Mercoledì 30 ottobre, nella quiete dell’Oratorio della Parrocchia di Ravina, è andata in scena la seconda edizione di “Holyween… festeggiando i Santi”. Non una festa come le altre, ma un momento per riflettere e celebrare ciò che, nel caos quotidiano, rischia di essere dimenticato: la santità, come ideale e come traguardo, qui e nell’eternità.
Un concetto, quello della santità, che suona quasi fuori moda, soffocato dal rumore di una società distratta. Eppure, per chi ha partecipato, questa serata è stata un richiamo potente, quasi urgente, a riscoprire la possibilità di vivere dialogando con un Dio che ci ha creati a sua immagine. Non facile, certo. Ma necessario.
La festa è iniziata con una merenda semplice, un momento di convivialità che aveva il sapore delle cose genuine, quelle che uniscono senza bisogno di grandi parole. Poi, la “Filastrocca dei Santi” e il canto “Camminiamo insieme” hanno preparato l’atmosfera per il momento più intenso: i giovanissimi, con il loro entusiasmo disarmante, hanno raccontato la vita dei loro santi preferiti. Non era un compito scolastico. Era un atto di testimonianza. Un modo per dire, senza dirlo troppo forte, che questi uomini e donne straordinari possono ancora essere esempi, fari nella nebbia.
Uno dei momenti più toccanti? Una canzone, semplice e affettuosa, cantata per i santi del Paradiso: “Tanti auguri a voi, tanti auguri ai Santi…”. Sembrava quasi di sentirli, quei santi, partecipare alla festa, sorridenti.
E poi, il Booth Photo: una cornice di legno grande abbastanza per abbracciare mamme e bambini, con accanto i santi trentini – Sisinio, Martirio, Alessandro, Vigilio, Romedio e Paolina. Un selfie con loro non è solo una foto. È un modo per portare a casa, fisicamente, il ricordo di una serata che, per qualcuno, sarà più di un semplice evento.
Per ogni bambino c’era anche un regalo. Piccolo, ma significativo: un cartoncino con la Preghiera all’“Angelo Custode”, quell’amico immaginario che da piccoli ci consola e, da grandi, diventa una presenza silenziosa e rassicurante. Un modo per ricordare, o magari scoprire per la prima volta, che non siamo mai soli.
Tiziana Zambaldi, l’anima della festa, ha pensato a tutto. Anche ai dettagli. Con il supporto di Don Christian, Katia, Roberto e Davide, ha reso possibile una serata che non voleva essere solo una risposta ad Halloween, ma qualcosa di più: un’alternativa. Una proposta.
La festa si è conclusa con un augurio, detto sottovoce ma con convinzione: rivedersi l’anno prossimo, con idee nuove e la stessa voglia di celebrare chi ci ha preceduto e chi, in qualche modo, ancora intercede per noi. Perché, in fondo, la santità non è solo per pochi. È per tutti.