Il colore della bellezza

Potrebbe essere la protagonista di un romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie. Ma Kathiana Saincy invece di scrivere un blog, per raccontare cosa significa essere una donna nera coinvolge 14 amiche modelle, confeziona abiti intonati al colore di ognuna e organizza il progetto “Skin soul”, chiedendo a tutte e a tutti: come ci si sente con la propria pelle addosso?

Ventitré anni, determinazione da vendere, grande passione per la moda, rifiuto delle ingiustizie e la pelle nera: Kathiana Saincy potrebbe essere la protagonista di un romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie. Ma invece di scrivere un blog per raccontare cosa significa essere una donna nera negli Stati Uniti come accade in Americanah, coinvolge quattordici modelle dalla pelle di diverse sfumature, confeziona abiti intonati al colore di ognuna, organizza uno shooting e pubblica foto e video chiedendo provocatoriamente quale sia il colore della bellezza.

Le ragazze del progetto “Skin Soul” di Kathiana Saincy (foto Lucio Tonina)

Nata ad Haiti e ora residente a Caldonazzo, Kathiana arriva in Trentino nel 2010, poco dopo il terremoto che coinvolse tre milioni di persone e devastò lo stato caraibico di Haiti: «Sono arrivata con un volo umanitario della Croce Rossa Italiana circa un mese dopo il terremoto – ricorda. Ero con mia mamma e mio fratello. Avremmo dovuto rientrare dopo sei mesi, ma fortunatamente mia mamma ha trovato lavoro e ci siamo fermati. All’inizio non parlavo l’italiano, ma durante la mia prima estate in Trentino mi sono chiusa in casa, ho visto cartoni animati e film, letto libri e a settembre il mio italiano era perfetto. Quando sono tornata a scuola – sorride – erano tutti stupiti».

Incontra la moda a quindici anni quando un fotografo la nota e le propone di posare per alcuni scatti. Senza particolare convinzione accetta e alterna gli impegni scolastici con quelli sulle passerelle. Questo mondo la incuriosisce e gli abiti la affascinano: «Stavo facendo una sfilata a Trento e ho chiesto alla stilista se poteva insegnarmi a cucire. Immaginavo di imparare qualcosa, tipo rammendare i calzini – racconta –, ma quando sono andata da lei ho iniziato un vero tirocinio e dopo sei mesi ero assunta in una delle più grandi sartorie di alta moda del circondario».

Kathiana Saincy

Kathiana desidera approfondire e così, con in tasca una doppia qualifica sia di parrucchiera che di estetista, decide poco dopo il lockdown di licenziarsi e iscriversi alla scuola di moda, per essere titolata, studiare, fare altra esperienza: «Voglio qualificarmi e desidero un’attività tutta mia – afferma –, ma in quella sartoria ho imparato tutto: non sapevo tenere un ago in mano, dopo sei mesi mi hanno assunta».

Kathiana rientra al lavoro a maggio, dopo il lockdown, e a giugno si licenzia per iniziare la scuola a settembre. Nel frattempo però fa il giro del mondo la notizia che negli Stati Uniti è morto George Floyd, soffocato dal ginocchio del poliziotto che lo stava arrestando. George Floyd è nero e negli Stati Uniti si incendia la protesta al grido “Black Lives Matter”: «Il movimento mi ha ispirata molto – racconta Kathiana. Ho seguito le vicende con attenzione e mi sono sentita coinvolta. Ho ricordato tutte le volte che mi sono sentita diversa per il colore della mia pelle e tutte le volte che mi sono sentita guardata in modo strano. Non si contano le volte in cui mi hanno detto “sei bella, per essere nera” – continua. Quando ero più piccola rispondevo con un “grazie”: anche nei paesi di popolazione nera se sei bianca sei più bella. Le donne utilizzano creme sbiancanti per la pelle, prodotti chimici per lisciare i capelli. Ho capito solo dopo che quella frase era offensiva».

Per Kathiana la morte di Floyd, che attraverso il video di un passante ha fatto il giro del mondo, deve avere un peso: «Il razzismo c’è sempre stato – afferma convinta –, ma ora lo vediamo. Basta un cellulare e vediamo un uomo che muore. Floyd è morto negli Stati Uniti, ma il problema c’è anche in Italia. Anche qui siamo divisi e questo è un Paese per lo più chiuso mentalmente. Vorrei vivere in una comunità unita, siamo più forti se stiamo insieme».

Su queste riflessioni, durante l’estate è nato Skin Soul, il progetto ideato e realizzato da Kathiana Saincy, che unisce le sue origini, la grande passione per il suo lavoro, molte amiche e amici che hanno deciso di essere con lei, il suo essere dalla parte delle donne, la sua ostinata convinzione che la diversità arricchisca il mondo: «Ho chiesto ad amiche di tutti i colori di posare per me. Mi sono fatta inviare le foto del loro incarnato oltre che le loro misure e ho confezionato abiti che fossero adatti per ognuna di loro, pezzi unici e su misura, perfettamente intonati anche al colore della pelle. Volevo dire a tutti che la bellezza non ha colore né misura, che ognuna di noi è bella perché è diversa dalle altre». Poi prosegue: «Se sei donna è tutto più complicato. Anche per questo ho voluto vestire solo donne. Ancora una volta penso che dobbiamo unirci, mettere da parte l’invidia, e stare insieme. Siamo più forti».

Anche la morte di Agitu Gudeta, la donna uccisa da un suo collaboratore lo scorso dicembre in Val dei Mocheni ha toccato Kathiana: «Sono rimasta scandalizzata da alcuni commenti che ho letto sui social. Ho letto frasi come “addirittura una fiaccolata per la povera donna etiope e niente per gli italiani che muoiono di fame”. Anche se questa donna ha lavorato duramente e ha fatto molto per questa comunità, per qualcuno rimarrà sempre “l’africana”. Penso che dovremmo smetterla di essere ignoranti – afferma convinta: la cattiveria è un fenomeno umano, non culturale e i muri non servono a niente, né quelli fisici né quelli mentali. A me sembra chiaro – conclude: le svolte importanti della storia dell’umanità non sono mai arrivate da persone ottuse. Solo l’apertura ha dato spazio al progresso. Nel nostro piccolo possiamo decidere di quale gruppo fare parte».

Kathiana Saincy ha sempre saputo da quale parte stare e un folto gruppo la sostiene con convinzione: «Skin Soul – spiega – è stato realizzato “in famiglia”. Le modelle sono tutte mie amiche che hanno condiviso le motivazioni del progetto, esattamente come l’assistente sarta e le make up artist; il fotografo è Lucio Tonina, lo stesso che mi ha “scoperta” come modella e grazie al quale ho iniziato a fare questo lavoro; i video sono stati curati da due amici di quando andavo alle scuole medie. Tutti hanno appoggiato la mia idea e questa è la forza del progetto. E poi il mio fidanzato mi sostiene molto: anche lui è la mia forza».

Se Skin Soul sarà un punto di svolta per la carriera di Kathiana Saincy lo dirà il tempo. Ciò che è già chiaro è che lo è stato per la sua vita: «Sono maturata molto occupandomi interamente di Skin Soul, ora sono molto più concentrata sulle cose importanti e focalizzata sulla mia realizzazione. E poi ora mi piaccio molto di più, sono diventata più vanitosa – continua ridendo. Mi sveglio al mattino, mi guardo allo specchio e mi piaccio. E mi piaccio perché sono nera. Ho stirato i capelli per molti anni con prodotti chimici. Dopo Skin Soul li ho tagliati e li sto facendo ricrescere per portarli afro, come sono naturalmente, anche perché sono rappresentativi delle mie origini e della mia gente. Vorrei essere un esempio prima di tutto per me, non voglio dimenticare ciò che ho maturato. E poi per altre giovani donne: abbiamo bisogno di più rappresentazione – afferma convinta. Se sulle riviste vediamo solo bellissime donne bianche e magrissime, come facciamo a pensare che un altro colore della pelle o qualche curva in più possono essere considerate belle allo stesso modo? Se un giorno avrò una mia casa di moda e farò le sfilate – conclude – vorrò in passerella modelle tutte diverse».

Ha le idee chiare Kathiana Saincy. E incontrandola non possono non venire in mente donne di grande successo che hanno avuto il coraggio, la determinazione, la fiducia in sé stesse di incrociare i loro talenti alle loro idee, trasformando il loro lavoro e la loro arte in gesti rivoluzionari e riuscendo così a cambiare, anzi a migliorare, il loro pezzo di mondo.

Tutte le fotografie di questo articolo sono di Lucio Tonina
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Pubblicato da Susanna Caldonazzi

Laureata in comunicazione e iscritta all'Ordine dei Giornalisti del Trentino Alto Adige dal 2008, inizia la sua esperienza professionale nella redazione di Radio Dolomiti. Collabora con quotidiani, agenzie di stampa, giornali on line, scrive per la televisione e si dedica all'attività di ufficio stampa e comunicazione in ambito culturale. Attualmente è responsabile comunicazione e ufficio stampa di Oriente Occidente, collabora come ufficio stampa con alcune compagnie, oltre a continuare l'attività di giornalista free lance scrivendo per lo più di di cultura e spettacolo. Di cultura si mangia, ma il vero amore è la pasticceria.