
Grande ritorno per Gianni Morandi sul palcoscenico del Teatro Ariston a Sanremo come cantante in gara dopo averlo anche vinto nel 1987 con “Si può dare di più” insieme a Ruggeri e Tozzi e averlo anche condotto. La canzone proposta è “Apri tutte le porte” scritta da Jovanotti e da Riccardo Onori. Il Gianni nazionale è una vera icona della canzone, amato da tutte le generazioni e con un percorso artistico incredibile. Da rimarcare sempre la sua proverbiale simpatia e umanità sia sul palco che nell’incontro della vita di tutti i giorni.
Gianni, ci puoi parlare di questa tua nuova esperienza?
Sono molto esperto di Sanremo, conosco la storia del Festival e il fatto di ritornarci questa volta è una gioia, un piacere, una scossa, anche perché dopo questi due anni di pandemia, è come una liberazione, una voglia di ritornare in mezzo alla gente, e di partecipare in qualsiasi modo senza pensare a risultati particolari. Mi piacerebbe che questa mia canzone scritta da Jovanotti piacesse. Dopo aver inciso l’estate scorsa “L’allegria” piano piano a me e Lorenzo è venuta l’idea di andare sul palcoscenico più importante che c’è nella musica.
Hai avuto l’infortunio serio alle mani. Come hai vissuto questa esperienza dolorosa?
I primi giorni sono stati abbastanza duri e sconvolgenti, sono stato ricoverato all’ospedale. Poi ho cominciato a capire che mi era andata molto bene perché poteva andare anche peggio e sono ancora vivo. Dal cielo qualcuno mi ha guardato e mi ha detto forse non è ancora il momento.

Qui a Sanremo sei in gara con Massimo Ranieri e Iva Zanicchi e lo scorso anno era presente anche Orietta Berti, come nelle epiche sfide di Canzonissima. Cosa vi ha caratterizzato in quel periodo?
Noi ci siamo affermati negli anni 60 e 70 in un periodo unico nella storia della musica. Il fatto di essere ancora qui è perché abbiamo lavorato, abbiamo saputo superare momenti difficili, metterci in discussione rischiato. Non è l’età che ci fa andare via la voglia di musica, quella rimane, c’è tanta voglia di stare in mezzo alla gente.
Come percepisci l’amore e l’affetto della marea di persone che ti seguono da anni?
Cerco di essere sempre la persona che è nata in un piccolo paese di montagna. Ho avuto la fortuna di avere un carattere, di aver fatto gli incontri che persone che mi hanno aiutato e che non dimentico mai. Mi ritengo un privilegiato fortunato. L’affetto delle persone mi piace e mi consola per il lavoro che faccio, un lavoro per me e per gli altri. Mi rendo conto di quanto affetto la gente mi riserva, ormai mi conoscono da così tanto tempo che un po’ siamo diventati parenti ed amici.
