi, ripristinando il motivo a muro che ritrae un sole antropomorfico e l’acronimo “NSM”, che sta per “Nec Sorte Movebor”, “Nemmeno la sorte mi smuoverà”. Ci siamo poi concentrati sul restauro dei soffitti lignei che riportano l’emblema della “rocca nera” o “Roccabruna”. Il ripristino ha riguardato anche il soffitto del piano superiore con lo stesso stemma e i pavimenti in legno di abete con incisa una stella in legno più chiaro, di ciliegio». 

IL CAMPANELLO BRONZEO

Un lavoro certosino che ha messo insieme fotografia e stampa tridimensionale ha riguardato la realizzazione di una copia del “campanello bronzeo” di Gerolamo II Roccabruna: il campanello era il simbolo del potere di questo patrizio, consigliere del Principe Vescovo a metà del Cinquecento. L’originale è conservato al Castello del Buonconsiglio e la Camera di Commercio ne ha fatto realizzare una copia ora esposta a palazzo Roccabruna. A parlarne è Paolo Chistè, referente per il Laboratorio archeo-fotografico Bagolini dell’Università di Trento: «Abbiamo realizzato una scansione fotografica del campanello in metallo scattando 750 fotografie da ogni posizione usando una tecnica particolare che evita gli abbagliamenti – ha spiegato Chistè – Successivamente con Trentino Sviluppo abbiamo commissionato la stampa 3d, che ha utilizzato un particolare tipo di nylon. Sulla copia sono stati poi inseriti i motivi decorativi presenti nell’originale». 

IL DIPINTO PERDUTO

Infine, il recupero di un dipinto disperso, il “San Gerolamo penitente” di Giovan Battista Moroni. Di questo quadro, un olio su tela risalente a metà Cinquecento, si sono perse le tracce dopo che i proprietari, i baroni Salvadori, lo vendettero sul mercato internazionale all’inizio del Novecento. «Di quel quadro, un’opera di grandi dimensioni che misurava 211 cm in altezza, è rimasta solo una fotografia in bianco e nero, ma piuttosto nitida – ha spiegato lo storico dell’arte Ezio Chini, esperto di pittura cinquecentesca trentina – Si è proceduto alla realizzazione di una copia in bianco e nero di quella fotografia in dimensioni naturali ed è stata collocata nell’oratorio di San Gerolamo». 

PALAZZO ROCCABRUNA, OGGI

Palazzo Roccabruna è la “Casa dei prodotti trentini”, un punto di riferimento per consumatori, appassionati e operatori desiderosi di approfondire la cultura enogastronomica del Trentino. Dal settembre 2007 Palazzo Roccabruna è anche sede dell’Enoteca provinciale del Trentino: nelle sale è possibile apprezzare una collezione storica di oltre 600 etichette trentine dagli anni Quaranta agli anni Ottanta. A Palazzo Roccabruna si svolgono infatti gli eventi enogastronomici di maggiore risonanza: degustazioni settimanali, visite alle cantine e numerosi incontri del Festival TrentoDoc.

Il portale monumentale di Palazzo Roccabruna
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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.