Nel 1907, Emilio Salgari immaginava il futuro nel romanzo intitolato “Le meraviglie del 2000”, dove due uomini, grazie a un principio attivo di una pianta esotica, viaggiano dal 1903 al 2003, scoprendo un mondo straordinariamente trasformato. Treni sotterranei, macchine volanti e città sottomarine popolano un universo tecnologico che, sebbene affascinante, si rivela ben presto opprimente. La frenesia del nuovo ritmo di vita, carico di elettricità, risulta insostenibile, e i protagonisti, incapaci di adattarsi a tale accelerazione, vengono rinchiusi in un manicomio.
Oggi, superato da 21 anni quel 2003, ci interroghiamo: abbiamo davvero visto quelle meraviglie? Siamo noi stessi in un manicomio? Ok. Non abbiamo visto le macchine volanti né le città sottomarine, ma ci troviamo imprigionati in uno spazio mentale senza pareti, dove gli schermi plasmano la nostra realtà. Abitiamo profili virtuali, riflessi distorti di noi stessi, e scimmiottiamo citazioni di poeti e filosofi del passato, offrendo generosamente al prossimo ricette per un’esistenza felice. “Fate questo”, “non fate quello”, come se la felicità fosse una successione di passaggi, tipo ricetta del tiramisù.
Di fatto sociopatici, raggiungiamo il culmine di un’invisibile follia quando scriviamo d’amore e di altri sentimenti, pontificando su temi che, considerato il numero di ore che passiamo davanti ad uno schermo, non possiamo che percepire in modo distorto. Ridicolmente ieratici, offriamo indicazioni su qualcosa che non possiamo comprendere. Anzi. Ci sfugge la stessa essenza dei legami umani, ridotti come siamo a dati da manipolare. Eppure, ci fidiamo di queste parole che non sono parole, di questi volti che non sono volti, ma mere combinazioni di pixel e dati.
In questo recinto algoritmico, il senso di comunità si dissolve in una curiosa solitudine condivisa, mentre l’aria che respiriamo pare satura di un’elettricità che ci disturba, un’emanazione invisibile che ci stordisce e ci tiene prigionieri. C’ha beccato, Salgari?! O siamo solo i naufraghi di un futuro che nemmeno lui poteva immaginare? Rinchiusi in un manicomio che ha preso le fattezze di un esclusivo club riservato ai sociopatici?
Welcome!