
Penso sia l’incubo di tutta quella generazione di genitori che ha intrapreso studi per così dire “classici” e che magari si illudeva che i figli ne seguissero le orme o quantomeno le cromosomiche inclinazioni al mestiere. E invece no. Oggi dobbiamo fare i conti anche con questo. Capita spesso di vedere i ragazzi assorti, quasi immersi dentro allo schermo liquido del telefono. Al “Cosa stai guardando?!” dell’adulto sospettoso – e rompiscatole – i nativi digitali sciorinano tutta una serie di nomi incomprensibili, fantasiosi mix in cui si ritrovano acronimi, numeri, sigle, soprannomi. Insomma tutti “youtuber”, cioè, letteralmente, coloro che pubblicano (o postano, per essere precisi) sul grande canale di video di Internet. E cosa diavolo ci mettono in questi video? Ho chiamato a rapporto il primo figlio che avevo sottomano e mi sono informata. Si tratta di ragazzi che, in location molto alla buona (come il divano di casa per intenderci) si riprendono mentre commentano una situazione postata da altri, una canzone o un gioco online. Dopo un breve formulario di saluto, tali soggetti seguono un filmato e ci parlano sopra, spesso in maniera molto colorita e disinvolta. I più impegnati commentano situazioni sentimentali e snocciolano consigli; i più studiosi parlano di come affrontare un tema o un esame; la maggior parte dà istruzioni live su come superare il livello di un gioco. Ma qual è lo scopo di tutta questa attività? Chiaro. Ottenere il maggior numero di condivisioni, in attesa che diventino virali. E per diffondere in maniera capillare, si utilizzano tutti gli strumenti più adatti del momento, cioè i social. In un’intervista sul perché del suo successo, uno degli youtuber più noti del momento ha sottolineato la motivazione: in un’epoca in cui i giovani faticano a trovare lavoro, mostrarsi sulla rete significa crearsi molte opportunità di sfondare in questo settore o ad esempio nel mondo della tv. Ma quanto si guadagna? Dipende dalla visibilità; chi ha tanti iscritti può contare su pubblicità e partnership. Certo non mancano i rischi: se calano le condivisioni, cala proporzionalmente anche la popolarità e di conseguenza l’opportunità di successo e guadagno. Per sfondare – dicono – ci vogliono ingegno, fantasia, organizzazione, capacità di aggiornarsi e reinventarsi, sempre sull’onda del momento. Insomma tutte quelle caratteristiche che sarebbero servite anche per intraprendere un buon corso di studi o un percorso professionale.