Cosa spaventa più di una notte senza stelle?

Voglio essere sincero: fin dalla più tenera età il lupo non mi ha fatto nessuna paura. Mi raccontavano queste fiabe in cui il peloso animale ne combinava di tutti i colori, ce la mettevano tutta a terrorizzarmi, ma era fatica sprecata. Anzi, succedeva che me la ridessi perfino di gusto. 

Nemmeno il buio mi inquietava più di tanto. Da piccolo bastava solo che ovviassi ad un problema pratico di orientamento e il più era fatto; durante l’adolescenza, invece, l’ho trovato subito compatibile con la mia indole umbratile e notturna.

Oggi succede che a spaventarmi è esattamente la situazione opposta. La “loro” assenza. La non-presenza.

Fa discutere il cosiddetto ritorno del lupo sulle nostre Alpi. Camilla Jerta Rampoldi ha provato a fare il punto interpellando le parti coinvolte. Tanto per capire se dobbiamo essere più noi a stare attenti al lupo o più lui a guardarsi da noi umani. Del resto, tutto sta cambiando molto velocemente attorno. Ce lo testimonia l’antropologo Duccio Canestrini, ma anche il quattro volte campione del mondo Gustav Thöni, che abbiamo avvicinato in occasione del suo 70esimo compleanno. 

Un’altra antropologa, Irene Borgna, ha appena terminato un originale viaggio in Europa, alla ricerca della notte autentica, senza inquinamento luminoso. Non poter più godere della primordiale oscurità, della magnificenza di un cielo stellato sarebbe terribile. Un po’ come tornare bambini e dover revisionare le più ataviche convinzioni, le matrici del bene e del male. E se il lupo era lo spauracchio, ora il timore è non essere più disposti a concedergli un angolo di mondo in cui poter vivere. Se l’oscurità era l’arma segreta dello sbilenco metodo educativo dei nostri padri, ora è la sua privazione – la condanna ad una luminosità perenne – a lasciarci senza fiato. Cosa c’è di più sconcertante e spaventoso del non distinguere più il giorno dalla notte?

direttore@trentinomese.it

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.