“Give peace a chance”

Era il 1º giugno 1969, nella stanza numero 1742 del Queen Elizabeth Hotel di Montréal, quando un giornalista piuttosto allibito domandò a John Lennon e a Yoko Ono cosa pensassero di ottenere restandosene tutto il giorno a letto, durante uno dei famosi “bed-in” di protesta, contro la guerra in Vietnam e contro ogni guerra. John rispose seraficamente: “All we are saying is give peace a chance”, ovvero “Tutto quello che stiamo dicendo è: date una possibilità alla pace”.

Forse in quel momento l’ex Beatle non si riferiva solo a “quella” pace, ovvero l’accordo politico-militare sottoscritto tra due Nazioni precedentemente in contrasto. Mi piace pensare che John stesse al contempo visualizzando una pace universale, una condizione che è collettiva, solo perché originariamente individuale. È risaputo: non essere in pace con se stessi implica il non esserlo nemmeno con chi ci sta attorno

Ma cosa significa “essere in pace con se stessi”? Accettarsi amorevolmente, senza combattersi ogni giorno, riconoscendo in maniera obiettiva i propri limiti, spunto di miglioramento, e le capacità ed i pregi di cui si è in possesso. Senza che siano per forza gli altri (un genitore, un partner, un amico, ecc.) a dover definire un sé. Senza caricare tutta questa gente di una responsabilità di cui solo l’individuo in prima persona avrebbe il dovere di farsi carico. Tutto questo in una società che fa di tutto per indebolirci, facendoci sentire dipendenti in ogni momento da qualcosa o da qualcuno. Da un medicinale, dallo schermo di uno smartphone, dalle rate di un mutuo, da una religione. Dipendenti dalla paura di una guerra, di un virus, dell’aumento dei prezzi; paura del troppo caldo, del troppo freddo, della solitudine. Curioso che poi sia quella stessa società, il medesimo potere a volerci soli, o meglio, isolati, immersi nell’illusione delle grandi compagnie virtuali, per poter meglio controllare la massa e non far sospettare nemmeno per un minuto che, sebbene sia così fuori moda e fuori dal tempo pensarci – la pace è in ognuno di noi. E se ne sta lì, come una gattina cieca che fa le fusa, in attesa che le si dia finalmente uno straccio di possibilità.

Condividi l'articolo su:
Avatar photo

Pubblicato da Pino Loperfido

Autore di narrativa e di teatro. Già ideatore e Direttore Artistico del "Trentino Book Festival". I suoi ultimi libri sono: "La manutenzione dell’universo. Il curioso caso di Maria Domenica Lazzeri” (Athesia, 2020) e "Ciò che non si può dire. Il racconto del Cermis" (Edizioni del Faro, 2022). Nel 2022 ha vinto il premio giornalistico "Contro l'odio in rete", indetto da Corecom e Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige. Dirige la collana "Solenoide" per conto delle Edizioni del Faro.