Cooperare per proteggere le nostre amate Alpi 

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Siamo abituati a considerare le montagne come giganti inscalfibili, nati milioni di anni fa, che sopravviveranno per altrettanto tempo alle nostre brevi esistenze. I fatti di quest’estate, soprattutto la terribile tragedia della Marmolada, ci hanno però convinti del contrario. Le Alpi, così come tutto il Mediterraneo, stanno assistendo purtroppo ad un innalzamento di temperatura quasi due volte più veloce rispetto all’emisfero boreale. Questo riscaldamento ha già provocato una riduzione delle specie animali e vegetali, un calo della disponibilità idrica, un maggiore stress climatico per le foreste e un aumento dei pericoli naturali, spesso imprevedibili, che possono avere ricadute anche sull’uomo. Nell’area alpina, che comprende all’incirca 191.000 kmq e si estende su 8 paesi (Italia, Germania, Svizzera, Austria, Slovenia, Liechtenstein, Francia, principato di Monaco), vivono infatti più di 14 milioni di persone. Sono comunità caratterizzate da una forte identità, che è necessario tutelare. Per questi motivi, per proteggere un ambiente unico al mondo e i suoi abitanti, i paesi che nei loro confini comprendono anche il territorio alpino, oltre alla Comunità Europea, nel 1991 decisero di firmare un accordo al fine di adottare una politica comune: la Convenzione delle Alpi. Da allora il trattato è stato continuamente integrato. L’obiettivo finale ad oggi è raggiungere la neutralità climatica e la resilienza delle Alpi entro il 2050, attraverso strategie condivise tra gli otto paesi e una piattaforma on line alla quale si può accedere, per entrare a far parte della community. I progetti di cui si occupa la convenzione riguardano diversi aspetti. Le Conferenze delle Alpi del 2019-2020 e il Comitato Consultivo sul Clima Alpino, attraverso il piano d’azione per il clima 2.0 del 2020, hanno individuato come ambiti di intervento prioritari i seguenti: il settore trasporti, la gestione dell’energia, il turismo, la tutela dai pericoli naturali, la gestione dell’acqua e del suolo, la pianificazione territoriale, la decarbonizzazione dell’agricoltura, la tutela delle foreste e della biodiversità. Tra i vari punti del piano d’azione, troviamo, ad esempio, obiettivi e strategie volti a ridurre il trasporto su strada, specie di merci, responsabile del 30% delle emissioni di anidride carbonica sulle Alpi. Le misure di intervento prevedono di abbassare il volume dei trasporti, anche introducendo tariffazioni, sostituire il trasporto tradizionale con modalità alternative; introdurre forme di bigliettazione integrata per la mobilità delle persone con i mezzi pubblici; favorire lo sviluppo di tecnologie innovative, volte alla decarbonizzazione dei mezzi ed eliminare progressivamente la circolazione di veicoli con motori inquinanti, sostituendoli con alternative a basse emissioni. In merito al turismo, si punta invece ad analizzare gli indicatori di successo del turismo sostenibile, a diffondere i dati relativi all’impatto delle attività turistiche in area alpina, ad allineare i canali di finanziamento del turismo green e provvedere alla formazione in materia degli operatori del settore. Tante altre sono le strategie previste anche per gli altri punti nodali del piano d’azione per il clima.

Le Alpi, insomma, proprio in virtù della loro delicata situazione e del loro ruolo, possono diventare, nei prossimi anni, un cantiere di sperimentazione di strategie volte a renderle sempre più resilienti ai cambiamenti climatici. E tale azione condivisa può fungere da modello anche per altri territori. Perché il cambiamento climatico non ha confini, e occorre coordinarsi in maniera cooperativa per affrontarlo con intelligenza e lungimiranza.

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.