El sbovo: un armistizio con gli scarafaggi?

“Salo, sior pofessor cossa che m’è vegnù en ment? De scriver en raconto en dialet…”.

“Cosa sei divenuto anche, un novelliere?”

“Ma no, no adèss… Mi l’è en pez che scrivo raconti, ma ’po i tegno ent’él casset , perché me vergogno…”.

“Sono altre le cose di cui vergognarsi: fammene leggere qualcuno…”.

“E va ben, finisso ‘sto chi ultim e ‘po ghe ‘l fago lézer. El titol el me par bel: El sbovo de Canal San Bovo. Com’èl sior professor, che en talian se dis sbovo?”

“Lo puoi dire in almeno in tre modi diversi: scarafaggio, blatta, piattola… Poi c’è il nome scientifico: lo scarafaggio più comune viene definito Blatta orientalis…”.

“E po’ gh’è el scarafone, come che i lo ciama i napoletani, i ho sentidi mi. E i dis: ogni scarafone è bello per mamma sua!”

“Giusto, è la tua fortuna!“

“E ‘po gh’ è tute le parole en dialet: sbovo, bovo, sboo, scaraboto, scaravàc , bagòs…Me salo dir elo, professor, perché i ha mess en nome cossita brut, el nome d’en sbovo, a ‘n formài ‘sì bon come l’è el bagòs de Bagolin, che no tel trovi, e se tel trovi el costa ’n ocio dela testa?” 

“Secondo me glielo ha messo qualcuno che voleva scoraggiare il consumo di questo favoloso formaggio…” 

“Perché el voleva magnàrselo tut elo!” 

“Proprio così. Ma tu, dimmi un po’: che storia è mai la tua che ha per protagonista uno scarafaggio che vive a Canal San Bovo? A chi può interessare?”

“So ben d’el bao mi a chi che la pol enteressar! A mi de sicur la me interessa, se nò no farìa la fadiga de scriverla. E anca al me nipotin, el Tiziano la doverìa enteressarghe, perché pu de na volta g’ho dit: varda che vegn el bao! Opur: no sta’ fame enrabiar, no sta’ farme vegnir el bao. E lu el m’ha domandà: coss’ èl ‘sto bao dela Madona? E mi g’ho dit: lassa star la Madona, l’è na profanazion! E lu: ma se tel disi sempre anca ti! Nò sempre: qualche volta el me scampa. Ma ti no sta’ dirlo se no to zia la se la tol con mi!”

Gli scarafaggi sono un numero enorme, diffusi nelle abitazioni umane di tutto il mondo. Ci vogliono un bene dell’anima: una volta che ci hanno contattato e sono entrati nelle nostre abitazioni non ci mollano più… Però sono molto educati e timidissimi. Hanno riguardo a mostrarsi anche perché emanano un odore sgradevole, “i spuza”. Non si fanno mai vedere, non vogliono stare tra i piedi, non vogliono disturbare. Escono la notte dai rifugi più segreti in cui stanno rintanati nelle ore di luce e solo allora diventano padroni del campo. Ma alle prime luci del giorno rispariscono. Tra loro e le donne è in atto una guerra che attende di essere cantata da un grande poeta epico. E le armi donnesche non sono le spade, le lance, i cocchi da guerra; ma gli aspirapolveri, le scope, gli spazzoloni, gli stofinacci, le finestre spalancate all’aria al sole: impariamo da loro, noi i maschietti, perché ho il sospetto che si stiano stufando “de copar quei schifosi de sbovi”. Vuoi vedere che un giorno o l’altro fanno l’armistizio con gli scarafaggi? Si mettono a darsi lo smalto alle unghie e “noi òmeni morìm magnadi dai sbovi?”

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Pubblicato da Renzo Francescotti

Autore trentino dai molti interessi e registri letterari. Ha al suo attivo oltre cinquanta libri di narrativa, saggistica, poesia in dialetto e in italiano. È considerato dalla critica uno dei maggiori poeti dialettali italiani, presente nelle antologie della Garzanti: Poesia dialettale dal Rinascimento a oggi (1991) e Il pensiero dominante (2001), oltre che in antologie straniere. Sue opere sono tradotte in Messico, Stati Uniti e in Romania. Come narratore, ha pubblicato sei romanzi: Il Battaglione Gherlenda (Paravia, Torino 1966 e Stella, Rovereto 2003); La luna annega nel Volga (Temi, Trento 1987); Il biplano (Publiprint, Trento 1991); Ghibli (Curcu & Genovese, Trento 1996); Talambar (LoGisma, Firenze 2000); Lo spazzacamino e il Duce (LoGisma, Firenze 2006). Per Curcu Genovese ha pubblicato Racconti dal Trentino (2011); La luna annega nel Volga (2014), I racconti del Monte Bondone (2016), Un Pierino trentino (2017). Hanno scritto prefazioni e recensioni sui suoi libri: Giorgio Bàrberi Squarotti, Tullio De Mauro, Cesare Vivaldi, Giacinto Spagnoletti, Raffaele De Grada, Paolo Ruffilli, Isabella Bossi Fedrigotti, Franco Loi, Paolo Pagliaro e molti altri.