Cosa può dirci la “silenziosa” avanzata del rap? 

Aprendo online la sezione Tendenze di Youtube o le classifiche di Spotify, si scoprono le canzoni più ascoltate recentemente. I numeri sono il risultato soprattutto degli ascolti dei ragazzi, anche perché contano anche gli utilizzi in sottofondo nelle storie di Instagram. Insomma, in un minuto si può sapere con che musica sta crescendo una buona parte della prossima generazione. Questi gli autori delle dieci canzoni più ascoltate negli ultimi giorni su Youtube: Shiva (x2), Rocco Hunt, Rondo, Butrint Imeri, Geolier, Tiziano Ferro, Paki (x2), Lazza. Riassunto per i non esperti: un cantante pop (T. Ferro, che ha appena pubblicato un singolo) e sette rapper/trapper, di cui uno straniero (Kosovo). 

Il dato non è un caso: nell’ultimo anno la situazione è sempre la stessa, con un dominio assoluto del rap e della trap, tranne nei momenti di uscita di qualche grosso singolo pop (Jovanotti su tutti). Non potendo dilungarci sulla differenza tra il rap e la trap, basti dire che la seconda è un sottogenere del primo, e per questo da ora, semplificando, parlerò solo di rap.

I gusti cambiano, e fin qui ci siamo. Rimpiangere i tempi in cui in radio giravano prima Battisti, poi Baglioni, poi gli 883 e infine Antonacci, è rassicurante ma non serve a molto. Ciò che vale la pena notare è un cambiamento radicale nel genere: La canzone del sole non assomiglia a Come mai o a Sere Nere, però questi pezzi condividono una certa tranquillità, soprattutto a livello musicale. Dagli anni Cinquanta in poi ascoltare la musica del momento voleva dire ascoltare musica “leggera”, per distinguerla da quella classica e quella popolare. Per alcuni decenni in questo contenitore hanno sconfinato anche cose che così leggere non erano, come alcuni grandi cantautori italiani, in grado di scrivere opere d’arte che hanno scalato anche le classifiche delle vendite: La donna cannone è una canzone di livello alto, però ha avuto anche un grande successo commerciale.

Qualcosa di questo meccanismo decennale si è rotto. In testa alle classifiche i ragazzi di oggi non mandano quasi mai pezzi costruiti su un giro di chitarra. Qualcosa ha preso il loro posto: è il genere portato sotto i riflettori da Fabri Fibra intorno all’anno 2006. Il rap italiano c’era già, ma rimaneva underground, espressione di rabbia e critica sociale. Da quell’anno le cose si sono evolute, tanto che ora avrebbe forse più senso parlare di pop-rap (i pezzi della classifica sopra parlano quasi tutti d’amore, non di società!), ma il fatto rimane: il rap è il nuovo pop. Perché è significativo questo passaggio? Cosa porta di nuovo?

Sicuramente ciò che più colpisce è la rabbia. Già alle scuole medie, oggi, si è abituati a testi aggressivi, tendenzialmente volgari, che prima erano solo di una parte ribelle di società. Persino i tormentoni estivi sono passati talvolta sotto il controllo di ex rapper, come Fedez e J-Ax. 

Le statistiche ci dicono che i ragazzi di oggi rispetto a vent’anni fa bevono meno, consumano meno droghe, compiono meno reati, hanno persino meno rapporti sessuali da minorenni, eppure una gran parte di loro ascolta pacificamente testi che sarebbero stati considerati senz’altro trasgressivi dai coetanei di fine anni Novanta, che canticchiavano Cinquanta Special (che a un sedicenne medio di oggi sembra una canzone per le scuole elementari!). Da dove viene questo grande bisogno di sentirsi grandi, forti? La crisi delle certezze economiche post 2008? Il trionfo dell’apparenza sui social? O è solo l’usura di decenni di un certo tipo di pop?

Cosa può dirci la “silenziosa” avanzata del rap? 

Aprendo online la sezione Tendenze di Youtube o le classifiche di Spotify, si scoprono le canzoni più ascoltate recentemente. I numeri sono il risultato soprattutto degli ascolti dei ragazzi, anche perché contano anche gli utilizzi in sottofondo nelle storie di Instagram. Insomma, in un minuto si può sapere con che musica sta crescendo una buona parte della prossima generazione. Questi gli autori delle dieci canzoni più ascoltate negli ultimi giorni su Youtube: Shiva (x2), Rocco Hunt, Rondo, Butrint Imeri, Geolier, Tiziano Ferro, Paki (x2), Lazza. Riassunto per i non esperti: un cantante pop (T. Ferro, che ha appena pubblicato un singolo) e sette rapper/trapper, di cui uno straniero (Kosovo). 

Il dato non è un caso: nell’ultimo anno la situazione è sempre la stessa, con un dominio assoluto del rap e della trap, tranne nei momenti di uscita di qualche grosso singolo pop (Jovanotti su tutti). Non potendo dilungarci sulla differenza tra il rap e la trap, basti dire che la seconda è un sottogenere del primo, e per questo da ora, semplificando, parlerò solo di rap.

I gusti cambiano, e fin qui ci siamo. Rimpiangere i tempi in cui in radio giravano prima Battisti, poi Baglioni, poi gli 883 e infine Antonacci, è rassicurante ma non serve a molto. Ciò che vale la pena notare è un cambiamento radicale nel genere: La canzone del sole non assomiglia a Come mai o a Sere Nere, però questi pezzi condividono una certa tranquillità, soprattutto a livello musicale. Dagli anni Cinquanta in poi ascoltare la musica del momento voleva dire ascoltare musica “leggera”, per distinguerla da quella classica e quella popolare. Per alcuni decenni in questo contenitore hanno sconfinato anche cose che così leggere non erano, come alcuni grandi cantautori italiani, in grado di scrivere opere d’arte che hanno scalato anche le classifiche delle vendite: La donna cannone è una canzone di livello alto, però ha avuto anche un grande successo commerciale.

Qualcosa di questo meccanismo decennale si è rotto. In testa alle classifiche i ragazzi di oggi non mandano quasi mai pezzi costruiti su un giro di chitarra. Qualcosa ha preso il loro posto: è il genere portato sotto i riflettori da Fabri Fibra intorno all’anno 2006. Il rap italiano c’era già, ma rimaneva underground, espressione di rabbia e critica sociale. Da quell’anno le cose si sono evolute, tanto che ora avrebbe forse più senso parlare di pop-rap (i pezzi della classifica sopra parlano quasi tutti d’amore, non di società!), ma il fatto rimane: il rap è il nuovo pop. Perché è significativo questo passaggio? Cosa porta di nuovo?

Sicuramente ciò che più colpisce è la rabbia. Già alle scuole medie, oggi, si è abituati a testi aggressivi, tendenzialmente volgari, che prima erano solo di una parte ribelle di società. Persino i tormentoni estivi sono passati talvolta sotto il controllo di ex rapper, come Fedez e J-Ax. 

Le statistiche ci dicono che i ragazzi di oggi rispetto a vent’anni fa bevono meno, consumano meno droghe, compiono meno reati, hanno persino meno rapporti sessuali da minorenni, eppure una gran parte di loro ascolta pacificamente testi che sarebbero stati considerati senz’altro trasgressivi dai coetanei di fine anni Novanta, che canticchiavano Cinquanta Special (che a un sedicenne medio di oggi sembra una canzone per le scuole elementari!). Da dove viene questo grande bisogno di sentirsi grandi, forti? La crisi delle certezze economiche post 2008? Il trionfo dell’apparenza sui social? O è solo l’usura di decenni di un certo tipo di pop?

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Pubblicato da Alessandro Zanoner

Nato a Trento nel 1993, insegnante di italiano, latino e storia nelle scuole superiori. Suonatore di strada con umili tentativi da cantautore e scrittore. Mi piacciono la montagne e il Mar Tirreno; viaggio con una buona frequenza, soprattutto in centro Italia. Un pomeriggio a Roma una volta all'anno, minimo. Pavese, Moravia ed Hermann Hesse i miei autori preferiti in narrativa. Per la musica De Gregori, Vinicio Capossela, Lucio Battisti e Giovanni Lindo Ferretti.