I bar? Luoghi di incontro e di discriminazione…

Anno domini 2023. Si sa che i bar sono luoghi di incontro e di storie, raccontate anche attraverso gesti, atteggiamenti e modi di fare. Siamo in un rinomato caffè della città in un pomeriggio di primavera, carico di nubi in transito. I tavolini all’aperto sono una gamma colorata di aperitivi, che sfumano dall’arancione al verde carico delle foglioline di menta. Ci sistemiamo in un’area tranquilla all’interno del locale, chiacchierando di tutto un po’. Qualche passerotto intraprendente entra disinvolto e svolazza per la sala in cerca di patatine da caricare nel becco e da spartire poi con i suoi simili che lo attendono fuori con trepidazione. Il clima generale è festoso: qualche coppia, molti amici, parecchi colleghi di lavoro di ogni età. Pare che tutti abbiano ripreso il gusto pre Covid di stare fuori, di vivere allegramente e di condividere spensierati momenti ricreativi. Entra un gruppetto di persone, alla ricerca di un posto a sedere. La sala interna ha ancora parecchi tavoli liberi. Sono cinque uomini e una donna, probabilmente originari del Pakistan. Lei porta il tradizionale abito nero e lungo, che le copre anche il capo. Ha anche il volto parzialmente coperto, che le lascia solo una striscia libera per gli occhi. La nostra attenzione si focalizza ben presto su di loro, perché succede qualcosa che ci lascia sgomenti. I cinque uomini – tra i trenta e i quarant’anni – si accomodano ad un tavolo, mentre la donna – giovane anch’essa, ma difficile darle un’età – si siede in quello a fianco. Da sola. Ordinano tutti dei succhi di frutta. A lei viene servito anche un dolce, che mangia in modo lento e meccanico, senza troppa convinzione, dopo aver abbassato la parte del velo che le copriva la bocca. Loro, gli uomini, parlano tranquillamente tra di loro, ma nessuno le rivolge la parola o cerca di coinvolgerla nel discorso. Come se non ci fosse. Lei rimane sola davanti al suo bicchiere e al suo piatto, lo sguardo spento di chi è abituato ad essere lasciato da parte. Non servono troppi commenti. Fa male assistere, ancora oggi, a una scena di questo tipo, nell’indifferenza (celata o meno) degli altri avventori e del personale del bar. Ci battiamo per le quote rosa, lottiamo per la parità di genere, denunciamo le discriminazioni. Ma questo, nel 2023, non lo volevamo proprio vedere. 

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Pubblicato da Tiziana Tomasini

Nata a Trento ma con radici che sanno di Carso e di mare. Una laurea in materie letterarie e la professione di insegnante alla scuola secondaria di primo grado. Oltre ai grandi della letteratura, cerca di trasmettere agli studenti il piacere della lettura. Giornalista pubblicista con la passione della scrittura, adora fare interviste, parlare delle sue esperienze e raccontare tutto quello che c’è intorno. Tre figli più che adolescenti le rendono la vita a volte impossibile, a volte estremamente divertente, senza mezze misure. Dipendente dalla sensazione euforica rilasciata dalle endorfine, ha la mania dello sport, con marcata predilezione per nuoto, corsa e palestra. Vorrebbe fare di più, ma le manca il tempo.