Il giorno che Battiato mi prese il cuore

A Pergine nel 1992, con Giusto Pio

Si è ormai spenta l’eco dei molti commenti alla morte di Franco Battiato o meglio, al suo momentaneo distacco dal mondo come preferiva definirlo lui quando parlava di reincarnazione. Allora mi è venuta voglia di scrivere di quando vidi il maestro siciliano al concerto che tenne a Pergine Spettacolo Aperto nell’estate del 1992. Io, come molti altri, ero stato travolto dalla musica di Battiato nel 1981 quando lui travolse l’Italia intera con l’album “La voce del padrone”. Ricordo che la “cassetta” di quel disco (sì, allora le canzoni si ascoltavano su musicassetta e vinile) non smise di girare e rigirare nel mio mangiacassette per tutta l’estate. Quello strepitoso album mi fece amare quelli che lo seguirono ma mi aiutò anche a riscoprire quelli che l’avevano preceduto. Il cantautore di Jonia era già stato a PSA nel 1988 dove aveva presentato le canzoni dell’album “Fisiognomica”, quello per intenderci di “E ti vengo a cercare” e di “L’oceano di silenzio”. In quel luglio del 1992, al Teatro Tenda di via Pennella dove allora si tenevano gli avvenimenti di PSA e che poteva ospitare fino a mille persone, Battiato portò invece il Tour dell’album “Come un cammello in una grondaia” che conteneva la meravigliosa ed ancora oggi attualissima “Povera Patria” ma anche alcune romanze ottocentesche di Wagner, Brahms e Beethoven. Andai a quel concerto con il mio amico Mauro e fu una serata memorabile. Battiato, vestito scuro e camicia bianca, barba nera ed occhiali, calzava un paio di meravigliose babbucce rosse con suola bianca. Fu un’esperienza non solo musicalmente straordinaria ma anche una situazione mistica con lui che seduto sembrava che danzasse muovendo le mani e la testa e che al contempo dispensava, con la sua inconfondibile voce, frasi che erano allo stesso tempo enigmatiche ed illuminanti. Alle canzoni di “Come un cammello in una grondaia” seguirono naturalmente anche alcune delle sue più famose come “Bandiera Bianca”, “Cuccurucucù” e “Summer on a solitary beach”. E quando dopo aver cantato “mare mare mare, voglio annegare, portami lontano a naufragare” invitò il pubblico a proseguire in falsetto con “via, via, via, da queste sponde, portami lontano sulle onde”, il Battiato mistico lasciò il posto ad una sua versione divertita che si rivolse alla platea con un: “sembrate un coro di suore”. 

Sempre a Pergine nel 1988

Per rinfrescare i miei ricordi di quell’evento ho chiesto aiuto allo Staff di PSA di quegli anni. E mi è stato raccontato di un Battiato che arrivò al Teatro Tenda molto prima dell’inizio del concerto e che accettò di buon grado di utilizzare la strumentazione all’avanguardia che l’organizzazione metteva a disposizione degli artisti. Questa fu una cosa che colpì molto perché altri cantanti preferivano utilizzare le proprie attrezzature arrivando magari al Teatro Tenda solo poco prima del concerto. Battiato ebbe invece un’attenzione molto professionale verso gli aspetti tecnici ed organizzativi della serata dimostrando anche un grande rispetto verso lo Staff e verso il pubblico presente. Questo creò il presupposto per un concerto molto intenso e particolare con tratti, e non poteva essere altrimenti, di grande spiritualità. Un altro ricordo degli organizzatori è quello di un pubblico trasversale sia come età che come provenienza con persone che arrivarono da tutta la provincia ed anche da fuori. 

Per terminare questo mio scritto su Battiato consiglio chi volesse farsi un’idea di come fu il suo concerto perginese di quell’estate di quasi trent’anni fa, di guardare su Youtube quello che tenne a Baghdad alcuni mesi dopo, nel dicembre del 1992, accompagnato oltre che dai “Virtuosi Italiani”, anche dall’Orchestra sinfonica nazionale dell’Iraq. In quell’occasione Battiato cantò anche dei testi in arabo ma se io guardo ora quel video mi sembra di rivivere davvero quello di Pergine e mi rivedo lì sotto il palco con Mauro a cantare in falsetto insieme al resto del pubblico come fossimo un enorme coro di mille suore.

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Pubblicato da Paolo Chiesa

Scrittore, giornalista e autore comico. Vive in Trentino con una moglie, una figlia e un gatto. Il diploma di geometra gli è servito per capire di voler fare altro, infatti lavora come educatore in una Cooperativa Sociale per persone diversamente abili. Gioca a calcio nella squadra dei "Veci Fuoriclasse" dell’oratorio. La sua passione per la scrittura lo spinge, ormai da qualche anno, ad alzarsi la mattina presto prima del lavoro per mettersi davanti alla tastiera del computer. Ha pubblicato racconti su periodici e quotidiani, collabora con riviste tradizionali e online ed è autore di testi per il cabaret e la televisione. Anima eclettica, spazia tra racconti noir, satira politica e comicità del quotidiano.