Ne abbiamo parlato con Luca Ferrario, direttore di Trentino Film Commission e Marianna Moser, green manager.
Secondo alcune ricerche effettuate nel Regno Unito, la produzione cinematografica e audiovisiva comporterebbe un impatto ambientale pari a una lampadina accesa per 500.000 anni, 90.000 vasche da bagno di benzina o 7.000 voli aerei intorno al mondo (media annua). In Italia, secondo il report “Cinema in classe A” del 2016, l’industria cinematografica produce circa 5600 tonnellate di CO2 annue, corrispondenti ad altrettanti voli tra Roma e Dakar. Insomma, dietro a quelle immagini immateriali che ci fanno sognare ed emozionare, c’è un impatto ambientale decisamente reale!
Il Trentino però da un po’ di tempo a questa parte ha tracciato una via virtuosa per rendere il cinema più sostenibile. Dal 2017 infatti esiste un riconoscimento che attesta l’attenzione ambientale della produzione cinematografica: il marchio Green Film. Ce ne ha parlato Luca Ferrario, di Trentino Film Commission, la realtà che si occupa di sviluppare il settore audiovisivo in Trentino, anche tramite l’attrazione di produzioni cinematografiche nel nostro territorio.
“Negli ultimi anni le produzioni cinematografiche nella nostra provincia sono aumentate. Prima invece si girava un film in Trentino ogni 4 anni. Questo ha portato naturalmente dei benefici promozionali ed economici, ma anche delle conseguenze, come l’impatto delle attività di produzione sull’ambiente. Non ci si pensa mai, ma ogni set è un cantiere.”
Per girare un film, infatti, viene movimentata una troupe, va allestito un set, occorre provvedere ad alloggi, bevande e pasti – pensiamo solo al numero esorbitante di caffè e alle bottigliette d’acqua -, per non parlare poi del materiale di scena e del fabbisogno energetico.
“In Trentino ci occupiamo da poco di cinema, ma siamo competenti in materia di sostenibilità ambientale, così abbiamo deciso di collaborare con Appa (Agenzia provinciale per la protezione Ambientale) per creare un disciplinare di azioni da adottare durante le riprese. Dal 2017 quindi abbiamo proposto ai film che si rivolgevano a noi la nostra certificazione Green Film, che è diventata un punto di riferimento anche per film commission di altre 6 regioni, che hanno attivato la stessa procedura tramite le proprie Arpa regionali”, spiega Ferrario.
Ma il marchio trentino non è riconosciuto soltanto in Italia, Green Film infatti è stata la prima iniziativa nel suo genere a livello europeo, ed è stata presa a modello anche da film commission di altri paesi come Belgio o Danimarca. “X Factor Danimarca, ad esempio, è certificato con il Trentino Green Film”,aggiunge il direttore.
Certo, per produttori, registi e attori, e tutto il personale tecnico coinvolto, mettere in campo le azioni previste dal disciplinare comporta un certo impegno. Il vantaggio, però, oltre a quello ambientale naturalmente, è un ritorno a livello di immagine, l’entrare a far parte di un network particolare, nonché la possibilità di ottenere una premialità concreta: un punteggio extra di 5 punti su 100, per poter accedere ai finanziamenti offerti dalla Film Commission.
Ma come funziona concretamente Green Film e cosa prevede?
Marianna Moser, green manager, spiega che il protocollo implica una serie di criteri e sottocriteri, sia per i film che per i documentari (anche se questi, per loro natura, hanno generalmente un minore impatto ambientale), che riguardano: il risparmio energetico, la modalità di spostarsi, il catering, la selezione dei materiali, la gestione dei rifiuti e infine la comunicazione. Non vi sono misure obbligatorie, tranne, fondamentale, la predisposizione di un piano di sostenibilità, da redigere prima di dare il via ai lavori, e un piano di organizzazione dei trasporti. Entrambi vanno definiti lavorando a tu per tu con il green manager.
“Prima di iniziare i lavori si provvede a stendere il piano di sostenibilità, spiega Marianna Moser, e c’è un momento in cui viene formato tutto lo staff, un kick-off meeting. Viene poi nominato anche un soggetto di verifica dell’Appa (o altri enti certificatori) che si presenta durante e al termine delle riprese. Ad ogni misura adottata viene assegnato un punteggio; il punteggio minimo totale per ottenere la certificazione Green Film è 20 e si ottiene scegliendo, tra i criteri facoltativi, quali è possibile applicare considerando le caratteristiche del progetto.”
È compito sempre del green manager, un lavorone, controllare poi, alla fine delle riprese, che quanto definito nel piano di sostenibilità sia stato rispettato, controllando ad esempio le ricevute che certifichino l’acquisto di borracce o stoviglie lavabili, piuttosto che le fatture degli hotel dove la troupe ha alloggiato o il contratto di fornitura di energia elettrica 100% rinnovabile.
Qualche volta capita che si tenda a sottovalutare l’impegno preso ed allora il green manager viene in aiuto proprio nel dare suggerimenti e correggere eventuali sviste work in progress: “Una volta ho ripreso Raoul Bova perché aveva la bottiglietta di plastica, sono molto severa, ride Marianna, diciamo che quelli che do sono più che altro dei consigli, chi decide di ottenere la certificazione green in fondo è già motivato di suo.” Le misure più facilmente attuabili sono in genere la raccolta differenziata, anche se non è così scontata come si potrebbe pensare dato che ormai l’abbiamo introiettata culturalmente, e la sostituzione di bottigliette di plastica con le borracce, al cui acquisto a volte provvede la stessa produzione.
Nonostante l’impegno richiesto, il progetto piace sempre di più. Se il primo anno in cui è stata presentata l’iniziativa si certificavano appena 1-2 film all’anno, ci racconta il direttore di Film Commission, ora sono ben 200 le opere audiovisive (film, ma anche serie, programmi tv, spot e documentari) che hanno ottenuto il marchio verde del Trentino. Tra questi spiccano anche opere di registi famosi, come Gabriele Salvatores.
“Siamo lo strumento di riferimento riconosciuto dall’Associazione italiana film Commission e anche Ispra, Istituto Superiore per la Protezione e la ricerca Ambientale, ci ha validati come riferimento principale del cinema verde in Italia, conosciuto anche in Europa. Green Film è diventato anche un ulteriore elemento di promozione del territorio Trentino. Prima infatti, se ci proponevamo a produttori cinematografici di Londra, magari potevano non conoscere il Trentino mentre ora spesso ne hanno sentito parlare grazie a Green Film.” afferma Ferrario soddisfatto.
Qualche anno fa, tra il 2021 e il 2022, Trentino Film Commission ha effettuato un’analisi a campione di 10 produzioni, per valutare l’effettiva riduzione dell’impatto ambientale dovuta all’applicazione del disciplinare, e l’impatto economico. Ne è derivato un report, visibile sul sito (www.green.film/it/greenfilm-research-lab/), che mostra come in generale i criteri previsti aiutino nella riduzione delle emissioni inquinanti, senza comportare, per altro, costi di produzione aggiuntivi.
Una bella iniziativa, per intervenire e tagliare sprechi e rifiuti anche in un settore il cui impatto sull’ambiente è apparentemente meno evidente, che allo stesso tempo contribuisce a rinforzare l’immagine della nostra provincia come un territorio attento alla sostenibilità ambientale, anche quella dei film.
Criteri per avere il marchio
Ad ogni azione è assegnato un punteggio, per ottenere la certificazione è necessario ottenere un punteggio minimo di 20 punti.
Razionalizzare l’impiego di risorse energetiche tramite: allacci temporanei alla rete elettrica; elettricità verde; illuminazione a Led.
Ridurre l’impatto dei trasporti utilizzando: mezzi euro 5; mezzi euro 6, ibridi, a metano, GPL o elettrici; preferendo alloggi entro i 10 km e/o preferendo strutture ricettive certificate.
Ridurre l’impatto della ristorazione in merito alla somministrazione di acqua potabile (no bottigliette di plastica); pasti (stoviglie lavabili); bevande calde sul set (no usa e getta).
Utilizzare materiali rispettosi dell’ambiente e favorire il loro riutilizzo senza sprechi ricorrendo a: fornitori certificati; materiali riciclati o recuperati; riutilizzo di materiali di scena; comunicazioni cartacee ridotte al minimo indispensabile.
Effettuare correttamente la raccolta differenziata sul set.
Pubblicizzare le pratiche sostenibili adottate.