Nella mia vita va così: ogni volta che penso di aver addomesticato ogni angoscia esistenziale, ecco che esce un nuovo libro di Yuval Noah Harari. E siamo da capo… Attraverso estenuanti ruminazioni, sedute di analisi, confronti con preti-sciamani-mullah, hai dato faticosamente risposta a settantacinque domande sul senso della tua vita ed ecco che l’autore israeliano ne ha già pronte altre cento.
Con “Nexus” (Bompiani, pag. 612, € 26) ci addentriamo in un lungo e inquietante viaggio, col sentore che siamo sull’orlo di un abisso, o quasi. La sua scrittura, caratterizzata da sentenziose generalizzazioni, riflette su un tema cruciale: “La vita umana è un atto di bilanciamento tra il desiderio di migliorarci e l’accettazione di chi siamo”. Ma è davvero così?
Con uno sguardo critico, Harari analizza l’impatto apocalittico delle tecnologie moderne: dall’algoritmo che plasma le nostre vite al capitalismo della sorveglianza, il messaggio è chiaro: la nostra civiltà è a rischio. Smonta miti ben radicati, come quello della stampa che avrebbe favorito solo la scienza, sostenendo invece che ha alimentato anche la diffusione di false credenze e atrocità, dalla caccia alle streghe alla manipolazione dell’informazione. La sua visione dell’AI, poi, è altrettanto allarmante. La considera capace di generare “nuove idee” e di progettare virus letali, mentre il pericolo maggiore sembra essere un futuro in cui una “Cortina di Silicio” dividerà il mondo. Le sue osservazioni sulla geopolitica globale, come il conflitto ispirato da visioni distorte della storia, rivelano una profonda comprensione del potere delle narrazioni.
Eppure, alla fine, la sua soluzione per salvare la civiltà è sorprendentemente semplice: mantenere istituzioni democratiche. Un epilogo che, pur nella sua sobrietà, suscita un senso di impotenza, come il riflesso di una realtà che fatichiamo ad affrontare. Lontano da risposte definitive, Harari ci invita a riflettere sul nostro ruolo nel mondo contemporaneo, lasciandoci con più domande che certezze. E delle risposte, per il momento, non c’è traccia.