
Una decina di anni fa, il libro di Marie Kondo Il magico potere del riordino divenne un best seller, entrando nelle case di molti europei. Kondo, ex consulente d’impresa, divenne famosa per la sua teoria che collegava l’ordine degli spazi al benessere delle persone. Osservando le grandi organizzazioni e il caos delle megalopoli, notò che le aziende disorganizzate tendevano ad avere profitti più bassi e che questa dinamica si rifletteva anche nelle case. A maggiore disordine negli spazi, corrispondeva un minor benessere.
Kondo traspose le sue osservazioni sul disordine aziendale alle abitazioni private, sostenendo che l’accumulo di oggetti inutili era alla base del malessere. La sua idea era semplice, ma dirompente: riordinare, eliminando il superfluo, avrebbe potuto migliorare la qualità della vita delle persone. Questo concetto, che chiamò “decluttering”, venne percepito come innovativo e rivoluzionario, nonostante si trattasse di consigli che le nonne già ci avevano dato: piegare i vestiti, mettere ordine negli armadi e tenere solo il necessario.
Nonostante la semplicità del messaggio, Kondo riuscì a trasformarlo in un fenomeno culturale globale. Il decluttering divenne una tendenza seguita da molti, incluse celebrità che si appassionarono a questa pratica come se fosse un’arte. L’idea di liberarsi del superfluo e creare un equilibrio tra persone e spazi sembrava perfetta per una società sempre più affollata di cose, ma non necessariamente più felice.
Personalmente, dopo aver letto le prime dieci pagine del libro, l’ho trovato una brillante trovata di marketing. Tutti i consigli che proponeva, come donare ciò che non si usa e mantenere solo ciò che “porta gioia”, erano cose che le nostre nonne facevano già. Nelle loro case si trovava tutto, ma mai troppo, e tutto era in ordine, profumato di lavanda. Eppure, sembra che oggi, senza un libro come quello di Kondo, la società non fosse in grado di ritrovare quell’equilibrio semplice e funzionale.
Perché abbiamo avuto bisogno di qualcuno come Marie Kondo per ricordarci queste verità? La risposta risiede nel fatto che la nostra società è immersa in un sistema che si alimenta attraverso l’accumulo continuo. Non possiamo fare a meno di desiderare sempre di più, anche se poi non sappiamo cosa farne. Kondo, con il suo libro, ha semplicemente reso evidente questo paradosso, offrendo una soluzione apparentemente banale, ma che risponde a una necessità reale: la gestione del caos materiale e mentale.
Il magico potere del riordino non è stato solo un libro di consigli pratici, ma un riflesso di un malessere più profondo della società contemporanea. Il decluttering ha fornito una risposta a un problema che si era manifestato chiaramente, ma che avevamo ignorato: l’eccesso di cose e l’incapacità di gestirlo. E, sebbene molti abbiano trovato il libro banale, la sua popolarità dimostra che era una risposta necessaria in un’epoca caratterizzata dall’accumulo incontrollato.