Don Backy: sognando l’immensità

Don Backy, all’anagrafe Aldo Caponi, cantautore, attore, scrittore di libri e saggi, autore di teatro, disegnatore di fumetti, un vero protagonista della musica e della cultura e sempre innovativo. Tra le sue grandi canzoni “L’immensità”, “Canzone”, “Poesia”, ”L’amore”, “Sogno”, “Un sorriso”, “Bianchi cristalli sereni”, “Sognando”.

Come ti sei appassionato alla musica?

Non ero spinto dal sacro fuoco dell’arte ma nel ’57 vedendo il film “Senza tregua il rock’n roll” ascoltando “Rock around the clock” di Bill Haley ne sono rimasto affascinato. In quel momento ho desiderato di fare anch’io quelle cose. In una balera nei dintorni di Santa Croce, la “Sirenetta” di Castelfranco, con un gruppo di ragazzi cantavo le canzoni inventando le parole in inglese, superando piano piano gli ostacoli che erano tipici dei piccoli centri. Ho proseguito, ho comprato una chitarra iniziando a strimpellare e poi è capitato che un mio amico mi offrisse lo spunto per scrivere la mia prima canzone “La storia di Frankie Ballan”. E’ la storia di due ragazzi che scappano di casa per amore e così ho scoperto che riferendomi alle cose che la vita mi avrebbe messo davanti le avrei potute cantare con la mia sensibilità.

Come ha iniziato con il Clan di Celentano?

Quando sono entrato nel Clan mi sono affidato inizialmente a delle cover perché ritenevo che quello che scrivevo io non erano canzoni all’altezza di essere presentate e ora posso dire, sbagliando perché quelle piccole canzoni di allora che qualche tempo fa ho inciso in un cd, erano proprio deliziose ed erano invece più adatte a quelle americane che avevo inciso. 

E come è finita invece?

E’ stata una esperienza molto nuova per l’epoca. Sono rimasto nel Clan 5 anni come da contratto. Ho capito più tardi che non era altro che una raccolta di giovani talenti intorno ad Adriano che non servivano altro che a costruire il  basamento per il suo monumento. Si faceva fatica ad emergere se avevamo un po’ di stoffa e  quando ho incominciato ad emergere sono successi i problemi e la cosa si è rotta definitivamente.

Il tuo nome d’arte?

Al Clan non piaceva il mio nome Aldo Caponi. In una riunione ho detto che volevo il nome Daniele che fu cambiato in Dan, ero affezionato a uno dei fratelli degli Everly Brothers e anche in onore di Don Gibson,  diventò Don.  Adriano ha buttato lì per ridere Cocco Bacillo  perché avevo sempre il raffreddore per l’allergia al fieno e cambiando qua e là don bacillo poi don baci e alla fine Don Backy che piacque a tutti ed è rimasto.   

A cosa si ispirano le tue canzoni?

Ho sempre raccontato storie vere perché io non invento niente e scrivo soltanto per me stesso e poi ci sono molti colleghi ai quali piacciono alcune mie canzoni e le hanno incise praticamente tutti da Mina e a Gian Pieretti, dai Camaleonti ai Negramaro e via via. Se scrivessi per gli altri non sarei in grado di farlo entrando nella loro personalità, scriverei qualcosa di posticcio che sicuramente non mi farebbe onore. Tranne in due casi: per Mina la canzone “Nuda” tra l’altro censuratissima, perché sono riuscito ad immedesimarmi in quello che  poteva essere il suo pensiero e “ Ho scritto fine” per Mario Tessuto per aiutarlo e questo gli ha portato fortuna vendendo più di 100.000 copie, un bel risultato per un ragazzo che l’anno incise il grande successo di “Lisa dagli occhi blu”. Di “Nuda” posso dire che le più belle pin up italiane l’hanno incisa e proposta nei loro spettacoli. Moana Pozzi la cantava tutte le sere nei night , avevo sentito che in una intervista parlava di questa canzone scritta da Cristiano Malgioglio. Ho così telefonato al produttore Gianni Schicchi per dirgli che la canzone in realtà l’avevo scritta io.

Come è nata la grande canzone “L’immensità”, un vero patrimonio?

E’ una canzone che credo abbia travalicato il tempo e lo spazio diventando universale. E’ nata in una notte di pioggia tornando da un concerto in una situazione particolare e la sensibilità di artista ha fatto il resto. Una canzone che per tanti può dare anche conforto “io lo so tutta la vita sempre solo non sarò”. E anche per altre composizioni sono veramente felice perché ho regalato emozioni a milioni di persone come dimostrano i commenti attuali a tante mie canzoni dicendo che avrei meritato ancora di più di quanto ho avuto. Mi fa molto piacere perché forse vuol dire che allora ero troppo avanti e oggi la gente riesce a penetrare meglio in quello che ho scritto.

Anche “Sognando” è innovativa.

E’ un brano dedicato ai matti e sono stato il primo nel ’71 a parlare di manicomio e dei suoi ospiti prima ancora della legge Basaglia del ’78, inserito in due film. In un certo senso ho contribuito anch’io ad aprire queste strutture palando del problema della follia e di come venivano trattate queste persone.

E come ti sei cimentato nell’attività letteraria?

Ho iniziato con Feltrinelli nel ’67, il primo cantautore a pubblicare un romanzo,  e ho proseguito smontando la grammatica e la sintassi a modo mio, riempiendo i libri con tante novità che non si può fare a meno di leggerli divertendosi, son tutti racconti assolutamente improbabili e ti danno delle emozioni che le persone cercavano. E’ uscito il mio nuovo lavoro, 5 racconti contenuti in un unico volume “Senza capo nè coda”, editore C.N.I. che ha già pubblicato il libro con i testi di tutte le mie canzoni “Testi come poesie”. E’ l’avventura in 5 città diversi di due cugini toscani alla ricerca di 5 note che comporranno un breve motivo che consentirà loro di aprire una cassaforte con l’eredità di uno zio. Adesso uscirà “A spasso per il tondo”, che contiene i due volumi ripubblicati “Io che miro il tondo” e “Cascasse il tondo”, lo consiglio.

Come riesci a coniugare la tua arte in tante attività diverse?

Io non potrei fare l’autore di canzoni e basta, non mi sentirei realizzato perché ogni tanto ho bisogno di spaziare in altre direzioni per provare nuove emozioni e darle al pubblico con il disegno, la scrittura, il cinema, il teatro. Se sento la stanchezza nel dover ripetere una certa cosa io mollo tranquillamente  e mi dedico ad altro perché altrimenti diventa una routine. Io sono un artista istintivo e anomalo non bevo non fumo vado a letto presto e mi sveglio presto alle 5 del mattino contrariamente a quello che fanno gli altri, sono una persona normale e comune che ha fatto tante cose e ne sono orgoglioso.

E’ più difficile fare successo ai giorni nostri?

No, se sei disposto a fare la marionetta nelle mani di qualcuno che pensa di poterti usare in un certo modo, vedi a Sanremo dove vedremo tra un po’ vedremo qualcuno che fa l’amore sul palco, cose folli, non c’è freno a niente, per alcuni è progresso per me e tanti altri no. Se qualcuno invece si esibisse in smoking e farfallino sarebbe anticonformista al massimo tra tutto questo conformismo e cantasse qualcosa di attuale però che avesse la parvenza di canzone, secondo me sarebbe un bel colpo.

Come lavori con i nuovi strumenti digitali?

L’entusiasmo non mi manca, la capacità di poter offrire ancora qualcosa pure, vedo che le mie cose finiscono sempre per interessare anche grazie ai social che consentono di divulgare notizie e prodotti proseguendo il contatto con il pubblico. Mi assegnano spesso il titolo di poeta ma per me la cosa più importante è emozionare.

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Pubblicato da Giuseppe Facchini

Giornalista, fotografo dello spettacolo, della cultura e dello sport, conduttore radiofonico. Esperto musicale, ha ideato e condotto programmi radiofonici specialistici e di approfondimento sulla storia della canzone italiana e delle manifestazioni musicali grazie anche a una profonda conoscenza del settore che ha sempre seguito con passione. Ha realizzato biografie radiofoniche sui grandi cantautori italiani e sulle maggiori interpreti femminili. Collezionista di vinili e di tutto quanto è musica. Inviato al Festival di Sanremo dal 1998 e in competizioni musicali e in eventi del mondo dello spettacolo.