Collapsing Mountains, esposizione di Robert Gschwantner

A Las Medulas, nel nord della Spagna, ci sono piccoli laghi e pozze circondati da bizzarre montagne. Non si tratta di elementi naturali, ma dei resti di un paesaggio industriale creato 2.000 anni fa e che un tempo era la più grande miniera d’oro dell’Impero Romano. I romani inventarono una tecnica mineraria che chiamarono ruina montium – descritta da Plinio il Vecchio – che funzionava in modo molto simile al fracking moderno. Per quasi tre secoli, decine di migliaia di minatori hanno scavato gallerie nelle montagne, in cima alle quali venivano create grandi pozze d’acqua artificiali, e incanalato enormi quantità d’acqua nelle rocce per incrinarle e ricavare sedimenti da cui poter estrarre l’oro, necessario a finanziare la politica espansiva di Roma.

Nell’antica Colchide, un paesaggio a est del Mar Nero, gli antichi abitanti estraevano invece la polvere d’oro dai fiumi usando pelli e lana di pecora come filtri nei quali le particelle d’oro rimanevano impigliate. Da questo tipo di tecnica derivano i racconti mitologici greci degli Argonauti alla ricerca del vello d’oro, ovvero la pelle di Crisomele, un montone d’oro che poteva volare e parlare. Nella saga degli Argonauti, il greco Giasone conduce un’incursione nella Colchide per rubare il vello d’oro e a tutti gli effetti possiamo ritenere la sua spedizione come la prima operazione di spionaggio industriale della storia.

Collapsing Mountains è la terza mostra personale dell’artista austriaco Robert Gschwantner ospitata dalla Paolo Maria Deanesi Gallery. Il suo lavoro da anni prende spunto dall’intervento dell’uomo sulla natura, sui cambiamenti di scenario conseguenti a questa attività e in particolare su quelli riguardanti paesaggi acquatici artificiali presenti in Europa come isole, laghi, canali e altro ancora. Ambienti che sono stati creati o alterati dall’uomo per ragioni economiche, ecologiche o politiche. A seconda del progetto, Gschwantner raccoglie l’acqua, il fango o il petrolio sversato tragicamente sul posto e lo usa per riempire i suoi tappeti e i suoi quadri nei quali non mancano mai reti di tubicini di PVC trasparente che contengono i liquidi raccolti in loco, rimescolati con glicerina, come testimonianza e reliquia del paesaggio alterato. Nelle opere in mostra, l’acqua del lago Carucedo di Las Medulas inserita nei tubicini in PVC si combina con la visione indotta di immagini della mitologia greca, del vello d’oro e del re Mida, riflesse dagli specchi che si rivelano retrostanti al primo piano delle opere, sulle cui superfici prevalgono invece elementi di astrazione geometrica, come astratto è ciò che l’uomo costruisce, genera e modifica in natura.

Trento, Paolo Maria Deanesi Gallery
Apertura mostra venerdì 17 settembre 2021, ore 15.30-19.30
17 settembre – 20 novembre 2021
mer-gio-ven 15.00-19.00; sab 10-12.30
altri giorni su appuntamento / other days on appointment

www.paolomariadeanesi.it

Condividi l'articolo su: