Casa dolce casa

Un appartamento è una figura geometrica tridimensionale occupata in modo disomogeneo da manufatti in legno adibiti alla vita quotidiana, a conservare, a preservare dalla polvere cose, piatti, bicchieri, ospitare lenzuola, flaconi, barattoli. Tutt’attorno, muri, tende e finestre a filtrare la luce del giorno, proteggere, offrire riservatezza, oscurare gli sguardi di chi sta nel palazzo di fronte. È questa l’accezione più comune di “casa”: il luogo in cui si svolge la vita. 

Tuttavia esistono altre possibilità di intendere e collocare concettualmente il caro termine bisillabico. Per un nazionalista, ad esempio, l’attenzione si sposta sul concetto di “patria”, qualcosa di astratto (ma cosa non lo è nella nostra realtà che si regge maldestramente su concetti e preconcetti?). “Patria”, dunque, è un territorio racchiuso tra linee di demarcazione che la separano da altre “patrie”, un lembo di crosta terrestre per la quale val la pena di combattere e, qualoa se ne presenti l’eventualità, morire.

Linee, confini, muri, porte: ogni casa presuppone una proprietà, ovvero l’idea che quell’appartamento o quella nazione “appartengano” a una persona o ad un popolo. Un’idea dietro alla quale c’è sempre una grossa pretesa o una fatua illusione, che riporta senz’altro ad un momento nella Storia, cioè, in cui è stato sentenziato in modo inappellabile a riguardo.

Eppure se pensiamo ad un astronauta la parola “casa” si espande all’inverosimile, travalica i muri perimetrali dell’appartamento, gli insozzati confini guardati a vista da carri armati e da soldati armati fino ai denti pronti all’invasione. Magicamente, “casa” diviene la Terra vista da lassù, la sferica geosfera che per una volta appare in pace e pulita, silenziosa, 

“Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini”, disse il russo Jurij Gagarin, osservando il nostro pianeta dall’astronave Soyouz. Già, proprio Lei, la casa da preservare e da rimpiangere mediante la nostalgia. Ammirarla dal di fuori, mentre ci adoperiamo nel distruggerla dal di dentro.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.