I corridoi sempre più stretti della transumanza

Ecco, sono arrivati. Si vedono improvvisamente o, forse, ancor prima della vista è l’udito a percepirli. Dapprima un vagito perentorio, repentino, con una sfumatura angosciante. Poi un canto corale, all’unisono, con gli occhi rivolti verso il cielo. Rispettando un calendario di marcia tutto loro – nemmeno la meteorologia riesce ad incidere sul partire o il rimanere –, sono arrivate anche quest’anno, nel fondovalle, le greggi di pecore. In questi giorni – sto scrivendo martedì 13 gennaio –, sulla pista ciclabile e sulle campagne limitrofe tra Volano e Sacco, ci si imbatte in un grande gregge, sorvegliato a vista da diversi cani che rappresentano un mix di incroci voluti o sbadatamente trovati, tra cui spicca uno splendido cane pastore del Lagorai. Pecore, qualche capra, diversi caproni, una coppia di asini con il loro piccolo che non smette di compiere acrobazie e… una mucca. I grandi occhi delle pecore rivolti verso l’alto mi ricordano che la vita delle popolazioni nomadi era un tempo regolata sulla luna e sulle stelle. Luna e stelle erano (e forse per qualcuno lo sono ancora) compagne, protettrici, guide. Mentre l’agricoltore faceva dipendere il lavoro dei campi dal dio della pioggia e delle intemperie, l’allevatore, il nomade, trovava protezione e rifugio nel dio della luna che dispensava fertilità a uomini ed animali. Ma nonostante questa ricchezza arcaica, purtroppo rimasta imprigionata nella fitta rete dei pregiudizi e dell’ignoranza, le greggi che transitano dalle nostre terre non hanno per niente vita facile. Come ogni anno, scoppiano le polemiche. Lettere inferocite ai giornali, servizi televisivi e radiofonici mettono le pecore sotto accusa: “sporcano la pista ciclabile, divorano le piantine. Ovini invasori…”. Qualcuno è arrivato a dire perfino “meglio i diserbanti delle pecore”.

Una sequela di appellativi che accostano il mite belare all’invasione dei trifidi fantascientifici.

Di fronte a queste polemiche mi sembra di essere tornati giovani, quando si andava al cinema a vedere i film western dove c’erano i buoni (i coltivatori, i sedentari, gli accasati, i recinti) e i cattivi (gli allevatori, i nomadi, i senza tetto e senza casa, ostili ad ogni recinzione). Ma poi ti accorgi che non siamo in un film, che diverse volte gli integerrimi vigili urbani, o chi per loro, elevano ai pastori salatissime multe per aver “sconfinato”, rendendo ancor più ardua una scelta di vita già di per sé difficile, non produttiva, sicuramente non così remunerativa da far sognare le candide spiagge oceaniche. Eh sì, perché alle lamentele tutte urbane e cittadine contro chi sporca – ma tutto l’amore per la natura dove è andato a finire? Magari sono le stesse persone che l’estate strapagano un albergo in un paesino del Sudtirolo per sentire i “veri odori” della stalla… – ci si mette anche la burocrazia, la moltitudine di norme, commi, leggi comunali, provinciali, regionali, statali. E tutte che imbrigliano, cercano di azzerare, di cancellare, di far dimenticare il nomadismo della transumanza. Una volta scoraggiato definitivamente il passaggio dal proprio comune di questi “sporcatori”, tra qualche anno si recupereranno i sentieri della transumanza, si pubblicizzeranno i percorsi, sortiranno le guide e gli esperti, si racconteranno storie …. sulle ceneri di un passato recente. Ma i soggetti, le pecore, non ci saranno più e i turisti potranno camminare sui sentieri puliti, lindi, esenti da concimi naturali.

Ricordiamo ad esempio che con la nuova normativa i pastori sono obbligati a comunicare il loro piano di pascolo/spostamento al momento della discesa dall’Alpe. Si fa la domanda per i Comuni in cui avverrà il pascolo vagante ed è obbligatorio indicare anche le date. Sapete bene come sia impossibile prevedere esattamente dove, come, ma soprattutto quando si sposterà il gregge! Chi ha esperienza di lunghi cammini in totale libertà, non rispettando tappe e orari, sa che gli imprevisti sono innumerevoli e molti sono e devono essere cercati, lasciandosi andare ad un cammino a zig zag, visitando, conoscendo, cercando di qua e di là.

La fitta rete di millenaria transumanza si sta sempre più riducendo a degli stretti corridoi da attraversare in velocità. Il passaggio delle greggi è ormai vissuto più come fastidio da quasi tutti, perfino dai ciclisti che si lamentano che la pista è sporca, che possono scivolare e insozzare le loro sgargianti tutine da Las Vegas.

Eppure, quando passava il gregge dalla mia scuola elementare, il maestro faceva uscire tutti gli scolari e si andava incontro ai pastori. Si giocava, si parlava, si annusava, si toccava, si conosceva. Una lezione di vita che rimaneva indelebile nella mente e nel corpo. Valeva molto più di mille parole. Vedevamo dal vivo le pecore che nei giorni precedenti erano adagiate nel presepio e stampate sulla carta da regalo. Altri tempi.

È con rammarico profondo, con desolata costernazione che mi trovo lontano anni luce dai tanti – e non sono certo i bambini – che si lamentano delle greggi che sporcano. E gli Enti a ruota continuano a creare norme su norme invece che eliminarle trovando vie alternative o concordate in modo più umano, magari attorno ad un fuoco, con un buon bicchiere di vino in mano. Poi le pagine patinate della Provincia Autonoma di Trento parlano di colture di pregio, di mantenimento della biodiversità, del ritorno alla terra, della salvaguardia delle razze bovine, ovine, caprine, della qualità e dell’armonia della nostra terra…

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Pubblicato da Fiorenzo Degasperi

Fiorenzo Degasperi vive e lavora a Borgo Sacco, sulle rive del fiume Adige. Fin da piccolo è stato catturato dalla “curiosità” e dal demone della lettura, che l’hanno spinto a viaggiare per valli, villaggi e continenti alla ricerca di luoghi che abbiano per lui un senso: bastano un graffito, un volto, una scultura o un tempio per catapultarlo in paesi dietro casa oppure in deserti, foreste e architetture esotiche. I suoi cammini attraversano l’arte, il paesaggio mitologico e la geografia sacra con un unico obiettivo: raccontare ciò che vede e sente tentando di ricucire lo strappo tra uomo e natura, tra terra e cielo, immergendosi nel folklore, nei miti e nelle leggende. fiorenzo.degasperi4@gmail.com