Il cardinale Migazzi in un inedito ritratto

Georg Weikert, Ritratto del cardinale Cristoforo Migazzi, olio su tela, 1773 circa. Già Vienna, mercato antiquario

Esponente di una nobile famiglia originaria della Val di Peio, il conte Cristoforo Migazzi nacque a Trento nel 1714 e fu arcivescovo di Vienna per quasi mezzo secolo, dal 1757 al 1803, anno della sua morte. La sua carriera in seno alla gerarchia della Chiesa cattolica era iniziata nel 1732, quando divenne canonico di Bressanone ancor prima dell’ordinazione sacerdotale. Dopo aver completato gli studi a Roma presso il Collegio Germanico divenne membro del capitolo della cattedrale di Trento. Protetto dal cardinaleLamberg, principe vescovo di Passavia, nel 1745 fu nominato uditore di Rota per la nazione germanica, finché nel 1751 Maria Teresa d’Austria lo nominò coadiutore della diocesi di Mechelen in Belgio. Nel 1756 s’insediò come vescovo nella diocesi ungherese di Vác (Vaccia in antico italiano), mentre l’anno dopo, con il benestare di Casa d’Austria, fu elevato alla carica di principe arcivescovo di Vienna.

In Ungheria Migazzi promosse il rinnovamento urbanistico della città di Vác e vi fece erigere una nuova, grandiosa cattedrale, progettata dall’architetto Isidore Canevale. Nel 1761 papa Clemente XIII lo creò cardinale e in tale veste partecipò al conclave del 1775. Dopo la morte di Maria Teresa dovette fronteggiare la nuova linea politica dell’imperatore Giuseppe II, tesa a ridimensionare il potere ecclesiastico, e organizzò a tale scopo la visita a Vienna di papa Pio VI. Quando morì, all’età di 88 anni, l’antico regime si stava sgretolando e in Europa infuriavano le guerre napoleoniche. La sua tomba si trova a Vienna nella cripta del duomo di Santo Stefano.

L’iconografia di Migazzi, come quella di molti principi della Chiesa, è molto nutrita. Tra le numerose incisioni che ci tramandano le sue sembianze si segnala un mezzotinto di Johann Gottfried Haid tratto da un dipinto di Johann Georg Weikert (1745-1799), pittore ritrattista tra i migliori della scena artistica viennese di quell’epoca.

La stampa è datata 1773 e si ricollega con ogni evidenza all’inedito dipinto reso noto in questa sede, che fu battuto all’asta presso la maison Kinsky di Vienna nel 2016. La tela, priva di attribuzione, proviene da una raccolta privata tedesca – come indicato in catalogo – e può essere ritenuta un’opera autografa dello stesso Weikert, in virtù della sua buona qualità esecutiva e dell’acribia nella resa dei dettagli, che l’artista ereditò dal suo maestro Martin van Meytens: si considerino in particolare la croce pettorale tempestata di diamanti e le insegne dell’ordine di Santo Stefano d’Ungheria che l’effigiato reca sul petto, appuntate alla cappamagna. In alto a sinistra campeggia lo stemma di famiglia dei Migazzi di Cogolo sormontato dal galero cardinalizio.

Da segnalare che nella Hofburg di Bressanone si conserva una importante serie di ritratti di Weikert: vi sono raffigurati gli esponenti della famiglia imperiale che furono di volta in volta ospiti del principe vescovo Leopold Spaur.

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Pubblicato da Roberto Pancheri

È nato a Cles nel 1972 e vive felicemente a Trento. Si è laureato in Lettere a Padova, dove si è specializzato in storia dell’arte. Dopo il dottorato di ricerca, che ha dedicato al pittore Giovanni Battista Lampi, ha lavorato per alcuni anni da “libero battitore” e curatore indipendente, collaborando con numerose istituzioni museali e riviste scientifiche. Si è cimentato anche con il romanzo storico e con il racconto breve. È infine approdato, per concorso, alla Soprintendenza per i beni culturali di Trento, dove si occupa di tutela e valorizzazione del patrimonio artistico. La carta stampata e la divulgazione sono forme di comunicazione alle quali non intende rinunciare, mentre è cocciutamente refrattario all’uso dei social media.