Compagni di viaggio

Il bar di Gigi si affaccia, con i suoi ombrelloni scoloriti e i piccoli tavoli verdi, da quarant’anni sulla piccola piazza del porticciolo sul lago. Anche oggi ha aperto prima dell’alba, all’ora in cui in si montano i banchi del mercato per preparare il caffé ad ambulanti, trasportatori, facchini e poi a tutti gli altri clienti. 

Non c’è paesano o turista abituale che Gigi non conosca, dà del tu a tutti indistintamente da dietro i suoi caratteristici baffi per cui è conosciuto e con cui molti identificano il locale come “Il bar del Baffo”. L’unico cliente a cui riserva una forma di cortesia reverenziale, il voi, è il prete, suo coscritto, che pur conosce da mezzo secolo e con cui si intrattiene volentieri a bere un’ombra prima di chiudere la saracinesca la sera. Il bar del Baffo è il primo che apre e l’ultimo a chiudere, giusto il tempo delle pulizie e qualche oretta di sonno, poi la giornata può ricominciare daccapo. Qualcuno ironizza: “Gigi ci dorme pure al bar!”

Quando arriva la moglie con i giornali, poco prima che il paese si animi, Il Baffo è seduto al tavolino esterno più vicino alla porta insieme a Aditi, un venditore ambulante indiano di cui è diventato amico negli ultimi anni. I due, come ogni mattina, uno vestito in jeans e polo, l’altro con il suo kurta bianco, simile ad una tunica ornato da ricami, se ne stanno a chiacchierare. La moglie saluta, sorride, non li interrompe, prende posto dietro al bancone e aspetta. Sa che Gigi, terminata la conversazione con l’indiano, entrerà elettrizzato e attaccherà un monologo su come sia cambiato il mondo. 

Proprio lui che non si è mai mosso dal paese, dal suo bar, lui che il mondo lo assapora e conosce soltanto attraverso le parole dei suoi clienti più o meno di passaggio. Sì, perché Gigi ha visto cambiare la piazza, il paese, cambiare le generazioni dietro ai banchi del mercato e nel consiglio comunale, ha visto modificarsi il lavoro dei facchini e dei tecnici, il rinnovamento dettato da un turismo completamente diverso. È stato testimone di battesimi, funerali, matrimoni e addii, arrivi e partenze di ogni tipo, ha osservato, ascoltato notizie, storie, pettegolezzi e confidenze di ogni genere. Tutte le volte si è lasciato trasportare dove voleva l’interlocutore, andata e ritorno senza muoversi, ogni volta un viaggio. 

E di viaggi Aditi, il cui nome significa “senza limiti”, è suo malgrado un esperto. Insieme alla vecchia borsa scolorita da cui non riesce a separarsi e che contiene le poche cose che gli servono per vivere, ha attraversato mezzo mondo alla ricerca di una condizione di vita migliore. 

I due, seduti al tavolo, ad ogni alba si concedono una partenza, un giro fatto di racconti e aneddoti: Gigi parla dei turisti e dei paesani, ci mette ironia e dettagli coloriti, narra di faccende lontane dalla vita dura di Aditi, quest’ultimo ricambia con veri e propri affreschi di una quotidianità altrettanto lontana rispetto alla vita del barista baffuto. Alla fine del viaggio, ognuno torna alla propria lunga giornata lavorativa e, ad ogni incontro fortuito, si sorridono da lontano. Forse perché, nonostante uno non sia mai uscito dal paese e l’altro abbia viaggiato tutta una vita, nonostante non potrebbero sembrare più diversi tra loro, pare sappiano entrambi qualcosa del mondo oltre i confini, qualcosa sull’amicizia che a molti sfugge. 

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Pubblicato da Denise Fasanelli

Mamma insonne e sognatrice ad occhi aperti. Amo la carta, la fotografia e gli animali. Ho sempre bisogno di caffè. Non ho bisogno di un parrucchiere, d’altronde una cosa bella non è mai perfetta. Ho lavorato nel campo editoriale, della comunicazione e mi sono occupata di marketing per alcune aziende. Ho pubblicato un libro insieme all’ex ispettore Pippo Giordano: “La mia voce contro la mafia”(Coppola ed. 2013). Per lo stesso editore, ho partecipato, in memoria dei giudici Falcone e Borsellino, al libro “Vent’anni” (2012) con un racconto a due mani insieme all’ex giudice Carlo Palermo.