Dal set in Guatemala alla sua Levico Terme. Tutto normale per Gioia, che ci rilascia quest’intervista nella suggestiva località della Valsugana, durante le Feste natalizie. Un attimo di riposo – circondata dagli affetti dei suoi cari – in attesa di riprendere l’attività cinematografica, che nel tempo si è arricchita di nuove esperienze e di nuove interessanti collaborazioni. L’avevamo incontrata qualche anno fa, sul set di “Trading Paint” (con il mitico John Travolta) e da allora ne sono successe di cose nella vita artistica di Gioia! In questa seconda chiacchierata, ci hanno colpito non solo il suo grande entusiasmo per tutto quello che riguarda il mondo del cinema, ma anche la sua naturalezza e la sua sensibilità. Che forse – aggiungiamo noi – sono proprio alcuni degli ingredienti fondamentali della recitazione. E intanto, in attesa del prossimo ciak, ci ha raccontato che…
Gioia, eravamo arrivate a parlare del film con Travolta; che prospettive si sono aperte con quella bella tappa di carriera?
Il film “Trading Paint” con John Travolta era stato girato in Alabama ed era uscito nel 2019. John Travolta è un bellissimo nome, rimane una leggenda in Italia come negli Stati Uniti. Girare con lui è stato un credito, perché è conosciuto in tutto il mondo. Oltre che una grande esperienza.
Cosa hai realizzato di recente di particolarmente importante e significativo?
Ho appena concluso le riprese di un film, “State of Consciousness”, un thriller (con la regia di Marcus Stokes) che ha come protagonista Emile Hirsch, noto per essere stato nel cast di un film molto conosciuto anche in Italia, “Into the Wild”, scritto e diretto da Sean Penn. Ricordiamo solo che quella pellicola ha ricevuto la nomination agli Oscar ed Emile Hirsch ha avuto importanti riconoscimenti per quel ruolo.
In realtà la realizzazione di “State of Consciousness” ha dovuto fare i conti con la pandemia.
Certo, questo film avremmo dovuto cominciare a girarlo nel marzo 2020 e invece è stato rimandato ad adesso proprio per la pandemia. Pensa che ho cominciato a lavorare su questo film subito dopo quello con John Travolta.
Come e quanto ha complicato la tua carriera l’emergenza sanitaria che si è abbattuta a livello mondiale?
La pandemia è stata un disastro per tantissimi settori, ed ha bloccato totalmente il mondo del cinema. Per me ha significato zero lavoro: nessuna ripresa, nessun provino. E senza provini non accedi ai lavori. Per il mondo del cinema è stato un disastro.
E a livello personale, come l’hai affrontata? Dov’eri?
Ero a Los Angeles, ero rientrata da poco negli Stati Uniti dopo aver trascorso le vacanze di Natale in Trentino. Devo dire che ho ricevuto manifestazioni d’affetto da parte degli americani, che da sempre hanno gli italiani in simpatia. Ho vissuto quel periodo con ansia, molto preoccupata per la mia famiglia; dal punto di vista pratico, l’ho passato meglio perché a Los Angeles si poteva camminare, fare sport, andare al supermercato liberamente.
Poi, appena possibile, sei tornata a Levico.
Ad agosto, quando si è allentato tutto, sono tornata in Trentino ed ho trascorso un mese con i miei genitori. Non ho mai visto Levico (sia lago che paese) così ricco di turismo da quando avevo 15 anni! Sono stata contenta di vedere così tanta gente.
Torniamo al film.
Per me questo film è molto importante perché sono anche executive producer, vale a dire ho trovato la sceneggiatura, ho trovato la storia del film e l’ho sottoposta all’attenzione di varie case di produzione. Una di queste ha acquistato la sceneggiatura e quindi il film è entrato in lavorazione.
A questo punto avete fatto il cast.
Esatto, abbiamo fatto il cast e abbiamo trovato Emile Hirsch, questo protagonista straordinario per questo film molto particolare… Avevamo bisogno di un attore molto bravo e conosciuto perché questo film è uno dei rarissimi casi in cui il protagonista è presente in ogni singola scena del film, a 360°. Pensa che il casting è durato circa un anno!
Oltre che executive producer hai anche un ruolo in questo film.
In questo film interpreto Jenny Caporale, una paziente di origine italiana rinchiusa in un istituto mentale, lo stesso in cui è rinchiuso il protagonista. Jenny è una paziente dolce, innocente, ma poi alla fine ci sarà una rivelazione su questo personaggio…
È un ruolo importante per un’attrice italiana in America.
Sì, perché c’è sempre il problema dell’inglese per noi stranieri: dobbiamo arrivare a diminuire il nostro accento per poter interpretare ruoli sempre più importanti; gli americani non gradiscono molto gli accenti stranieri.
Le riprese si sono svolte in due contesti da favola.
Abbiamo cominciato le riprese del film a settembre, in Puglia, dove abbiamo girato per due settimane. Poi ci siamo trasferiti in Guatemala e ci siamo fermati tre settimane. È stato bellissimo perché abbiamo girato molto vicino al confine tra Honduras e il Salvador; lì abbiamo ricostruito il set più grande della storia del Guatemala, meritando di finire così all’interno dell’Accademia del cinema locale. Al termine delle riprese sono andata a visitare le bellissime rovine precolombiane.
Senti, il film di che parla?
La trama del film racconta di Steven, una persona che viene accusata di un omicidio e viene rinchiusa all’interno di un istituto mentale. Ad un certo punto si ribella e tenta di fuggire da questo istituto alla ricerca della verità.
Cosa significa recitare oggi dopo tutto quello che è successo? Che cosa è cambiato?
Nel mondo del cinema sono molto severi per quanto riguarda il Covid. C’è una nuova figura lavorativa che si chiama “Covid manager”, un medico specializzato presente tutti i giorni sul set; ogni tre giorni tutti – non solo attori, quindi un centinaio di persone circa – vengono sottoposti al test molecolare.
Progetti futuri?
La collaborazione con Emile Hirsch è andata molto bene, è un artista fantastico e mi ha appena proposto un film scritto e interpretato da lui, ambientato in montagna; sto aspettando che mi mandi la sceneggiatura.
Cosa ti aspetti dal nuovo anno?
Dal 2021 mi aspetto il recupero e l’inizio di tutte le attività in qualsiasi settore; mi aspetto che tutto torni normale, che si possa ricominciare a vivere la vita di prima. Faccio tantissimi auguri a tutti i settori lavorativi, con un pensiero speciale verso il mondo del cinema, del teatro e della musica.