È già un nuovo anno scolastico, bellezza!

Guarda, senti, io quasi non ci credo. No, dimmelo se sto sognando. Ma come è stato possibile che il tempo sia passato così in fretta? Eppure è così. Siamo arrivati in un blitz  ad un altro primo – e purtroppo inevitabile – primo giorno di scuola. Guarda, ho già mal di testa, proprio no, no… non me la sento! Ho pure mal di pancia, male alle gambe, le spalle pesanti. Per non parlare del sonno! Un sonno da morire! Cioè, mi si chiudono proprio gli occhi! Ma chi era più abituato a questi orari? Ma che senso ha svegliarsi all’alba per dormire sul banco? Al suono del campanello la solita ressa (nonostante le restrizioni) per imboccare le scale: ho rimediato, come al solito, un’infinità di spintoni. Insomma, una corsa disperata per il solito, vecchio motivo: occupare il banco in fondo, preferibilmente quello vicino alla finestra. Quello che dà l’idea della libertà, anche se adesso, per noi, poter fuggire è solo un’idea folle! Ecco, lo sapevo, io ho beccato il solito, quello con le gomme da masticare attaccate sotto e la gamba che traballa. Noooooo!!! E la sedia, che scomoda! Ma come ho fatto a sopravvivere ad anni di arredo scolastico! Intanto arriveranno maree [e montagne] di carte da far firmare. E magari pure i libri in comodato d’uso, così ci spacchiamo la schiena subito! Poi ho tutte le mani impiastricciate di gel, ma che schifezza! A scuola c’è sempre quello più scarso, che puzza e si appicca dappertutto! E intanto ci stiamo sbirciando… Qualche sorriso stretto, qualche gesto di OK e qualche altro di disperazione. C’è chi simula un taglio alla gola da film horror… ci credo! Più horror del primo giorno di scuola non c’è! Facciamo un sacco di gesti che hanno tutti un unico, grande significato: “È finita raga; cioè… si comincia, ma è finita!” L’unica strategia di sopravvivenza è quello di fare gruppo per non cedere mai. Fantastico, siamo di nuovo noi, la classe. Ed ecco il momento, altrettanto inevitabile, pesante come il calendario scolastico: l’arrivo della prof. Il solito “Buongiorno ragazzi!”, quasi sillabato, ben scandito, pronunciato ancora sulla soglia dell’aula, in attesa di vederci in piedi, pronti a rispondere all’unisono “Buongiorno prof!” E poi vedrai, il solito discorso di stampo evolutivo: ”Ma come siete diventati grandi… daiii, non ci credo! Quasi quasi non vi riconoscevo! Tu hai messo gli occhiali, tu hai tagliato i capelli, tu sei altissimo, tu hai qualcosa di diverso, non riesco a capire cos’è… ah! Hai messo l’apparecchio! E tu? Ma sei tu? Sei proprio tu?! Incredibile dai! Che cambiamento!”

Sì ma prof – mi verrebbe spontaneo dirle così, a bruciapelo – la vita continua anche dopo la fine della scuola sa? Ma lei prosegue imperterrita: “Saranno state le vacanze a cambiarvi così… A proposito..! (Dirà già con aria da interrogazione, ma non è che mette già il voto a chi risponde? Questa è capace di tutto, anche il primo giorno di scuola!) Insomma continua a chiedere con quella sua vocina squillante: “Avete passato delle buone vacanze? Dove siete stati? Chi vuole raccontare che cosa ha fatto, mese per mese, momento per momento, attimo per attimo, istante per istante?” E chi si ricorda prof! E poi lo dice così per dire, per farci parlare, figurati quanto gliene frega! Che mal di testa! No no, guarda, proprio oggi no, non me la sento..! E speriamo non attacchi con la storia dei compiti delle vacanze! Il primo che tira fuori l’argomento non esce vivo da quest’aula, assicurato! No, perché questa è capace di chiedere subito le schede libro, le sintesi e i riassunti! Ma adesso basta scrivere, ti saluto, sta arrivando! Eccola, è lei, è la prof! Ha un foglio in mano, sta per leggere qualcosa, si intravede il titolo. “Primo giorno di scuola”, mi pare… sarà il solito saluto alla sua maniera, con quella mania della scrittura che ha! Anche lei è diversa però; ha cambiato occhiali? Ha la giacca nuova e i calzini fluo! Ma cosa le è successo quest’estate?! Mah… Una cosa non cambierà mai: il suo solito “Buongiorno ragazzi!” pronunciato ancora sulla porta. Un buongiorno che vuol dire tante cose, ma soprattutto tre: tutti in piedi, tutti in silenzio, tutti pronti a prendere appunti. Punto. “Buongiorno prof!”

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.