Fame, fame, fame, fame, fame. Queste le parole che mi apparivano ogni mattina di fronte al mio lucernario appena aprivo gli occhi. Che fame avevo? Insostenibile dai più, forse non da me. O forse sì, viste come sono andate le cose?
Sono M., vivo in questa disgraziata regione da qualche anno. Forse sono passati solo alcuni mesi, a dire il vero, non lo so perché ogni istante qui mi sembra eterno. Come perché? Beh, mi pare ovvio. Perché ho sempre fame, sono costantemente affamato di una fame insoddisfabile, che mi lascia a fine giornata piegato in due, sfinito dagli estenuanti sforzi per provare a placare l’atavica sensazione di sopravvivenza. Mi sento come un bambino a una festa di compleanno. Quando ero bambino mi piaceva molto andarci. Il grosso problema era però la costante sensazione di sete che mi attanagliava quasi fino al mattino seguente. Questo avveniva nonostante ai luculliani banchetti orchestrati dai genitori vi fosse un’incredibile quantità di bibite di qualunque genere, forse per sopperire al tremendo pensiero che spuntava dal loro inconscio di non essere, in fin dei conti, dei buoni genitori. Credo che il problema stesse proprio nell’abbondanza di zuccherose e frizzanti bevande di ogni genere. Per quanti bicchieri di carta se ne bevessero, rimaneva sempre una costante e tremenda sensazione di sete.
Ecco, io ora mi sento così, soltanto con la sensazione della fame. Ed è tremendo perché non sono più un bambino e non ho più possibilità di mascherare questo disagio. Così provo a placare la fame in qualsiasi modo. Quelli che ho trovato più confacenti al vivere sociale sono il bere e il giocare d’azzardo. Cosa? Soddisfano la fame? Direi di no, eppure permettono di vivere dei periodi di tregua che a volte possono essere salvifici.
Quel giorno sentivo che stavo vivendo qualcosa di diverso dal solito. Come se vivere soltanto per alcuni sporadici momenti non mi bastasse più. Volevo vivere bene in eterno. Così quella mattina stessa stappai quello buono e mi diressi al tabaccaio di fiducia con 300 euro. Era esattamente quanto mi serviva per poter vivere quella sensazione patinata di benessere per sempre. Ho cominciato a grattare come un forsennato. Più il tempo passava e più vivevo la convinzione che i tempi della miseria sarebbero finiti presto, che quella dannata sensazione di sete che provavo da bambino sarebbe stata solo uno scuro ricordo, che finalmente avrei potuto… Di colpo si fece scuro sulla terra, tutti i biglietti erano perdenti. Era colpa di qualcuno, qualcuno che voleva farmela pagare per la mia vita di peccato. E questo qualcuno in quel momento era incarnato nel tabaccaio davanti a me. Cominciai a insultarlo, lo morsi persino nel tentativo di smascherare la sua reale entità. Niente da fare, erano troppo più forti. Cominciai a correre a perdifiato, come quando da bambino correvo nonostante la sete non lasciasse tregua.
La differenza è che ora, invece che nel mio lettino di dolcezza, mi trovo nel buio di una galera con un biglietto di solo ritorno per l’inferno. E che fame sia, in fondo non ho mai avuto davvero una scelta.
Mordi e non vinci
Nel caldo pomeriggio di mercoledì 17 luglio a Bolzano, un uomo di 51 anni, cittadino pakistano, ha reagito in modo inusuale e inaspettato. Ubriaco e frustrato per aver perso 300 euro al “gratta e vinci”, ha colpito il tabaccaio con un pugno in testa e poi lo ha morso violentemente al braccio prima di fuggire.