I figli crescono e vanno via. Anzi restano. Alcuni utili consigli

Quando i figli crescono succede spesso che noi genitori cadiamo in crisi. Può essere questa novità un’occasione per rigenerare i rapporti? È un dubbio ricorrente, specie quando la prole raggiunge la maggiore età. Io ed Alberto siamo sposati da 33 anni e abbiamo due figlie, di 25 e 23 anni, che si sono allontanate da casa piuttosto presto. Abbiamo dovuto accelerare il percorso e porci in fretta questa domanda. La tentazione di lasciarsi andare e finire in una brutta crisi esistenziale, è sempre dietro l’angolo, inutile negarlo. È meglio riflettere, allora, e affrontare con molta calma il tema.

Fin dai loro primi mesi di vita, ci rendiamo conto che è necessario in qualche modo “crescere” con loro. E quindi “impariamo” nuovamente a mangiare, a camminare, a relazionarci con il mondo. Per sostenere ore e ore di costruzioni con i mattoncini, o vestire le bambole, è vitale che impariamo di nuovo a giocare e a divertirci con loro. In un certo senso, è una questione di sopravvivenza.

A un certo punto i figli crescono e si passa dentro al tunnel della famigerata adolescenza: un periodo difficile per i ragazzi, ma altrettanto per i genitori. Per questo bisogna far crescere la pazienza a dismisura. Ma è anche il momento opportuno per una revisione dei propri valori e per riscrivere la lista delle priorità. È importante non imputarsi troppo, non “prenderla sul personale”, come si dice, quando arrivano i primi insulti. Come genitori non dovremmo mai chiuderci, o chiudere la saracinesca dei sentimenti, per difenderci. Il figlio che cresce porta sempre con sé una certa dose di dolore. Può essere d’aiuto pensare alla rosa che per essere lunga e bella deve avere tante spine. I figli adolescenti in fondo ci chiedono di essere persone vere, sincere, non accettano mediazioni. Ci invitano continuamente allo scontro, da cui impareranno la gestione del conflitto. L’adolescenza dei figli è anche il momento per ristabilire il proprio equilibrio interiore, che si rifletterà su di loro con l’equilibrio dei “sì” e dei “no” motivati.

Ma passata la buriana dell’adolescenza, quando pensiamo di “aver oramai dato”, ecco che ci arriva tra capo e collo il fatidico momento dell’uscita di casa con la valigia. Per me ed Alberto è arrivato presto: Anna Chiara è partita a 15 anni per il Canada e Marianna a 16 anni per la Gran Bretagna. Penso però che non conti l’età, e credo fermamente che sia importante prepararsi.

L’uscita del figlio da casa può rivelarsi un vero trauma per qualcuno. Questo nonostante la chiara consapevolezza che si tratti della cosa giusta, della cosa migliore per loro. Occorre prepararsi, allenarsi a guardare gli eventi da un’altra prospettiva: proprio quella dei figli. Concentriamoci sulla loro adrenalina, sulle loro emozioni e chiudiamo in un cassetto la maledetta tentazione di autocommiserarci (“Perché proprio a me? Guarda i figli di Tizio e quelli di Caio che bravi…”, ecc.). 

E se visualizzassimo l’immagine di un’aquila che accompagna in volo gli aquilotti le prime volte, e poi li osserva volare da soli fino alla partenza?

P.S.: Noi abbiamo scelto di lasciare intatte le loro camere, così che abbiano un rifugio in cui tornare ogni tanto, senza sentirsi ospiti, ma a casa loro.

E se i figli restano? Nella società di oggi accade sempre più spesso, molto più a lungo di una volta. Complice la crisi economica e la difficoltà a rendersi autonomi. Qualche volta, però, c’è anche una difficoltà dei genitori a lasciarli andare. Se i figli restano a casa anche da adulti, è necessario rivedere le regole, stabilire nuovi confini. Bisogna ridistribuire i compiti, affinché non ci sia chi ne possa restare schiacciato. Parlare con franchezza e praticare gentilezza aiuterà la situazione.

Allora? Quando i figli crescono, è tempo di crisi o per un’occasione? Superata la crisi, o evitata con una buona preparazione, scegliamo l’occasione. La crescita e la maturità dei nostri figli ci danno l’opportunità di costruire un rapporto diverso. Possiamo re-inventarci e riproporci in un rapporto finalmente paritario in cui il passato e le tante esperienze condivise, lo renderanno davvero speciale. Un figlio che parte, presto o tardi che sia, è l’occasione per costruirsi un nuovo “quotidiano”, magari apparentemente più vuoto, ma con ampi margini per rinnovare e rinsaldare anche il rapporto di coppia.

Non c’è niente di più bello che ritrovare i nostri figli grandi, liberi e maturi, e riconoscere in loro il sorriso di una vita spesa nel migliore modo possibile.

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Pubblicato da Lia Beltrami

Scrittrice, regista, organizzatrice, viaggiatrice della speranza… Raramente si sveglia nello stesso posto in cui era il giorno prima. Filmmaker dal 1992, ama raccontare storie di giganti del bene. In 30 anni ha realizzato oltre 40 documentari, scritto 5 libri e vinto il Leone d’Oro per la Pace per il progetto Women of Faith for Peace.