Guardo il mondo da un oblò. È da codice rosso

A luglio, la capsula spaziale New Shepard della compagnia Blue Origin di Bezos, il fondatore di Amazon, ha oltrepassato la linea Karman che delimita il confine tra atmosfera e spazio, a circa 100 km d’altezza. I quattro passeggeri a bordo, tra cui lo stesso Bezos, hanno sperimentato per 4 minuti l’assenza di gravità, ammirando il panorama terrestre da un oblò, per poi rientrare in West Texas. Un viaggio straordinario durato poco più di dieci minuti, che potrebbe aprire le porte al turismo spaziale per consentire, ovvio, a chi se lo può permettere, di vivere un’esperienza incredibile oltre i confini terrestri.

Qualche settimana dopo, il 9 agosto, l’IPCC, il gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, di cui fanno parte due organismi delle Nazioni Unite, l’Organizzazione metereologica Mondiale, il Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente, hanno pubblicato l’ultimo rapporto lanciando l’allarme rosso per il pianeta: le concentrazioni di CO2 nell’atmosfera sono le più alte degli ultimi 800mila anni e l’aumento della temperatura da 50 anni è la più veloce degli ultimi duemila. Contenere la temperatura entro i 1,5° comporterebbe ondate di calore più frequenti e stagioni calde più lunghe, se arrivasse a 2°, cosa prevista entro fine secolo, alcune zone del pianeta sarebbero inabitabili, a causa dell’innalzamento dei mari. Scenari ancora più drastici sono previsti se l’aumento supererà i 3 ° o addirittura i 4°. Un aspetto interessante riguarda il rallentamento delle attività umane dovuto al lockdown 2020: riducendo forzatamente le emissioni di inquinanti la qualità dell’aria è temporaneamente migliorata, ma non si è registrata alcuna diminuzione della concentrazione di CO2 nell’atmosfera; ciò mostra che evidentemente occorrono azioni drastiche molto più durature nel tempo per vedere degli effetti. 

A pagare le conseguenze climatiche saranno soprattutto i nostri figli e nipoti, e chi vive nelle aree tra l’altro meno responsabili delle emissioni. Isole del Pacifico, ad esempio, che contribuiscono meno dello 0,23% all’inquinamento, spariranno sott’acqua entro fine secolo.

Una delle cose realmente nuove, che il rapporto IPCC mette in luce è che è ancora possibile fermare l’aumento delle temperature a 1,5°, il cui raggiungimento è previsto già entro il 2030 ed evitare così un ulteriore aumento di eventi estremi, che continueranno ad esserci. Questa è la notizia. Siamo quasi fuori tempo massimo, ma non ancora al punto di non ritorno. Un minuscolo spiraglio di possibilità esiste ancora. Occorre, oltre al nostro importantissimo impegno quotidiano, pretendere in maniera prioritaria anche un intervento della politica più lungimirante del singolo mandato, un piano di investimenti per la transizione ecologica molto più coraggioso. E, in generale, riordinare tutti le priorità. Di certo, va bene la ricerca scientifica, ma il turismo spaziale non è una priorità. Fa venire in mente, in modo un po’ beffardo, il verso della canzone di Gianni Togni: “E guardo il mondo da un oblò

Mi annoio un po’”. Non ci serve ingannare la noia come bambini viziati, ma sistemare quanto anche la noia del nostro benessere ha contribuito a rovinare.

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Pubblicato da Silvia Tarter

Bibliofila, montanara, amante della natura, sono nata tra le dolci colline avisiane, in un mondo profumato di vino rosso. La vita mi ha infine portata a Milano, dove ogni giorno riverso la mia passione di letterata senza speranza ai ragazzi di una scuola professionale, costretti a sopportare i miei voli pindarici sulla poesia e le mie messe in scena storiche dei personaggi del Risorgimento e quant'altro. Appena posso però, mi perdo in lunghissimi girovagare in bicicletta tra le abbazie e i campi silenziosi del Parco Agricolo Sud, o mi rifugio sulle mie montagne per qualche bella salita in vetta. Perché la vista più bella, come diceva Walter Bonatti, arriva dopo la salita più difficile.