Che novità, questi calciatori secchioni!

Abbiamo vissuto a pane e calcio in questo primo periodo estivo. Tutti a seguire la Nazionale di Mancini, che tra slanci di bravura e pizzichi di generosa fortuna, è riuscita a conquistare la finale ed il titolo di campioni d’Europa. E allora anche una semplice professoressa si trasforma in tifosa da divano e sente scattare qualcosa. Del resto, anche la letteratura annovera appassionati della sfera, da Leopardi – “A un vincitore nel pallone” – a tanti altri, tra cui Saba e pure Pasolini, che definiva il calcio “un linguaggio con i suoi prosatori e i suoi poeti”, in grado di dare grandi emozioni. Non si sa con certezza se si tratti di patriottismo o di inclinazione sportiva o di un qualcosa che, volenti o nolenti, ci trascina; certo è che questa full immersion televisiva porta inevitabilmente a sostenere la squadra Italia ed a familiarizzare con i protagonisti nostrani del pallone, facendoli conoscere ed apprezzare anche fuori dal campo di gioco. 

Simpatici i siparietti da Coverciano, mentre i nostri si allenano a suon di addominali, tuffi in piscina e tavolate goliardiche. Belli i fuori onda, con Mancini in aula che disegna schemi di gioco. E se questo non bastasse, per la cosiddetta “deformazione professionale”, l’attenzione – se non proprio in senso stretto, ma almeno una sbirciatina – cade sul fronte scuola ed istruzione. Ed è proprio un Europeo dalle grandi sorprese questo, non solo in senso calcistico. Si scopre infatti che gli azzurri spesso non hanno come unico obiettivo quello di rincorrere la sfera di cuoio; molti di loro sono saliti agli onori delle cronache proprio per meriti non solo prettamente sportivi, ma culturali. 

Cominciamo con Federico Chiesa, la cui conferenza stampa in un inglese sciolto e fluente ha sbalordito non poco, tanto da diventare un video virale. Ma non è che le cose ti cadono giù dal cielo: Federico ha frequentato fin dalla più tenera età una scuola internazionale, con lezioni in inglese, incoraggiato dal padre che profeticamente gli aveva ipotizzato che poteva venirgli comodo anche per il calcio. 

E poi la sorpresa Matteo Pessina. Il giovane calciatore – iscritto alla facoltà di Economia – riusciva nelle traduzioni di latino come nel dribbling, tanto da meritarsi la stima incondizionata del professore di liceo, che pur non essendo appassionato di calcio, ha dichiarato di aver seguito l’Europeo in religioso silenzio, quasi per non disturbare quel ex suo alunno che l’ha pure messa in rete. 

E di Giorgio Chiellini vogliamo parlarne? Due lauree, una triennale in Economia ed una quadriennale in Business administration, con tanto di lode e di menzione. Roba da perdonargli anche qualche fallo e qualche poderosa tirata di maglietta agli avversari. 

Ma non si tratta di casi isolati. Si viene a sapere di altri che frequentano la facoltà di scienze motorie, incentivati e motivati anche dall’attivazione recente di corsi di studio specifici sul calcio. 

Insomma una grande sorpresa questi calciatori illuminati. Si sgretola così, poco per volta, la convinzione del calciatore ignorante, che si era dedicato allo sport perché aveva più dimestichezza con la palla che con i libri di scuola. Che fosse una realtà o forse un pregiudizio? Certo nel tempo, alle conferenze stampa, i congiuntivi sbagliati li abbiamo sentiti tutti, ma a campioni ed allenatori si perdonava tutto. Impossibile conciliare impegni sportivi consistenti – coppe, campionati, allenamenti – con lo studio a tavolino, si diceva.

Evidentemente le nuove generazioni hanno compreso l’importanza dell’istruzione e i risultati si sono fatti sentire. 

Il più impacciato nell’uso della parola è parso quasi il Presidente Mattarella. Chiaramente emozionato, ha detto “Grazie, grazie Mancini”. Poi si è fatto trascinare un po’ dalla retorica, con tutta la storia del gioco di squadra e dell’onore allo sport. E infine si è un po’ ripetuto nei concetti, mostrando di essere, a pieno titolo e da primo italiano, anche lui un attimo nel pallone. Fortuna che ci sono i calciatori secchioni.

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.