Una delle domande più fastidiose che un bambino si sente rivolgere dagli adulti è “Che cosa farai da grande?”. Ancora peggio, se la stessa domanda viene rivolta ad un adolescente, che grande ritiene di esserlo già. In passato, almeno tra i maschi, la risposta più frequente era senza dubbio il calciatore. Anche chi con il pallone era un’autentica schiappa, non poteva fare a meno di sognare quel mondo dove convivevano armoniosamente auto di grossa cilindrata, ville con piscina e storie d’amore da prima pagina. In tempi più recenti, il calciatore è stato sostituito dallo chef nei sogni ad occhi aperti. Non il classico cuoco in sovrappeso che cucina fettuccine al ragù in una trattoria, ma lo chef televisivo dal fisico palestrato, che gestisce un ristorante stellato e parla di cottura molecolare con la disinvoltura di uno scienziato. Ma anche i cuochi (pardon, gli chef) hanno perso smalto a causa della pandemia. Non soltanto per i ristoranti chiusi e tristemente vuoti, ma perché durante il lockdown, la gente si è trovata con tanto tempo libero e la tecnologia come unico interlocutore. Così, migliaia di persone hanno scoperto che impastare una pizza o una crostata non è poi tanto difficile e gli chef sono improvvisamente diventati comuni mortali.
Un altro lavoro che in tempi di videolezioni non attira proprio è l’insegnante. A nessuno piace l’idea di stare dietro uno schermo e di non poter vedere quello che fanno gli studenti, mentre il prof si sforza di spiegare. C’è chi guarda il cellulare, chi dopo aver sbadigliato un “Presente” durante l’appello si ritiene libero per il resto dell’ora e chi segue dal letto, con le coperte ben rimboccate e cede al sonno dopo pochi minuti.
Di fronte a questo sfacelo, torna di attualità il tema dell’innovazione in ambito scolastico, visto che la tecnologia ha fatto passi da gigante. E pensare che fino a pochi anni fa, nelle scuole elementari c’era una sola LIM (lavagna interattiva multimediale) in tutto l’edificio, che veniva guardata con religioso rispetto.
Per stimolare l’interesse degli studenti demotivati dalla didattica a distanza, un passo ulteriore potrebbe essere quello di collegare la scuola con i videogiochi. Di fronte a questa possibilità, ecco che gli aspiranti prof potrebbero aumentare a dismisura. Il primo dei vantaggi, sarebbe l’interesse incondizionato di molti alunni. (Certo non sappiamo in che misura i videogames potrebbero adattarsi alle materie scolastiche…)
Anche la fisica, la matematica e le scienze potrebbero essere apprese tramite giochi ad hoc che permetterebbero anche ai meno studiosi di appassionarsi alla materia.
Ecco quindi un’altra professione ambitissima, il creatore di videogiochi. Alzi la mano chi, dopo una vittoria reale su Fortnite, non abbia pensato almeno per un istante, di poter creare un gioco simile o anche migliore, se solo avesse avuto a disposizione il talento e i mezzi finanziari.
Per chiudere il cerchio delle professioni del futuro prossimo, eccoci alla più desiderata: lo youtuber. Al contrario di quello che si potrebbe pensare, non sono solo i ragazzini allergici ai libri, a sognarlo. Accanto ai videomaker che cercano di strappare risate ingozzandosi di hamburger o mostrando la loro abilità nei videogiochi a suon di parolacce, si sta facendo strada infatti una nuova categoria, quella degli youtuber che promuovono contenuti culturali, dalla storia, al marketing all’economia. Per ora si tratta di un fenomeno di nicchia, con poche centinaia di migliaia di iscritti a fronte dei milioni di seguaci dei gamer più famosi. Però qualcosa si sta muovendo ed è possibile che tra i tanti giovani youtuber che propongono mappe concettuali e formule matematiche esca il nuovo Alberto Angela.