Elena Ferrante e l’antica arte di raccontare storie

“L’amica geniale”, fiction tratta dal romanzo di Elena Ferrante

La notizia ha fatto in breve il giro del mondo: il romanzo “L’amica geniale”, della misteriosa Elena Ferrante, il primo della quadrilogia dedicata alle giovani napoletane Lila e Lenù, che attraversa quarant’anni di storia italiana, ha raggiunto il 1° posto nella classifica dei 100 migliori libri del 21° secolo del “New York Times”, compilata da una squadra di 500 autori di fama mondiale (integrata da critici e giornalisti afferenti alla testata). Fra gli autori in Italia più noti che compaiono ai vertici della classifica Franzen (“Le correzioni”), Ishiguro (“Non lasciarmi”), Bolaño (“2666”), Cusk (“Resoconto”), mentre gli altri due titoli che sono saliti sul podio dei primi tre classificati assieme a Ferrante sono meno conosciuti, anche se tradotti: al secondo posto “Al calore di soli lontani. Il racconto epico della grande migrazione afroamericana”, di Isabel Wilkerson e al terzo “Wolf Hall” di Hilary Mantel, storia  ambientata alla corte di Enrico VIII d’Inghilterra. Complessivamente, ai vertici troviamo dunque romanzi a sfondo storico e che “raccontano storie”, più o meno ispirate a personaggi o vicende reali, il che ci dà già una chiave di lettura.

Ma vediamo innanzitutto di inquadrare il “caso Ferrante”: il primo capitolo dell’”Amica geniale” è uscito nel 2011. La scrittrice (che qualcuno sostiene sia l’autore napoletano Domenico Starnone) aveva esordito con “L’Amore molesto”, da cui Mario Martone ha tratto il film omonimo, seguito da “I giorni dell’abbandono”, portato al cinema da Roberto Faenza. Gli ingredienti in parte c’erano già: storie di donne, storie “forti”, scritte con un linguaggio più crudo, anche se mai eccessivo, di quello poi usato per la quadrilogia.  Nel volume “La frantumaglia” Ferrante aveva raccontato la sua esperienza di scrittrice, mentre nel romanzo “La figlia oscura”, diventato ancora un film grazie a Maggie Gyllenhaal, erano tornati i personaggi femminili, con le loro lacerazioni e i loro fantasmi. Quindi “L’amica geniale”, a cui sono seguiti “Storia del nuovo cognome”, “Storia di chi fugge e chi resta” e il quarto e ultimo “Storia della bambina perduta”. Nell’autunno del 2018 è andata in onda, in Italia su Rai 1 e Timvision e negli Stati Uniti su HBO, la prima stagione della serie di Saverio Costanzo tratta dal primo romanzo, seguita nel 2019 dalla seconda stagione, tratta ovviamente dal secondo volume della quadrilogia. La vittoria di Ferrante segna la vittoria del romanzo-romanzo, il romanzo “page turner”, appassionante, che invita a girare la pagina per vedere come prosegue, un genere “senza tempo” (da che esiste l’arte del romanzo). I suoi segreti sono una trama avvincente e l’empatia che si crea fra il lettore e i personaggi, e da Manzoni a Ferrante sono grosso modo sempre gli stessi. È, in definitiva, il trionfo dell’arte di raccontare storie (un’arte in cui eccelle lo stesso Franzen, uno dei primi autori americani che compaiono nella classifica). 

Forse segna invece il passo un altro genere di romanzo, un po’ più difficile da definire: diciamo il romanzo “di ricerca”, più concentrato sulla struttura e sul linguaggio, non per amore della ricerca fine a se stessa ma perché ad esempio stravolgere il flusso naturale della narrazione significa proporre delle riflessioni, degli interrogativi, sulla natura delle storie, della memoria, della psicologia umana. Pensate a Virginia Woolf, a Flaubert, o ai postmoderni, con il loro “incasinare” la narrazione consequenziale. In ogni caso, viva la letteratura. E che a scriverla rimanga sempre un autore “umano”.

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Pubblicato da Marco Pontoni

Bolzanino di nascita, trentino d’adozione, cittadino del mondo per vocazione. Liceo classico, laurea in Scienze politiche, giornalista dai primi anni 90. Amori dichiarati: letteratura, viaggi, la vita interiore. Ha pubblicato il romanzo "Music Box" e la raccolta di racconti "Vengo via con te", ha vinto il Frontiere Grenzen ed è stato finalista al premio Calvino. Ma il meglio deve ancora venire.