Facile parlar male del “popolo dello spritz” quando non si hanno più 20 anni

È facile parlarne male. Come sparare sulla Croce Rossa. Non sappiamo se si tratterà di una libertà destinata a crescere o se si rivelerà ben presto solo una tregua, però adesso che la pandemia ci sta concedendo di respirare un poco, che bar e ristoranti, più filiera annessa, possono ricominciare finalmente a lavorare non mettiamoci a fare i boomers brontoloni che si lamentano sempre e per ogni cosa. È vero, può essere che questa riapertura potrà richiederci un prezzo da pagare, ma anche continuare a tenere i ragazzi in costrizione potrebbe costarci caro. O no?! Pertanto, non facciamo i farisei quando, tornando dal lavoro, vediamo gruppetti di adolescenti che ridono e chiacchierano allegramente al tavolino dell’aperitivo. Togliamoci dalla faccia quell’espressione ipocrita, giudicante e schifata, quell’aria di superiorità. (Avere più anni, un’auto potente, un bel vestito, un solido conto in banca non è quasi mai uno stramaledetto merito. È solo una casualità regolata dal tempo, dalle occasioni della vita, dalla congiuntura storica, dalla fortuna.)

Il punto è che il bar non è bere e basta, il ristorante non è mangiare e basta. E se vogliamo, andare a teatro o al cinema non sono spettacolo e film e basta. Saltare come pazzi ad un concerto non è solo saltare come pazzi. Assistere ad una conferenza o alla presentazione di un libro non sono solo erudizione e cultura. E fare il tutto online è completamente disumano, perché sono anche e soprattutto le modalità che consentono di passare del tempo con le persone più care, fidanzato fidanzata, le amicizie che probabilmente ci si porterà dietro per tutta la vita. Non proprio elementi trascurabili come un sanbitter o una pizza alla diavola. Stare attorno a un tavolo, prima o dopo un evento serale, può essere socialità, dialogo, scambio di idee, confronto, corteggiamento, sfottò, solidarietà e molto altro ancora. I primi appuntamenti, le uscite per festeggiare avvenimenti o anniversari, fare nuovi incontri, vedere qualcosa di bello. In una parola occasioni per crescere. Ecco, di questo stanno privando le restrizioni, soprattutto i più giovani: degli strumenti per diventare grandi, cominciare ad attrezzarsi per capire un po’ di più il mondo che sta tutt’attorno. Molto, decisamente molto di più di un semplice spritz.

E chi ragazzo non lo è più? La riapertura non potrebbe essere un’occasione anche per loro, impigiamati già alle nove, sbuffanti quando si tratta di salutare il vicino di casa, angosciati se costretti ad uscire anche per una sola sera? Se la riapertura segnasse un cambiamento, un insperato ritorno alla socialità? Tornare a vedersi con amici persi di vista, magari fissando un appuntamento settimanale. Riaffacciarsi in un teatro o a qualche evento mondano quando non lo si faceva da anni? Si potrebbero fare scoperte interessanti. Ad esempio che certe cose non le si faceva da tempo, convinti di non averne più bisogno, ed invece, senza accorgersene, se ne sentiva una forte necessità.

È vero, se non ancora vaccinati, comporterebbe una minima dose di rischio, ma cosa, – ditemi un po’ – cosa nella vita non contempla un rischio? Ve lo dico io: niente. A parte starsene stesi e immobili in una bara, ecco, solo a quel punto potremo stare certi che non si rischierà più nulla. Da qui all’eternità.

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Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.