Il benessere, innanzitutto

TERME DI LEVICO TERME ESTERNI © FOTO DANIELE MOSNA

Sono oltre 160 gli anni di storia delle Terme di Levico e Vetriolo, da quando nel 1860 venne costituita la prima “Società balneare” che portò le acque termali a sgorgare in quel di Vetriolo. Da allora, le Terme sono cresciute e sono diventate un riferimento importante per la salute e il benessere dei trentini. «L’aristocrazia asburgica, proveniente da tutto l’impero, arrivava a Levico Terme con il treno. Da lì un calesse trainato da cavalli li portava fino a quota 1600 metri in località Vetriolo, dove le proprietà dell’acqua termale li rimettevano in sesto», ha raccontato la presidente delle Terme di Levico e Vetriolo Donatella Bommassar. Oggi il focus è puntato sulla ricerca, con il recente lancio della “crioterapia”, la terapia del freddo: «I benefici dei “bagni freddi” erano noti fin dal tempo degli antichi romani – spiega la direttrice sanitaria delle Terme dottoressa Patrizia Manica. Oggi riproponiamo quella sapienza alla luce delle moderne ricerche scientifiche». 

UN PO’ DI STORIA

La scoperta delle proprietà medicamentali delle acque forti di Levico risale a fine Seicento, per la precisione al 1673, quando il cronista Michelangelo Mariani nella sua “Storia del Concilio di Trento”, menzionava le proprietà delle “acque arsenicali ferruginose”. Dovrà però passare un altro secolo e mezzo prima che iniziasse lo sfruttamento delle acque termali: «La costruzione del primo stabilimento in quel di Vetriolo risale al 1814 – ha raccontato la presidente Bommassar – in quella lontana epoca le cure termali erano un lusso che solo le classi sociali più abbienti potevano permettersi». Cure esclusive e rivolti solo ai più privilegiati, come si intuisce dal fatto che l’antica strada tra Levico e Vetriolo ancora oggi porta un evocativo soprannome: «Il nome “Strada dei Siori” ancora oggi identifica la via che da Levico risale la montagna fino a Vetriolo e deriva proprio da questa antica usanza aristocratica, rimasta nell’immaginario e nel ricordo della popolazione locale», ha spiegato Bommassar. Nel corso dei decenni successivi, le acque furono convogliate fino a Levico attraverso acquedotti di legno: sorse così lo “Stabilimento vecchio” di Levico.

La presidentessa Bommassar rievoca quella fase pionieristica: «Siamo nel 1870, quando con la costruzione del Grand Hotel Regina e dell’acquedotto ligneo che convogliava l’acqua termale a valle, ha inizio il grande sviluppo della città termale di Levico, sviluppo che non si è mai fermato». Ma anche le Terme di Levico hanno patito le vicissitudini della storia, come dimostra la distruzione dello Stabilimento termale e del Grand Hotel Regina, avvenuto il 15 marzo 1945, nelle ultime fasi della Seconda guerra mondiale. Nel secondo dopoguerra le Terme di Levico e Vetriolo sono passate dal controllo statale a quello regionale e poi provinciale: l’opera di rinnovamento è proseguita nel corso del nuovo secolo, con il rifacimento delle strutture: «La nostra volontà di rinnovamento è riflessa nelle ampie vetrate del suo moderno stabilimento termale. Prima del Covid ogni anno più di 10 mila persone attraversavano i saloni del Palazzo delle Terme per affidarsi alle cure dei medici e dello staff dei reparti», ha spiegato infine Donatella Bommassar.  

LE TERAPIE: tra tradizione e tecnologia

Da tempo non sono più soltanto gli aristocratici a potersi permettere le cure termali, che possono contribuire al sollievo di numerosi malanni, fastidi o patologie croniche, come sottolinea la dottoressa Manica: «Le acque termali ferrugginose di Levico e Vetriolo possono dare sollievo in presenza di patologie del tratto respiratorio, come riniti e sinusiti, per le quali sono solitamente raccomandate le cure inalatorie. Ma i trattamenti termali, come i bagni e i fanghi, possono dare beneficio anche a sintomatologie come dermatiti, psoriasi, artrosi e dolori articolari e malattie ginecologiche». Tra le novità proposte dallo stabilimento, vi è anche la crioterapia, la terapia del freddo: «Il freddo porta numerosi benefici in termini di salute e benessere e lo sapevano già gli antichi romani che presso le loro terme alternavano trattamenti caldi a trattamenti freddi – ha spiegato la dottoressa Manica. Nella criocamera elettrica la persona si trova in un ambiente che può raggiungere i -85 gradi di temperatura e vi rimane per un massimo di tre minuti, in condizioni di sicurezza, dovendo indossare adeguate protezioni per proteggere le estremità del corpo. La crioterapia ha rivelato d’essere efficace nel trattamento delle malattie reumatiche, come l’artrite reumatoide e psoriasica. Alle Terme la crioterapia verrà proposta da sola o abbinata ad altri trattamenti con finalità terapeutiche, in primis per un migliore recupero degli sportivi, come trattamento anti aging e  per il benessere generale delle persone».

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Pubblicato da Fabio Peterlongo

Nato nel 1987, dal 2012 è giornalista pubblicista. Nel 2013 si laurea in Filosofia all'Università di Trento con una tesi sull'ecologismo sociale americano. Oltre alla scrittura giornalistica, la sua grande passione è la scrittura narrativa. È conduttore radiofonico e dal 2014 fa parte della squadra di Radio Dolomiti. Cronista per il quotidiano Trentino dal 2016, collabora con Trentinomese dal 2017 Nutre particolare interesse verso il giornalismo politico e i temi della sostenibilità ambientale. Appassionato lettore di saggi storici sul Risorgimento e delle opere di Italo Calvino.