di Sandra Mutschlechner e Eleonora Klauser Soldà
La costruzione del forte di Fortezza è strettamente collegata alle guerre napoleoniche, che resero nuovamente attuale il tema della costruzione di fortezze difensive presso la corte degli Asburgo. Tutti i passaggi strategicamente importanti dall’Inn al Po dovevano essere protetti. L’obiettivo era quello di difendere l’impero asburgico contro future incursioni dei nemici attraverso l’Italia settentrionale. L’allora Tirolo formava il confine con il sud ed era sia geograficamente che militarmente l’asse più importante tra il nord e il sud.
Le origini
Franz von Scholl, ufficiale e ingegnere tedesco al servizio dell’esercito austriaco, fu incaricato della pianificazione del forte. La posizione venne scelta in modo tale che il passaggio e i collegamenti con le valli circostanti potessero essere ermeticamente sigillati contro un eventuale marcia nemica. Il forte, che fu costruito a nord di Bressanone in una strettoia dell’Alta Val d’Isarco vicino all’ingresso della Val Pusteria, doveva seguire i più moderni concetti dell’architettura militare; Linee chiare, design semplice, in uno stile classico, dotato di spazi di battaglia e di difesa a prova di bomba – così Franz von Scholl immaginava il forte. Doveva essere funzionale e inconquistabile.
I lavori di costruzione
La prima pietra del forte fu posta nel 1833 sotto l’imperatore Francesco I, da cui la fortezza prese il nome. Solo 5 anni dopo, il suo successore, Ferdinando I, poté inaugurarla; quasi inimmaginabile l’enorme impegno lavorativo richiesto per la costruzione di un edificio così grande in tempi così ristretti, visto che 4500 operai e soldati lavoravano contemporaneamente al cantiere. Questo numero è ancor più impressionante se paragonato ai 3500 abitanti della città di Bressanone all’epoca. I soldati e i lavoratori venivano da tutto l’impero asburgico e così, oltre ai soldati di lingua tedesca, erano presenti slavi, ungheresi, cechi e italiani che lavoravano insieme. Gli operai durante i lavori di costruzione vivevano in campi adibiti a “baraccopoli” nei dintorni del forte. Questi campi potrebbero essere descritti quasi come villaggi, poiché furono costruiti anche negozietti di alimentari, lavanderie e cucine comuni, così come dei semplici bar, dove i soldati e lavoratori potevano rinfrescarsi dopo il lavoro. Si può immaginare quale enorme impatto abbiano avuto i lavori di costruzione, con tutte le loro conseguenze sociali, nella zona circostante.
Un capolavoro progettistico
“Nel 1833 la costruzione è iniziata e ora è finita, pittorescamente bella allo sbocco della stretta Alta Val d’Isarco, sfida come un leone tutti i nemici”. Questo è ciò che lo scrittore Beda Weber scrisse sul forte di Fortezza il 18 agosto 1838, il giorno della sua inaugurazione. La fortezza si adatta al terreno naturale, dal fondo della valle fino ai ripidi pendii. Il forte basso è fortificato con casematte e mura difensive con feritoie per i cannoni e forma lo sbarramento per assicurare la strada statale tra il nord e il sud. Verso est, il forte medio si erge su un promontorio roccioso, che controlla l’accesso alla Val Pusteria. Il forte alto, che sovrasta la valle, può essere raggiunto attraverso una scala sotterranea di 452 gradini. Serviva per la sorveglianza e la difesa di tutta la zona. Dopo aver attraversato il monumentale cancello d’ingresso, è subito chiaro il motivo per cui è stato creato il forte, ovvero per scopi di controllo e difesa. Grazie alla sua struttura, le numerose stanze che servivano come alloggio per persone e materiale, così come i tre forti individuali che sono separati tra di loro attraverso scale e rampe, la fortezza appare complessa e labirintica.
I numeri del forte
La costruzione del forte di Fortezza costò 2,6 milioni di fiorini, ovvero circa 52 milioni di euro attuali – una somma enorme per un complesso di queste dimensioni. Pertanto, il progettista Franz von Scholl ha dovuto sopportare per anni l’ironica, ma non troppo, battuta se il forte fosse fatto interamente d’argento. In realtà, la costruzione è composta da circa 20 milioni di mattoni, ognuno dei quali è stato inciso con le lettere KKF, che stanno per Fortezza Imperiale Regio (kaiserlich-königliche Festung). Inoltre, consiste in 190 metri cubi di calce portati dalla Val Badia, che rese inoltre necessario il prolungamento della strada della Val Pusteria. Per ottenere la migliore stabilità possibile, fu usato anche il granito, materiale considerato indistruttibile. I 250.000 metri cubi di granito provengono dalle cave di Pfunders, dai dintorni di Fortezza e di Bressanone e dall´altopiano di Pfalzen. Per il trasporto degli enormi blocchi di 600 kg ciascuno, furono necessarie 200 coppie di cavalli da tiro.
Lo scopo incompiuto
La realizzazione della fortezza fu un capolavoro di pianificazione e logistica, e l’uso di denaro, lavoro e materiali e tempo di costruzione fu da record. Ma nonostante tutti i costi e gli sforzi, il forte di Fortezza non ha mai dovuto dimostrare la sua resistenza. Non c’era più denaro per dotare la fortezza di attrezzature militari e inoltre gli edifici del forte non erano più conformi al tempo. Invece dei 1.100 artiglieri inizialmente destinati al forte, solo 70 uomini erano di guardia. Il forte di Fortezza diventò un deposito. Durante la prima guerra mondiale, la fortezza fu usata come ospedale, e anche i militari italiani, che ne presero il controllo dopo la fine della guerra, la utilizzarono solo come deposito di armi e munizioni.
Il mito
Dopo una veloce occupazione da parte della Wehrmacht alla fine della seconda guerra mondiale, il forte di Fortezza arrivò alla sua prima, vera leggenda. Era il 16 dicembre 1943, quando un convoglio con dodici vagoni si fermò al forte, contenente 127,5 tonnellate d’oro in lingotti e monete. Queste erano le riserve d’oro della Banca d’Italia, che erano state trasferite dal governo di Mussolini da Roma a Milano e da lì al forte di Fortezza.
A causa della sua complessa struttura e del suo enorme potenziale difensivo, era ancora considerato un luogo particolarmente sicuro. Parti delle riserve d’oro sono state spostate tre volte, con un totale di 102,5 tonnellate portate a Berlino e Berna. Quando l’esercito americano avanzò nel maggio 1945 e occupò la fortezza, nel tunnel dell’oro erano rimaste solo 25 tonnellate d’oro. Nacque il mito su dove si trovasse il tesoro d’oro rimanente, che si racconta si trovi ancora oggi in una parte segreta della fortezza. Una caccia al tesoro però non varrebbe la pena, perché, come dimostrano i documenti, le intere riserve d’oro furono rimosse già nel 1945, come riportato da un decreto ordinato dalla Banca d’Italia.
Il forte al giorno d’oggi
Molto può essere ammirato ancora oggi nel suo stato originale: sono presenti, per esempio, le casematte con i loro muri di granito, le volte di mattoni e i pavimenti di legno; la cappella della fortezza, che fu costruita nel 1845 e il cui stile neogotico forma un interessante contrasto con il funzionale “classicismo militare” degli altri edifici del forte. Ma qualcosa è cambiato molto nel corso del tempo: la fortezza è diventata un luogo aperto a tutti, un luogo di incontri culturali e di arte. Nel 2008 ha ospitato la biennale d’arte europea Manifesta 7 e nel 2009 la Mostra interregionale Labirinto: Libertà della Provincia Autonoma di Bolzano. Nel corso di queste mostre, il forte è stata ampiamente ristrutturato e da gennaio 2017 è diventato il decimo Museo Provinciale della Provincia di Bolzano. Da allora si tengono regolarmente mostre di artisti contemporanei dell’Alto Adige e non solo. L’arte è in grado di trasformare il luogo un tempo inaccessibile in luogo di interscambio e apertura.