“Facebook e Instagram sono andati misteriosamente offline e, per un luminoso giorno, il mondo diventa un posto più sano”, così ha twittato Edward Snowden (l’attivista noto per aver rivelato pubblicamente dettagli di diversi programmi top-secret di sorveglianza di massa del governo statunitense e britannico), alle 20.30 del 4 ottobre 2021. Ma c’è anche WhatsApp tra le applicazioni che hanno deciso di abbandonare il genere umano al suo destino. E per il genere umano è come svegliarsi da un lunghissimo coma farmacologico, un grande e sconcertante appetito e una curiosità totale nei confronti del mondo, a partire dall’esiguo spazio che circonda il letto. C’è anche il panico, certo. Il panico di chi si ritrova improvvisamente con un corpo, ma non è più tanto sicuro di conoscere bene il suo funzionamento. Ed il suo scopo.
Tutto è iniziato un po’ prima delle 18, ora italiana. Prima sono stati segnalati problemi a Milano e dintorni, poi a livello globale. WhatsApp ha dichiarato (dove, se era tutto bloccato?!): «Stiamo lavorando per risolvere il problema». Instagram gli ha fatto subito eco: «Momento un po’ complicato, ma ci siamo». Il tutto a poche ore dalle scottanti rivelazioni raccolte dal Wall Street Journal e raccontate sulla rete americana Cbs. Frances Haugen, ex dipendente di #Facebook si prepara a testimoniare davanti ai giudici americani, ammettendo nell’intervista che il social media ha scelto di allentare il controllo sulle fake news per perseguire maggiori profitti.
Neanche a dirlo, il titolo crolla in borsa.
Ma è il crollo del segnale quello che ci riguarda più da vicino. In migliaia si sono ritrovati sul divano di casa, in metropolitana, al bar, per strada per la prima volta in vita loro davanti ad un abisso, un vuoto, una certezza svanita, domandandosi che fare, come mandare a quel paese il proprio competitor, in quale strana maniera contattare i propri cari. Eccolo il panico, per chi non è riuscito a cogliere l’attimo, la famosa opportunità che la filosofia cinese fa conseguire ad un momento di crisi. Non è potuto accadere niente di molto diverso per chi sui social in questi anni ci ha costruito una professione, gli influencer, i social media manager, gli haters seriali. Proprio quelli a cui faceva riferimento giusto ieri Frances Haugen.
Di contro, per chi invece quell’attimo l’ha colto, osservando l’evento alla dovuta distanza, si sono letteralmente spalancate le porte della percezione. Per questi vi è stata la scoperta di un mondo nuovo. Un eden tranquillo e sensoriale di cui si era persa la cognizione.
“Dove siamo stati in tutto questo tempo?”, ci siamo chiesti poco prima di ricadere nel coma.