Col suo nome latino, (essendo attraversato dalla strada romana che congiungeva la Valsugana alla Val d’Adige passando per il piccolo altopiano della Vigolana), a 12 chilometri da Trento, Vigolo Vattaro è un paese di 1700 abitati a 720 metri di altitudine. Lì nel 1960 è nata Franca Rigotti.
La piccola Franca era una mangiatrice di libri. Aveva letto tutti i classici per l’infanzia (Senza famiglia, Incompreso, Pel di carota, Il piccolo lord, I pattini d’argento, Piccole donne…). In quinta elementare aveva anche macinato I miserabili nell’edizione originale di centinaia di pagine. Ed era solo agli inizi della sua lunga marcia attraverso la lettura. Nel 1974 aveva 14 anni e l’età di scegliere i suoi studi superiori. Scelse Ragioneria: “Dopo un paio d’anni di frequenza mi accorsi che era stato uno sbaglio: avrei dovuto scegliere il Liceo Classico o le Magistrali. Una volta diplomata mi sarebbe piaciuto iscrivermi a Lettere. Ma a Trento questa facoltà ancora non c’era e la mia era una famiglia economicamente modesta, che non si poteva permettere di mantenermi all’università fuori provincia.
Venne il 1980 e il Comune decise di creare una biblioteca. In paese c’era solo la biblioteca parrocchiale, benemerita, ma che ormai non bastava più. Fecero il bando per un posto di bibliotecario e lo vinsi. Cominciai a lavorare in Biblioteca il 13 aprile: non avevo ancora vent’anni, li avrei compiuti in ottobre…”
Franca Rigotti risultava essere la più giovane bibliotecaria (e bibliotecrio) del Trentino. Era una ragazza di non molte parole, tranquilla, organizzata, infaticabile (mi è sempre sembrata la donna trentina ideale…). Guarda caso tre anni dopo era già sposata, diventando mamma di Chiara, poi cresciuta e laureata in mediazioni linguistiche. Per la Biblioteca c’era da organizzare tutto. Partì dal giro di lettori della biblioteca parrocchiale, già affezionati (fidelizzati, si ama dire adesso) alla lettura, potendo contare su un fondo di duemila libri. Cominciò col collaborare con le scuole Elementari e Medie. Invitava in biblioteca le classi leggendo brani dei nuovi scrittori per la gioventù.
Intanto aumentava ogni anno il patrimonio librario, con le acquisizioni delle pubblicazioni più moderne, più attuali, andando incontro alle richieste fatte anche dai ragazzi. Crescono i lettori e la Biblioteca si decentra aprendo due punti di lettura, dotati anche di libri propri, uno a Bosentino e l’altro a Vattaro, con otto ore di apertura alla settimana. Cresce la frequenza dei ragazzi, che chiedono indicazioni e consigli; e si mostrano preoccupati quando l’insegnante gli ha assegnato la lettura e il commento d’un libro e di tempo ne è rimasto e poco: ”Facevo loro conoscere due collane: I Corti (edizioni EL) e gli Horts (Edizioni Mondadori). Sono libri di 50, 70 pagine, che affrontano anche tematiche impegnative, ideali per le ricerche: così in breve tempo potevano leggerli e facevano bella figura” mi dice Franca.
Era una donna instancabile nell’immaginare e mettere in piedi sempre nuove iniziative culturali: “Io ho la passione per la ricerca storica: una volta all’anno uscivamo con una piccola strenna, autoprodotta, per conto del Circolo Anziani. Ecco qui il numero 1: si parla dell’arte scomparsa del carraio, della nascita della Cassa Rurale in paese, di chi ha lavorato in miniera. E viene fuori la storia dei minatori, Valentino Bailoni e Giovan Battista Fontana, recuperata in un diario del 1894-95, custodito dalla famiglia Fontana…“. Franca mi mostra la trascrizione del diario: una ventina di pagine che rievocano una vicenda di grande interesse, di due giovani del paese che sono riusciti a emigrare a Buenos Aires, ma non ci stanno bene. Hanno notizia che negli USA, nella regione di New York cercano minatori in una miniera di carbone. Ma come arrivarci? Decidono di arrivarci per mare. Riescono a imbarcarsi su un mercantile. La vita sulla nave è bestiale: attraversano l’Atlantico rotta Est, arrivano a Capo Verde. Qui rimangono stupefatti vedendo per la prima volta dei neri. Sono uomini affamati che chiedono l’elemosina. E i due trentini, pure loro affamati, gli danno almeno le loro patate. Proseguono per le Canarie, arrivano a Lisbona, attraversano una seconda volta l’Atlantico verso Ovest e finalmente sbarcano a New York per finire in una miniera di Mont Carmel… Questo eccezionale documento è recuperato da Franca assieme a molti altri che sono custoditi nella Biblioteca di Vigolo Vattaro.
E proseguono le iniziative grazie all’attivismo della direttrice di Biblioteca. Nel 2002 per conto della Provincia (Servizio Beni Librari e Archivistici) fece una ricerca che portò alla pubblicazione dei nomi locali di Bosentino, Centa San Nicolò, Vattaro, Vigolo Vattaro. Franca curò la ricerca tra gli anziani di Vigolo: furono raccolti e spiegati, con la loro storia, 423 toponimi. Dopo i documenti, i diari, i toponimi procede l’esplorazione del territorio con le foto d’epoca: assieme ai ragazzi della Scuola Media la Biblioteca ricostruisce la storia della comunità di Vigolo con una pubblicazione del 2005 che riproduce e contestualizza le vecchie foto riscoperte negli album di famiglia. Del 2007 è un originale, gran bel libro pubblicato dalla Biblioteca: I legni di Vigolo Vattaro, in collaborazione con il Circolo Arci del paese presieduto da Italo Tamanini, docente universitario, con le foto di Giovanni Bianchini e i testi dell’architetto Gian Maria Tabarelli, proprietario di quel piccolo gioiello che è il Castello di Vigolo Vattaro, dal lui restaurato con amore e bravura professionale. Foto di ballatoi, scale di legno, chiavi di legno per inchiavardare i muri, elementi di costruzioni, ruote da mulino e così via figurano in questa pubblicazione. Purtroppo la maggior parte di questi materiali, compreso il mulino Bailoni con tutta la sua attrezzatura, nell’arco di pochissimi anni, sono scomparsi. Ma almeno, tempestivamente, ne è stata salvata la loro documentazione fotografica e documentata la loro funzione per le future generazioni.
La biblioteca ha ospitato molti stages di studenti universitari: tra gli altri – nel 2007-2008 – ha supportato la tirocinante Sara Giacomelli che ha portato a termine uno studio sulle opere artistiche e architettoniche del paese, pubblicato in seguito dal Comune. L’ultimo lavoro (per ora), pubblicato dal Comune nel centenario della Prima Guerra, è Bisòn scampar – Memorie vigolane della Grande Guerra, a cura della Biblioteca Comunale. Infine, citiamo tre documentari realizzati in collaborazione con la Scuola Media e il Museo Storico di Trento, sulla Prima e Seconda Guerra Mondiale e sul Ventennio fascista. Sorprendente il patrimonio di immagini che i ragazzi hanno saputo scovare, imparando anche dai tecnici i segreti del mestiere dell’uso delle immagini. Tutto questo è ovviamente il risultato di un lavoro collettivo che ha coinvolto i ragazzi, gli adulti e gli anziani, oltre le istituzioni del paese e quelle provinciali. Ma che non si sarebbe mai potuto concretizzare senza la regia, l’immaginazione, l’intelligenza, le energie messe in campo da Franca Rigotti.
Molto importante, addirittura di portata nazionale, è stata l’avventura del premio di poesia ”Alicante”, che io stesso posso testimoniare in prima persona. Si erano svolte due edizioni di un premio di poesia a livello di paese o poco più quando, nel 1984, mi venne a trovare il professor Italo Tamanini, mio ex alunno, chiedendomi di dargli una mano per lanciare il concorso. Mi spiegò che non aveva un nome e voleva chiamarlo “Alicante” perché il gli suonava bene. Aggiunse che non c’erano soldi, non c’erano strutture, non c’era una Giuria. “Bene – gli riposi – partiamo! Lo allargammo subito a livello provinciale; i premi per i primi tre classificati li procurai io con quadri donati da alcuni dei maggiori pittori trentini, amici miei. Misi assieme una Giuria prestigiosa multiprovinciale. Le premiazioni le facevamo all’aperto scommettendo sul tempo. L’organizzazione fu del Circolo Arci in collaborazione con la Biblioteca e il Comune. Il quale costruì il sospirato l’Auditorium e subentrò, assieme alla Biblioteca, all’Arci quando questa, dopo venti anni si fece da parte. Fondamentale è stato in tutti questi anni il lavoro organizzativo della Biblioteca per il Premio ”Alicante” che divenne, alternativamente, triveneto per il dialetto e nazionale per l’italiano. È il concorso di poesia più longevo della regione (si è svolta lo scorso anno la 36a edizione), il più prestigioso e dotato di premi, uno dei maggiori del Triveneto e conosciuto anche in campo nazionale.
Nel 2016 la biblioteca si ampliò, trasferendosi nei due piani della vecchia sede ristrutturata della Famiglia Cooperativa. E la nostra direttrice di biblioteca si superò organizzando una catena umana dei ragazzi delle Elementari che – attraverso i circa trecento metri di distanza tra la vecchia e la nuova sede – si passavano dei libri.
“Vogliamo dare qualche dato in conclusione?” chiedo a Franca. “Certo: nel 2018 i prestiti sono stati 28.883 e sono in continua crescita. I libri in dotazione son arrivati a sessantamila…”. Avete letto bene: sessantamila! Subito dopo i grandi centri del Trentino nella lettura viene un villaggio: Vigolo Vattaro. E questo quando nel nostro Paese più della metà degli italiani non legge neanche un libro all’anno!
Una bella soddisfazione per la giovane bibliotecaria non ancora ventenne che, fin da bambina, mangiava a polenta e libri.